Riforma giustizia tributaria: le proposte del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Cdl
Nel documento presentato in audizione i CdL chiedono potenziamento strumenti di risoluzione extragiudiziale e indipendenza e professionalizzazione dei giudici
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Mantenere l’attuale struttura del processo tributario, preservando il doppio grado di giudizio di merito e l’articolazione della competenza delle commissioni provinciali e regionali; favorire l’indipendenza delle commissioni tributarie dal MEF per consentire l’estraneità dei magistrati da ingerenze esterne; ripensare alla professionalizzazione dei giudici, da selezionare mediante concorso pubblico, prevedere lo svolgimento dell’attività a tempo pieno e una formazione permanente. Queste alcune delle proposte del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, presentate nel corso dell’audizione di oggi presso la Commissione Interministeriale per la Riforma della Giustizia Tributaria, al fine di migliorare l’assetto dell’attuale processo tributario che, sebbene sia stato oggetto di diversi interventi migliorativi, necessità di un’ulteriore ed importante revisione del proprio impianto generale non più confacente alle esigenze di rendere realmente efficaci gli strumenti deflattivi del contenzioso tributario, nonché il rispetto del principio del giusto processo, così come previsto dall’art. 111 della Carta Costituzionale. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine fa presente che l’esigenza di riforma è talmente necessaria che la materia è stata inserita in un importante capitolo del Settore Giustizia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ed oltretutto rappresenta uno strumento importante di reazione alla crisi economica innescata dall’emergenza da Covid-19, riducendo i tempi del giudizio e favorendo strumenti di risoluzione alternativi delle controversie, fondamentali per incrementare la fiducia degli operatori economici e la propensione agli investimenti. Per i Consulenti del Lavoro il punto di approdo della riforma è il raggiungimento dell’indipendenza del giudice tributario. Di cruciale importanza, infatti, il riconoscimento di un trattamento economico congruo e dignitoso, abbandonando l’attuale sistema di retribuzione ancorato al numero di udienze e parificando il trattamento a quello di giudici appartenenti ad altre magistrature. Opportuna, inoltre, una ripartizione delle competenze tra diverse composizioni degli organismi giudicanti (giudice tributario onorario e ordinario), così come consentire l’assistenza tecnica davanti alle Commissioni tributarie provinciali e regionali. E ancora: favorire l’utilizzo degli strumenti tecnologici per lo svolgimento di udienze da remoto ed implementare metodologie di archiviazione con la creazione di banche dati “ufficiali”. Infine, confermare e potenziare gli strumenti attualmente esistenti di risoluzione extragiudiziale, evitando quindi all’origine l’insorgere di contenziosi, con particolare attenzione alle istanze di reclamo e mediazione da sottrarre al giudizio dell’Agenzia delle Entrate
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