Anno: XXV - Numero 230    
Venerdì 13 Dicembre 2024 ore 14:00
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Male la riforma della responsabilità professionale dei medici

Dalla commissione D’Ippolito risposte insufficienti alla sicurezza di medici e pazienti.

Male la riforma della responsabilità professionale dei medici

“La riforma della responsabilità professionale proposta dalla Commissione D’Ippolito non risponde in alcun modo all’esigenza di sicurezza invocata dall’Anaao Assomed a nome di una classe medica oggetto di delegittimazione, denunce e diffamazione”.

Questo il commento del Segretario Nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, alla relazione finale della commissione riportata dalla stampa.

“Il vero limite di tutto l’impianto – sottolinea Di Silverio – è la trattazione della colpa grave, il tema su cui ci aspettavamo cambiasse qualcosa, e che invece resta inalterato per impossibilità, ci dicono, di modificare l’attuale impianto ordinamentale.

Non vogliamo sostituirci a chi le leggi le scrive – prosegue Di Silverio – ma ci sembra addirittura un passo indietro rispetto allo ‘scudo penale‘ che scade a fine anno.

In fondo non è neanche una questione di depenalizzazione, quanto di non intervenire su una modalità quasi perversa che porta all’assoluzione dei colleghi nel 97%. Il problema da affrontare a nostro avviso non è tanto la dimostrazione della colpa, quanto la presunzione di colpa che determina un corto circuito tra indagato, imputato e condannato. Prima ancora che si aprano le aule del tribunale.

L’Anaao aveva chiesto di sostituire il concetto di risarcimento con il concetto di indennizzo, che non presuppone la ricerca di un colpevole e salvaguarda i diritti dei cittadini, in analogia a quanto fanno diversi paesi europei.

Aveva chiesto la creazione di una commissione terza che potesse prendere in carico le richieste di indennizzo e analizzarle, prima di avviare un percorso di responsabilità penale.

Aveva chiesto di rendere obbligatoria la procedura di conciliazione prima di adire le vie legali.

Aveva chiesto quantomeno di agire sul regime di decorrenza del termine di prescrizione del reato, evitando che, in alcuni casi, il medico si possa trovare a subire a distanza di anni, per la medesima condotta, una doppia imputazione, sia per il reato di lesioni personali colpose che per quello di omicidio colposo.

Aveva chiesto di agire sul percorso di imputabilità del denunciato, per evitare un processo che, se pure si conclude con una assoluzione quasi certa, comporta un prezzo elevato in termini di reputazione professionale, esposizione mediatica, travaglio giudiziario.

Forse la mancanza di risposte non è tutta responsabilità della Commissione, che si è mantenuta nei limiti di evidenti indirizzi politici, quanto della totale assenza al suo interno di medici che ancora operano e curano, della totale assenza del Ministero della salute, e forse della totale assenza di volontà politica di offrire maggiori tutele alla classe medica.

Chiediamo pertanto al Ministro della salute – conclude Di Silverio – un intervento efficace che possa allontanare i legittimi dubbi che il lavoro di questa commissione sia stato infruttuoso. Magari provando a integrare con una lettura professionale un impianto legislativo troppo legato a una visione tecnicistica e troppo lontano dalla consapevolezza della complessità di ogni atto medico, esposto alla variabilità diagnostica e terapeutica”.

Nota – Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di Mondoprofessionisti.

 

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