Giovani medici, urge impegno straordinario contro precarietà.
Poche le borse di specializzazione, scuole di specialità dalla qualità scadente, reparti assenti.
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Scuole di specializzazione non all’altezza o sguarnite, dove i giovani medici sono troppo o poco responsabilizzati sulla loro professione, impiegati ora come receptionist ora come anestesisti in interventi chirurgici senza tutor: il quadro emerge dal monitoraggio quotidiano di Massimo Minerva, presidente dell’Associazione Liberi Specializzandi. Se è vero che i corsi post-laurea devono avere requisiti in termini di dotazione di personale specialistico e di opportunità per lo specializzando di eseguire un certo numero di interventi per legge, è altrettanto vero che ci sono ospedali dove si formano geriatri senza vedere reparti di lungodegenza, otorinolaringoiatri che crescono in pronti soccorsi specialistici di fatto assenti, pediatri cresciuti in reparti che non ci sono. Sulla qualità delle scuole di specialità vigila un osservatorio guidato dall’ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio. L’osservatorio dovrebbe promuovere e bocciare le scuole in relazione all’aderenza a determinati requisiti, ad esempio ricoveri ordinari e in day hospital in un anno, ma alcune scuole, a quanto ha notato Minerva, offrono all’Osservatorio dati diversi, e maggiori, di quelli rilevati dall’Agenas nelle schede di dimissione, e restano accreditate, in via definitiva o provvisoria, anche se non dovrebbero esserlo. «Su 1300 scuole gli accreditamenti provvisori sono poco più di 100, quest’anno; quelli completi sono praticamente il resto. Secondo il decreto dei ministeri di Università e Salute 402/2017 che fissa i requisiti di accreditamento, in alternativa al “diniego” l’Osservatorio può concedere per 2 anni massimo un accreditamento provvisorio in attesa dell’adeguamento della scuola ai requisiti minimi di idoneità e agli indicatori di performance. Ma in questo modo passano per ordinarie situazioni straordinarie e a volte non conformi alla legge». Minerva aggiunge come il peso dell’ateneo oggi sia preponderante nell’osservatorio. «L’organo conta 3 componenti del ministero della Salute, 3 del ministero della Ricerca, 3 dell’università, 3 specializzandi ed un Presidente; molti dei nominati fuori dall’università sono docenti universitari, oggi sono 8 su 13, incluso il Presidente, e da un anno non vengono nominati i componenti specializzandi. L’università, che dovrebbe essere giudicata, si trova nelle vesti di giudice dei propri requisiti».
Risultato: restano sacche di “indipendenza dalle regole”, denunciate da giovani medici molto intimoriti di fronte al rischio di esporsi, ma con le idee chiare sul futuro. Che non promette nulla di buono per il Servizio sanitario e per il Belpaese. «Obbligati a fare interventi che non fanno, inseriti in agende per orari complessivi del tutto incompatibili con lo studio – fino a 90 ore a settimana contro le 38 da contratto-, sottoposti a volte al “nonnismo” degli specializzandi più grandi, questi colleghi per il momento abbassano la testa, ma poi scelgono di andarsene via, al tasso di abbandono di una borsa ogni otto ore», dice Minerva. «Nel 2021 sono state abbandonate 723 borse su un totale di 18.400 posti in palio (cui vanno aggiunti circa 700 delle regioni) che all’atto pratico sono subito scesi a 16.000 perché sono rimasti liberi 2500 posti». In pratica, il governo ha esagerato con le borse. Per Minerva, anche la programmazione in eccesso -come quella in difetto degli anni scorsi -porta danni immediati alla sanità pubblica. «Gli ultimi anni c’è stato un boom di immatricolazioni a Medicina, 15 mila studenti che entrano in Università quest’anno li vedremo laureati e specialisti nel 2031-32 quando però si pensioneranno 5 mila medici: il grosso degli attuali “veterani” sarà già andato via». Nel 2021, intanto, aggiunge Minerva, «È esploso il numero delle iscrizioni ai corsi di specialità, con un meccanismo di selezione in base al quale i primi classificati possono scegliere più agevolmente il corso cui aspirano. È finita che sui primi mille in 500 hanno scelto cardiologia, dermatologia e pediatria, mentre su 1100 posti di Medicina di urgenza più di metà sono rimasti liberi. Anche Medicina nucleare, Radioterapia, Igiene, Patologia clinica ed Anestesia-rianimazione (dove c’erano più posti) registrano dei vuoti».
Poi ci sono le borse abbandonate strada facendo: «In alcune scuole il chirurgo non segue. E soprattutto il cardiochirurgo», dice Minerva. «In scuole disorganizzate, il 20% delle borse è abbandonato, qualcuno è andato via, qualcun altro ha cambiato specialità riprovando il test. Da pensionato ex anestesista che si è iscritto ad un corso di specialità (in Igiene), io vedo da vicino i problemi, e da tutta Italia mi vengono segnalate situazioni cui un Osservatorio realmente presente dovrebbe far fronte suggerendo correttivi. Ho scritto al presidente Gaudio, più volte, ma fin qui non ho ottenuto risposta».
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