Anno: XXVI - Numero 243    
Giovedì 18 Dicembre 2025 ore 13:30
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Leone XIV è pronto ad andare a Kiev

Il messaggio per la pace arriva anche in lingua ucraina.

Leone XIV è pronto ad andare a Kiev

. Il Pontefice smonta il si vis pacem, para bellum a cui si appellano molti governanti per giustificare il riarmo. Avverte sulla “drammaticità e imprevedibilità” della attuale “destabilizzazione planetaria”. Invoca “la via disarmante della diplomazia, del diritto internazionale”

Con un’iniziativa senza precedenti, il tradizionale messaggio del Papa per il 1° gennaio, Giornata mondiale della Pace, è stato divulgato contemporaneamente in lingua italiana e in lingua ucraina. Si tratta di un testo in cui Leone XIV prende di petto la questione delle forniture di armamenti, citando i suoi predecessori e in particolare Papa Giovanni XXIII. Chiede senza mezzi termini di “bloccare” il riarmo, proprio nelle ore in cui l’Ue deve decidere sull’utilizzo degli asset russi per finanziare l’Ucraina. In più, allegando come lingua principale del messaggio l’ucraino (oltre all’italiano, che è il volgare della Curia), il testo sembra inequivocabilmente diretto al governo e al popolo di Kiev.

Papa Leone riprende il suo richiamo a una pace “disarmata e disarmante”, come nel suo primo discorso da Pontefice. Richiama la definizione di “terza guerra mondiale a pezzi” che fu di Francesco. “Quando trattiamo la pace come un ideale lontano, finiamo per non considerare scandaloso che  la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace” afferma Leone XIV, “sembrano mancare le idee giuste, le frasi soppesate, la capacità di dire che la pace è vicina. Se la pace non è una realtà sperimentata e da custodire e da coltivare, l’aggressività si diffonde nella vita domestica e in quella pubblica. Nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze. Molto al di là del principio di legittima difesa, sul piano politico tale logica contrappositiva è il dato più attuale in una destabilizzazione planetaria che va assumendo ogni giorno maggiore drammaticità e imprevedibilità”. Sul si vis pacem, para bellum, a cui molti si appellano di tempi, c’è una forte presa di distanza del Pontefice: “I ripetuti appelli a incrementare le spese militari e le scelte che ne conseguono sono presentati da molti governanti con la giustificazione della pericolosità altrui. Infatti, la forza dissuasiva della potenza, e, in particolare, la deterrenza nucleare, incarnano l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza”. Invoca piuttosto “la via disarmante della diplomazia, della mediazione, del diritto internazionale, smentita purtroppo da sempre più frequenti violazioni di accordi faticosamente raggiunti, in un contesto che richiederebbe non la delegittimazione, ma piuttosto il rafforzamento delle istituzioni sovranazionali”.

 Tutte le religioni devono impegnarsi per il disarmo dei cuori, cosa che non sembra essere stata per anni la postura del Patriarca di Mosca Kirill che a più riprese dall’inizio della “operazione militare speciale” ha benedetto le armi (che sono gli “angeli” protettori della Russia) e i soldati (che se sono religiosi, sacrificano la loro vita con maggiore facilità, così ha detto esattamente Kirill, rispolverando la tesi della religione come oppio dei popoli). Leone cita più volte Sant’Agostino, anche per dire che “chi ama veramente la pace ama anche i nemici della pace”. In tal senso, Leone XIV scrive che “purtroppo, fa sempre più parte del panorama contemporaneo trascinare le parole della fede nel combattimento politico, benedire il nazionalismo e giustificare religiosamente la violenza e la lotta armata. I credenti devono smentire attivamente, anzitutto con la vita, queste forme di blasfemia che oscurano il Nome Santo di Dio”. Arriva anche il richiamo sui rischi dell’avanzamento tecnologico, con l’intelligenza artificiale in ambito militare, perché “si va persino delineando un processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari, a motivo del crescente delegare alle macchine decisioni riguardanti la vita e la morte di persone umane”.

 Assumono dopo questo messaggio ancora maggiore spessore le dichiarazioni di Leone rese nei giorni scorsi e che erano passate un po’ in sordina. Non si era limitato a riferire il suo desiderio di recarsi a Kiev, ma aveva detto che un suo viaggio “è pronto”, che attende un via libera legato esclusivamente alle condizioni di sicurezza. La chiesa ucraina cattolica al centro di Roma, in piazza Madonna dei Monti, fu costruita da Leone XIII. L’auspicio di quella comunità, come del popolo ucraino, è che Leone XIV possa incidere per cancellare la guerra di aggressione della Russia, e non l’Ucraina dalle mappe geografiche.

di Maria Antonietta Calabrò su Huffpost

 

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