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Serve un’Autorità garante del mercato delle professioni

Sono tra le proposte al vaglio del Ministero della Giustizia alla prima riunione del tavolo delle professioni

Serve un’Autorità garante del mercato delle professioni

Estensione dell’obbligo dell’equo compenso alla Pubblica amministrazione, istituzione di un’Autorità garante del mercato delle professioni e legittimazione delle rappresentanze di categoria a esercitare la class action a tutela dei professionisti. Sono le proposte del Cnf al vaglio del  Ministero della Giustizia. Al centro dei lavori di Via Arenula c’è la correzione della norma sull’equo compenso introdotta nel 2017 a beneficio della professione forense, principale destinataria del provvedimento, estesa poi a tutte le professioni ordinistiche. La norma- finita anche nel mirino dell’Antitrust-  necessita di chiarimenti e di integrazioni fra le quali “un vincolo ancora più esplicito, per la pubblica amministrazione, al rispetto dell’equo compenso, eliminando ogni vaghezza in grado di generare interpretazioni creative”.  A dirlo è il presidente del Consiglio Nazionale Forense (CNF) Andrea Mascherin. “Ciò anche a seguito delle polemiche suscitate dal bando pubblicato dal Mef il 27 febbraio scorso, che prevedeva il conferimento di incarichi di consulenza a titolo gratuito”- aggiunge. Il Ministero della Giustizia starebbe già valutando il veicolo normativo per modificare la norma sull’equo compenso. Tra i diversi suggerimenti, quello di istituire una Autorità garante del mercato delle professioni, con il compito di vigilare sul rispetto dell’equo compenso e dotata di poteri sanzionatori. Chiesto anche il riconoscimento, in capo alle rappresentanze di categoria, di una legittimazione all’instaurazione di un’azione collettiva – ovvero una class action – a tutela dei singoli professionisti. Il sottosegretario Jacopo Morrone e il consulente Gancitano – riferisce una nota del Consiglio Forense- hanno manifestato piena disponibilità a una tempestiva valutazione delle proposte”. E da Milano, la presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro Marina Calderone, nel suo intervento di apertura del Festival del lavoro, oggi a Mi.Co di Milano, ha aggiunto, “no addetti serie A e serie B, non mi piacerebbe un lavoro di serie A e serie B”, in particolare “non mi piacerebbe l’introduzione del salario minimo e la non applicazione dell’equo compenso per i professionisti”, perché “le garanzie devono esser patrimonio di tutti. Credo che il lavoro dei professionisti debba esser adeguatamente sostenuto” ha proseguito, perché le categorie di autonomi rappresentano un segmento del Paese importante che, tra l’altro, “dà tanto lavoro a tanti lavoratori subordinati” che operano negli studi.

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