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La riforma della prescrizione riguarda 30mila reati ogni anno, su 1 milione di processi

La riforma della prescrizione, voluta dal Movimento 5 stelle e che entrerà in vigore il primo gennaio del 2020, vuole che i termini di prescrizione vengano interrotti dopo la sentenza di primo grado, a prescindere dal suo esito

La riforma della prescrizione riguarda 30mila reati ogni anno, su 1 milione di processi

Questo perché la giustizia penale, molto spesso lentissima, fa scattare la prescrizione dei reati, con buona pace dei colpevoli. Gli argomenti più gettonati dai contrari, su tutti Italia Viva e Pd, sono principalmente due: il primo mette in dubbio la reale efficacia della riforma sui tempi necessari a svolgere le indagini, attività elefantiache che rimandano l’entrata nel vivo dei processi. La seconda contestazione sostiene che i tempi dei ricorsi in secondo e in terzo grado, non più dettati dai termini delle prescrizioni, diventino troppo dilatati. Il Pd ritiene che la riforma sia dannosa e anticostituzionale e, proprio durante la giornata del 5 dicembre 2018, ha proposto soluzioni alternative, tra cui una sospensione dei termini per 24 mesi, al cui termine ricomincerebbe a decorrere il tempo di prescrizione dei reati. Va sottolineato che la riforma, voluta dal ministro di Giustizia Alfonso Bonafede, riguarderà soltanto i reati commessi dal 1° gennaio 2020 e non incontra il favore dei giuristi, certi che i problemi di lentezza della giustizia vadano ricercati in altri ambiti e che possano essere leniti sollecitando l’uso di sistemi di giudizio alternativi (come i giudici di pace), spingendo sull’aumento delle risorse dedicate alla giustizia e sulla depenalizzazione di alcuni reati. Nel termine “prescrizione” rientrano sia i reati mai approdati in aula a causa dei tempi lunghi delle indagini, sia i reati per i quali i termini di perseguibilità sono scaduti durante i dibattimenti nei tribunali. Stando ai numeri forniti dalla Direzione generale di Statistica e analisi organizzativa del ministero della Giustizia (dati 2017), sono circa 126mila i procedimenti penali prescritti, 67mila dei quali (il 60% circa) definiti già davanti al giudice per le indagini preliminari (Gip) o davanti al giudice dell’udienza preliminare (Gup). Poco più di 27mila i reati prescritti durante il dibattimento presso un tribunale, 2.500 circa davanti al giudice di pace, 28mila dinnanzi alla Corte di appello e 660 in Cassazione. Basandoci sempre sui dati del 2017, in Italia vengono definiti (quindi chiusi) circa un milione di processi in un anno e, come scritto sopra, 126mila di questi decadono per prescrizione (12% circa). Tra questi 126 mila riguarderebbero la riforma 29mila procedimenti, ossia quelli per cui scatta la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. La situazione, negli anni, è rappresentata dalle tabelle che seguono, (dati ministero della Giustizia). Tra il 2016 e il 2017 i tribunali ordinari, le giudicature di pace e i giudici per le indagini preliminari (Gip) hanno spinto sull’acceleratore, invertendo la tendenza degli anni precedenti. Se ci concentriamo sulla sola Cassazione, ultimo grado di giudizio, i numeri diminuiscono in modo vertiginoso, come del resto è logico che sia, giacché non tutti i procedimenti arrivano alla Corte suprema. Il numero più elevato di reati penali prescritti (930) risale al 2014, il triplo rispetto ai 334 del 2008. Anche in questo caso, tra il 2016 e il 2017, si è registrato una netta diminuzione. La percentuale di procedimenti definiti per prescrizione oscilla, negli anni, dallo 0,7% (2008) all’1,7% (2014). Dal 2010 al 2013 la percentuale di prescrizioni è rimasta invariata (0,8%).

Tratto da: Business Insider Italia

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