Anno: XXVI - Numero 172    
Lunedì 8 Settembre 2025 ore 14:00
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REVISIONE DELLE PROFESSIONI, VIA LIBERA DAL GOVERNO

Il Consiglio dei ministri approva la legge delega per 14 categorie, da avvocati a medici. Ma senza decreti attuativi il provvedimento rischia di restare lettera morta.

REVISIONE DELLE PROFESSIONI, VIA LIBERA DAL GOVERNO

Il Consiglio dei ministri ha varato venerdì scorso tre disegni di legge delega – uno generale e due specifici dedicati alle professioni sanitarie e alla professione forense. Avviato e poi rinviato a un altro Consiglio dei ministri, invece, il ridisegno delle regole per i commercialisti.

Le professioni interessate dal riordino vanno dagli architetti ai consulenti del lavoro, dai geometri ai periti, dagli attuari agli ingegneri. Il testo lascia fuori avvocati e commercialisti, notai, tutte le professioni sanitarie, ma anche chimici fisici e biologi.

Tutti i provvedimenti approvati dal governo, che arrivano a distanza di tredici anni dall’ultima legge organica per le professioni, sono disegnienerè  di legge delega. Avranno quindi poi bisogno dei decreti delegati, affidati all’esecutivo. Ora andranno tutti in Parlamento per l’approvazione. Ma i tempi per varare le nuove regole di fatto sono stretti e rischiano di non centrare l’obiettivo prima della fine della legislatura. Per esercitare la delega, il governo ha infatti ventiquattro mesi di tempo, che scattano a conclusione dell’iter parlamentare.

Tra i principi fondamentali e i criteri direttivi che guidano la riforma delle professioni ci sono:

 – la determinazione di un equo compenso in favore del professionista, proporzionato alla quantità, qualità nonché al contenuto specifico ed alle caratteristiche delle prestazioni professionali, determinato sulla base di specifici parametri stabiliti per ciascun Ordine professionale;

 – la definizione delle attività professionali riservate o attribuite, anche non in via esclusiva, riconoscendo agli iscritti negli albi una competenza specifica coerente con il percorso formativo (titolo di studio, tirocinio, esame di abilitazione). Ciò che la legge non attribuisce a specifiche professioni è libero. Il legislatore delegato dovrà perimetrare le attività in base alle norme vigenti e coordinare le competenze condivise tra professioni simili, senza attribuire nuove competenze;

 – la previsione di una disciplina delle specializzazioni per le categorie interessate che ne facciano esplicita richiesta, previa valutazione di opportunità e parere vincolante del Consiglio nazionale competente, affidando l’organizzazione dei corsi formativi ai Consigli nazionali e agli ordini territoriali, anche in collaborazione con le università;

 – la revisione della formazione continua e del tirocinio, da rendere più aderenti alle esigenze del mercato del lavoro, con la riorganizzazione della disciplina del tirocinio professionale, anche in ottica di snellimento e ottimizzazione dei percorsi di accesso alle professioni;

 – la revisione della disciplina delle società tra professionisti (STP), con particolare riferimento alle modalità di iscrizione agli Albi professionali e al registro delle imprese, al fine di semplificare le procedure e favorire nuove forme di esercizio della professione;

 – il riordino del regime delle incompatibilità con l’esercizio di altre attività, superando le barriere all’ingresso dovute a discipline obsolete;

 – la previsione di sistemi di tutela a garanzia dei professionisti in caso di mancati adempimenti (es. violazioni di scadenze fiscali, tributarie, previdenziali) dovuti a impedimenti come infortuni, ricoveri ospedalieri, gravi patologie o maternità;

 – l’individuazione degli atti pubblici rimessi alle professioni ordinistiche, nel rispetto del principio di sussidiarietà, per semplificare l’azione amministrativa e valorizzare il ruolo degli ordini.

Altre novità riguardano gli organi che governano le professioni. Il ddl delega per la riforma delle professioni prevede:

– la revisione del sistema elettorale degli organi nazionali e territoriali degli Ordini, garantendo la rappresentanza degli iscritti e dell’intera categoria, il ricambio generazionale e la parità di genere, e la revisione della natura giuridica degli Ordini, del sistema di vigilanza sugli Ordini, dei Consigli di disciplina;

– la promozione del e misure per favorire la trasparenza e la rappresentanza di genere e la meritocrazia negli organi professionali;

 – la revisione dei Codici deontologici, che dovranno garantire che la prestazione professionale, anche con l’ausilio di tecnologie digitali, sia frutto della professionalità umana, mantenendo una visione antropocentrica della professione e governando l’impatto delle nuove tecnologie, compresa l’intelligenza artificiale.

