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Meno cardiologi sul campo

La specializzazione in cardiologia è meno attraente di un tempo

Meno cardiologi sul campo

Nonostante tra gli iscritti alle facoltà di medicina negli Stati Uniti più del 50% siano donne, nel 2020 solo il 25% degli specializzandi in cardiologia erano donne, la percentuale più bassa di tutte le specialità di medicina interna. Per comprendere meglio le scelte dei giovani medici, nel 2010 un sondaggio tra gli specializzandi aveva concluso che i fattori determinanti della scelta erano (in ordine decrescente di influenza) i seguenti: orari stabili, ambiente amichevole, ambiente adatto alle donne e modelli di ruolo positivi.

Questi fattori non si riflettevano nelle impressioni che i partecipanti avevano della cardiologia, disciplina che sembrava essere caratterizzata da condizioni lavorative complicate, forte interferenza con la vita familiare e con la possibilità di avere figli e scarsa inclusività. Sebbene questo gap tra le preferenze di carriera e le percezioni delle caratteristiche della disciplina sia valida sia per gli specializzandi maschi sia per le femmine, la continua difficoltà a motivare le donne a iscriversi alla specializzazione in cardiologia è un motivo di preoccupazione.

Per questo, da diversi autori affiliati a differenti centri universitari statunitensi è stato promosso un nuovo sondaggio per capire se ci siano stati cambiamenti nel tempo, con l’intento di comprendere meglio le resistenze che ancora trattengono le donne dal diventare cardiologhe. I risultati sono stati pubblicati su JAMA Cardiology e anticipati online lo scorso ottobre (1).

Quali sono stati i principali risultati? Gli specializzandi di entrambi i sessi hanno riconosciuto un valore maggiore a tutti gli aspetti che riguardano l’equilibrio tra lavoro e vita privata, compresa la stabilità dell’orario, la compatibilità tra lavoro e famiglia e l’avere modelli di ruolo che mostrano proprio questo equilibrio. La priorità di questi valori nei maschi è aumentata nel tempo. Gli specializzandi di oggi è anche più probabile che segnalino aspetti negativi della cardiologia rispetto ai loro predecessori (troppe telefonate durante la notte o nel fine settimana, difficoltà ad avere figli durante la specializzazione e ambiente poco inclusivo e attento alle diversità).

Una delle autrici dello studio – Meghan York, del Beth Israel Deaconness Medical Center di Boston – ha spiegato i risultati in un thread esaustivo su Twitter, sottolineando quali siano a suo giudizio i punti chiave: i modelli di ruolo positivi che mostrano come sia la soddisfazione professionale sia quella personale siano molto importanti nella scelta della carriera e essere stati incoraggiati a scegliere la cardiologia.

La gravidanza, ad esempio, costituisce ancora un ostacolo nello sviluppo professionale. “Negli Stati Uniti solo il 13% dei cardiologi è donna – ci ha spiegato Martha Gulati, Director of Prevention & Associate Director del Barbra Streisand Women’s Heart Center del Cedars-Sinai Heart Institute di Los Angeles a ESC Congress 2022 – ma sappiamo che questo è un problema di livello mondiale. Abbiamo scoperto che uno degli ostacoli maggiori è la percezione che le studentesse hanno dell’esperienza lavorativa delle cardiologhe. Quando studi per diventare cardiologo o cardiologa non puoi permetterti di mettere la vita in pausa, mentre le donne restano incinte. […] Abbiamo fatto una survey negli Stati Uniti per capire l’impatto della gravidanza sulla carriera delle cardiologhe ed è emerso che tale impatto può essere enorme. Le studentesse lo vedono e concludono che la cardiologia non è una specializzazione women-friendly”(2).

Bibliografia

  1. York M, Douglas PS, Damp JB, et al. Professional preferences and perceptions of cardiology among internal medicine residents: temporal trends over the past decade. JAMA Cardiol. Pubblicato online il 12 ottobre 2022.
  2. Gulati M, Korn R, Wood M, et al. Childbearing Among Women Cardiologists. J Am Coll Cardiol. 2022 Mar, 79 (11) 1076–1087.

 

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