LA CAMERA PENALE DI ROMA RICONSEGNA LA TOGA PER PROTESTA
Clamorosa protesta dei penalisti della Capitale: domani consegneranno le toghe al presidente del CoA per denunciare il blocco della Giustizia

Si presenteranno a Piazzale Clodio alle 12, con la toga in mano, per riconsegnarla al presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Protesta così la Camera penale di Roma, che stanca dello stop ai processi a causa dell’emergenza coronavirus ha deciso di compiere un gesto simbolico ma concreto per manifestare il proprio dissenso. «Abbiamo atteso più di due mesi per potere indossare ancora, in aula, la nostra toga. Per contribuire a fornire al nostro Paese un servizio essenziale: la Giustizia. Una visione miope e timorosa impedisce, ancora oggi, una effettiva ripresa – si legge nella nota della Camera penale -. A nulla sono serviti i nostri solleciti che denunciavano una vera e propria “rottamazione” di tantissimi processi, la mancanza di chiarezza sui criteri di scelta delle poche cause da trattare e le riaperture degli uffici». In assenza di risposte, dunque, i penalisti hanno deciso di passare ai fatti, rendendo pubblica «questa incredibile situazione» nell’unico modo possibile: «scollarci la nostra seconda pelle, la toga. Oggi inutile e inutilizzata, per consegnarla alla custodia temporanea di chi ce l’ha affidata, l’avvocatura». In piazza ci saranno il Presidente e tutti i componenti del Consiglio Direttivo della Camera Penale di Roma, dove smetteranno la propria toga, in attesa di risposte concrete e, soprattutto, di poter tornare in aula.
Altre Notizie della sezione

SANITÀ, CAMBIA TUTTO
17 Settembre 2025Nuova riforma per la medicina territoriale: addio guardia medica, arrivano le Case di Comunità con copertura h24 e presa in carico dei pazienti cronici.

DIRITTO ALLA SALUTE A RISCHIO
16 Settembre 20255,8 milioni di italiani rinunciano alle cure.

FUTURO A RISCHIO PER LE CASSE
15 Settembre 2025Nonostante un patrimonio in crescita, le Casse previdenziali soffrono di ritardi normativi, scarsa trasparenza e strutture interne insufficienti per garantire le pensioni.