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I professionisti al centro della trasformazione tecnologica

L’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro professionale e il ruolo dei professionisti nella tutela dei diritti dei cittadini

I professionisti al centro della trasformazione tecnologica

Digitalizzazione e intelligenza artificiale stanno producendo una rivoluzione epocale sul mondo del lavoro e delle libere professioni, il cui esito sarà fortemente condizionato dalla diffusione di questi due elementi nei diversi settori e fra le varie comunità professionali. Da un lato la diffusione delle nuove tecnologie sta producendo una nuova domanda di servizi professionali, a cui il mercato è chiamato a rispondere. Dall’altro lato l’incorporazione dell’AI nell’attività professionale genera interrogativi sulla componente “intellettuale” del lavoro, che rischia sempre più di essere affiancata o sostituita da quella tecnologica, con implicazioni evidenti nell’attività del professionista e nella sua relazione con il cliente. Di questi temi si è discusso ieri a Bruxelles in occasione della “Giornata delle Professioni Liberali 2019”, organizzata dal Comitato Economico e Sociale Europeo e incentrata sulle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, sull’impatto delle nuove tecnologie sulla comunicazione, la trasparenza e la qualità dei servizi professionali, ma anche sulla capacità delle professioni di proteggere gli interessi e i diritti fondamentali dei cittadini. L’impatto in chiave sostitutiva dell’AI è già visibile nelle professioni ad alta qualificazione. Si pensi, ad esempio all’implicazioni generate dalla blockchain nel lavoro di notai e avvocati – dalle transazioni immobiliari alle certificazioni delle identità digitali agli smart contract – oppure all’utilizzo in ambito giornalistico e tecnico di droni con cui effettuare rilevazioni sui territori. Tutti esempi di una tecnologia destinata a produrre una domanda di servizi del tutto nuova, inerente la progettazione di sistemi di rilevazione, acquisizione, il monitoraggio e il trattamento di dati, e che richiede al tempo stesso competenze nuove e altamente qualificate, che implicano capacità critica e analitica, creatività: elementi distintivi del lavoro professionale. In che modo, quindi, il professionista può vincere la sfida dettata dalle nuove logiche di approccio al mercato, ampliare le sue opportunità professionali e fronteggiare la concorrenza tecnologica? Innanzitutto anticipando e accompagnando questo cambiamento economico e sociale con la realizzazione di soluzioni innovative, che rendano più accettabili e sostenibili gli effetti derivanti da questo processo. Ma non solo. É necessario che i professionisti comunichino ai clienti e ai cittadini, attraverso le loro attività, le informazioni di cui sono in possesso sulle opportunità e i rischi legati all’AI, così da accrescerne il livello di consapevolezza e di tutela dei loro diritti. Si pensi ai contesti lavorativi ad alta intensità tecnologica, dove l’uso massivo di dati – dalle performance individuali, fino agli spostamenti, alla localizzazione – creano enormi problemi in termini di tutela dei diritti del lavoratore. Dal confronto al CESE, dunque, è emersa la necessità di promuovere le potenzialità dei professionisti, che “rappresentano un concentrato di conoscenze  preziosissimo” con cui supportare gli interventi normativi che si renderanno necessari e che implicano conoscenze sempre più specialistiche in ambito tecnico e tecnologico, giuridico e lavoristico. A ribadirlo la Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, portavoce della categoria delle Libere Professioni del CESE: “Nello scenario che si va delineando in tema di digitalizzazione e intelligenza artificiale, i liberi professionisti possono ricoprire un ruolo chiave, di leadership nella trasformazione in corso, proprio in virtù di quell’insieme di conoscenze e competenze ad altissima qualificazione che possiedono”. “Tali conoscenze – ha proseguito – sono le uniche in grado di controllare, arginare ed evitare gli effetti di uno sviluppo tecnologico indesiderato, favorendo così il più possibile la creazione di un clima di fiducia verso l’intelligenza artificiale”. Diffondendo, dunque, le opportunità e i rischi della digitalizzazione con l’aiuto dei professionisti e promuovendo una regolamentazione efficace nei diversi ambiti di applicazione delle nuove tecnologie, i cittadini potranno sentirsi più tutelati. A tal proposito, la Commissione europea nei prossimi mesi presenterà alcune linee-guida per un corretto utilizzo dell’intelligenza artificiale nella società. 

 

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