I comitati per il Sì ora si mobilitano (anche) nel ricordo di Enzo Tortora
Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora, presidente del Comitato, in occasione della presentazione del Comitato "cittadini per il si" a sostegno della campagna referendaria per la riforma della giustizia.
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Francesca Scopelliti, compagna del presentatore, ha preso la parola di fronte all’hotel Plaza di Roma, lì dove iniziò la più assurda odissea giudiziaria di sempre
È partito ufficialmente ieri nel nome di Enzo Tortora il “Comitato cittadini per il Sì” che farà campagna in favore del sì al referendum sulla separazione delle carriere. Il Comitato ha infatti tenuto una conferenza stampa a Roma in strada davanti all’Hotel Plaza, dove fu arrestato Tortora il 17 giugno 1983. Il comitato, presieduto da Francesca Scopelliti, compagna del presentatore, ha nel proprio direttivo altre vittime di ingiuste detenzioni, come Antonio Lattanzi, Diego Olivieri, Marco Siclari e di errori giudiziari come Angelo Massaro. «Sono stata la compagna di Enzo Tortora – ha detto Scopelliti con addosso una maglia col volto del conduttore di Portobello – e lui prima di morire mi ha affidato la battaglia per una giustizia giusta», cosa che lei ha condotto con diversi impegni, compreso quello parlamentare, tra il 1994 e il 2001, come senatrice di Fi.
«Il referendum – ha proseguito arriva in un momento inaspettato e ora voglio fare un regalo ad Enzo» con un impegno in prima persona sulla separazione delle carriere, a cui credeva Tortora. Infatti con la separazione delle carriere «il giudice non sarà complice del Pm ma neutrale rispetto alle posizioni dell’accusa e della difesa».
Scopelliti ha anche difeso la parte della riforma che prevede il sorteggio per i membri togati dei due Csm: «Il sorteggio interrompe il potere delle correnti. Oggi i magistrati sono sottoposti al potere politico delle correnti». Antonio Lattanzi, che ha trascorso 83 giorni in custodia cautelare prima di essere assolto dall’accusa di concussione, ha parlato della propria vicenda giudiziaria: «Mi sono reso conto che il rapporto tra il Gip e il Pm era tale che il Gip accettava tutto quello che gli proponeva il Pm».
Alla conferenza stampa sono intervenuti anche il segretario del Comitato, il giornalista del Dubbio Giovanni Jacobazzi e il portavoce, l’avvocato milanese Guido Camera per il quale la «separazione delle carriere garantisce maggiore terzietà del giudice e un giudice indipendente può coltivare la cultura del dubbio che è l’antidoto migliore agli errori giudiziari». Presenti anche i due parlamentari di Fi, Pierantonio Zanettin e Enrico Costa. Zanettin ha spiegato che Fi «darà supporto a questo comitato spontaneo di cittadini».
Sempre ieri il Comitato delle Camere Penali per il Sì ha lanciato la campagna “129 Piazze per il Sì”, una mobilitazione nazionale che per tutto il mese di dicembre vedrà gli avvocati penalisti presenti nelle piazze delle loro città per illustrare ai cittadini le ragioni del Sì al referendum costituzionale. Le piazze coinvolte saranno 129, tante quante le Camere Penali territoriali: «Realtà radicate su tutto il territorio nazionale, attive nelle rispettive circoscrizioni giudiziarie e impegnate ogni giorno nella tutela dei diritti e nel corretto funzionamento della giustizia» si legge in una nota.
«Saremo presenti nelle piazze delle nostre città per parlare con i cittadini in modo diretto e trasparente. È importante che ognuno abbia gli elementi essenziali per comprendere il senso della riforma e le ragioni del Sì. La separazione delle carriere non è un tema astratto, ma riguarda la vita delle persone, la qualità delle garanzie e la fiducia nel processo», ha affermato il presidente dell’Unione Camere Penali italiane e del Comitato per il Sì, Francesco Petrelli. Quest’ultimo, insieme alla Scopelliti e a Tullio Padovani interverrà il 10 dicembre a Pisa dalle 15 alle 19 all’auditorium di Piazza Arcivescovado per spiegare le ragioni del Sì.
Verrà formalizzato invece tra pochi giorni il Comitato “Avvocati per il No”, a cui aderiscono sia penalisti che civilisti. Il promotore è l’avvocato penalista del Foro di Roma Franco Moretti che ha spiegato il senso dell’iniziativa: «Il Comitato ha innanzitutto l’obiettivo di informare la collettività del fatto che esiste una parte dell’avvocatura contraria a questa riforma e che dunque il referendum non può in alcun modo essere rappresentato come una sfida tra magistrati e avvocati».
Ha poi l’obiettivo «di spiegare che le riforme costituzionali non possono essere fatte a qualunque costo e certamente non al costo di danneggiare le regole fondamentali dello Stato di diritto e della democrazia liberale, come a nostro avviso fa questa riforma».
Ha infine lo scopo «di rappresentare che questa non è la riforma della separazione delle carriere, come viene convenzionalmente definita: sia perché in realtà non separa effettivamente la magistratura giudicante da quella requirente, sia perché gli effetti veri riguarderanno una iniziale alterazione dello Stato di diritto disegnato dai nostri Padri costituenti: attraverso la modifica della giustizia disciplinare per i magistrati e le nuove modalità di elezione dei componenti del Consiglio Superiore della magistratura, aspetti, questi, che costituiscono il cuore della riforma e che si pongono in evidente contrasto con principi fondamentali della nostra Carta costituzionale».
Al post di Moretti su Linkedin è seguito il commento del presidente dell’Anm, Cesare Parodi: «Grandissimo. Grazie. I cittadini capiranno!»
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