Il governo Meloni si è sempre mostrato molto vicino al mondo dei liberi professionisti. La ministra del Lavoro Marina Calderone ha presieduto a lungo l’ordine nazionale dei consulenti del lavoro, toccati ora dalla riforma. La necessità di svecchiare le regole del sistema degli ordini nel suo complesso, comunque, è da tempo sottolineata da più parti. L’associazione Professioni italiane, presieduta da Rosario De Luca ha definito il provvedimento un “Segnale forte per i professionisti con procedure più snelle di iscrizione agli Albi e al Registro imprese; la promozione del ricambio generazionale e misure per rafforzare trasparenza, rappresentanza di genere e meritocrazia negli organi professionali”

Soddisfazione del presidente dell’Anc, Associazione nazionale commercialisti, sul mancato via libera al ddl sulla professione in Cdm Marco Cuchel

“La decisione del Consiglio dei ministri di rinviare la discussione della legge delega è la dimostrazione che le nostre segnalazioni e i nostri rilievi hanno un fondamento e, di conseguenza, sono stati tenuti nella giusta considerazione, cosa della quale ringraziamo il governo il quale, con questo rinvio, ha evitato l’approvazione di un documento contenente molte criticità e norme fratricide.

È stato tenuto conto delle anomalie contenute nella bozza”.

Tra queste, in particolare, le norme che pongono a rischio la sostenibilità delle casse di previdenza, le regole in materia elettorale e le penalizzazioni a scapito di una parte degli iscritti. “È – prosegue Cuchel “stato evitato l’avvio di un processo legislativo caldeggiato da chi fa indebite pressioni sul governo per promuovere, in maniera ingiustificata ed incomprensibile, norme divisive e nocive alla categoria tutta.

    Auspichiamo ora -, incalza, – che la materia possa essere affrontata con la dovuta attenzione e che la nuova bozza sia frutto di un lavoro che tenga conto del contributo di tutte le forze che la professione esprime. Per quanto ci riguarda, l’Anc ha avuto modo di far pervenire i propri rilievi al governo, ma se questi fossero stati oggetto di discussione all’interno della categoria, in un processo trasparente, democratico e altamente tecnico, forse la bozza discussa ieri avrebbe avuto una sorte diversa”, chiude il presidente del sindacato dei commercialisti”.

Per Giovanni Esposito presidente dei Periti Industriali, il provvedimento è “un passo in avanti con riforma degli Ordini. Oggi ci troviamo spesso a operare con regole che, in diversi ordinamenti, risalgono a oltre trent’anni fa. È indispensabile dotarsi di strumenti aggiornati, norme più snelle e modelli organizzativi adeguati al tempo presente, specie per quanto riguarda le procedure di accesso all’Albo, il tirocinio, la formazione continua, le regole di voto, di parità di genere e di rappresentanza territoriale, oltre all’indipendenza delle funzioni disciplinari, la digitalizzazione dei procedimenti e il rafforzamento del rapporto con le istituzioni e con il sistema dell’istruzione tecnica e universitaria Come presidente dei periti industriali – ha concluso -avverto con forza la responsabilità di accompagnare questa riforma”.

Per Francesco Greco, presidente Consiglio nazionale forense “viene riconosciuta funzione sociale della nostra professione e prosegue: “Accogliamo questa riforma come un’opportunità per rendere la professione più moderna, inclusiva e vicina ai bisogni della società, nel pieno rispetto dei valori costituzionali che ci ispirano.  Particolarmente apprezzabili – sottolinea – sono le innovazioni in materia di compensi, l’investimento nella formazione di qualità per accompagnare i giovani nell’accesso e nella crescita professionale, i principi a garanzia dell’indipendenza dell’avvocato nello svolgimento della sua attività, il rafforzamento del segreto professionale, la riscrittura, in una prospettiva più attuale, del regime delle incompatibilità e la riorganizzazione del procedimento disciplinare e istituzionale.

   È un testo – conclude il presidente del Cnf – che riconosce la funzione sociale della nostra professione, tutela i cittadini e ribadisce la centralità dell’avvocato nel sistema di giustizia”.

 

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