La piazza per Gaza si divide. La Cgil manifesta contro la manovra, l'Usb pensa a un partito
Sabato Landini alla testa di un corteo a Roma "per fermare il riarmo e aumentare i salari".
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Ci saranno Schlein, Fratoianni e Bonelli, ma non l’Usb, che ha proclamato uno sciopero generale per martedì prossimo. Dopo il successo del 4 ottobre, le strade si separano. E i sindacati di base pensano a un partito: “Cambiare tutto”
La piazza pro Gaza del 4 ottobre si divide. Mentre Maurizio Landini manifesta con le associazioni che aderiscono al cartello “La Via Maestra”, ospiti alcuni leader del centrosinistra, l’ala radicale del movimento si ritrova al Pigneto per organizzare un nuovo movimento politico. Landini torna in piazza sfidando l’inflazione delle manifestazioni e il maltempo. Sabato il segretario Cgil punta sui grandi numeri, anche se non saranno quelli del 3 e del 4 ottobre. La piattaforma, “Democrazia al lavoro”, come spiega lui stesso, parte dalle politiche economiche e sociali del governo, contro la manovra, e si muove contro il riarmo e per Gaza. È previsto l’intervento di Luc Triangle, segretario della Confederazione sindacale internazionale, mentre Landini chiuderà. Non è escluso che Landini stesso faccia un richiamo alla necessità di un nuovo sciopero generale. “Chiediamo di fermare il riarmo e di aumentare i salari. La gente non ce la fa più arrivare a fine mese, si è poveri anche lavorando”, dice Landini. “Scendiamo in piazza – aggiunge – per dire che le tasse devono essere pagate, non bisogna aiutare l’evasione fiscale, gli unici che pagano le tasse fino in fondo sono i lavoratori dipendenti e pensionati. Chiediamo che vengano restituiti 25 miliardi di tasse in più che hanno pagato per il meccanismo del fiscal drag e chiediamo che i diritti fondamentali come la sanità, come la scuola siano garantiti a tutti”.
Il corteo partirà da piazza della Repubblica alle 13 e 30 per arrivare a San Giovanni. L’elenco delle adesioni è lungo e le previsioni dicono che mal che vada non si scenderà sotto le 50mila persone: oltre alla Cgil, ci sono tra gli altri le Acli, l’Arci, Action, l’Anpi, Greenpeace, la Rete italiana pace e disarmo. Ci sarà anche il Global Movement to Gaza. A Corso d’Italia circola qualche preoccupazione: si scruta il meteo, è prevista pioggia con vento. Ma soprattutto si osserva il barometro interno. Gli iscritti sono provati. Dopo lo sciopero del 3 ottobre, e la manifestazione pro Gaza del 4, dopo la Perugia Assisi del 12, è la quarta volta che i militanti devono mettersi in viaggio. Mugugnano soprattutto le categorie, cioè le articolazioni del sindacato nei settori produttivi, che preferirebbero tenere la politica sindacale lontana dalle beghe di partito. In Lombardia lo hanno precisato persino nell’invito agli iscritti: “Da ogni provincia lombarda organizzazioni, attivisti, lavoratrici e lavoratori, giovani, pensionati sono chiamati a unirsi e partire verso Roma. Le nostre strutture territoriali stanno definendo i punti di raccolta, i mezzi di trasporto e le modalità di adesione… non sarà una marcia nazionale solo simbolica. Non è una manifestazione elettorale. È un momento collettivo di pressione”.
In piazza ci dovrebbe essere il Pd, con Elly Schlein in testa e poi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, ma non Giuseppe Conte. È difficile che scatti l’adesione massiccia che il 4 ottobre ha portato in piazza 2 milioni di persone. Non ci sarà neppure la Uil, che pure nell’ultimo anno aveva marciato insieme alla Cgil. Pier Paolo Bombardieri “si è preso una pausa di riflessione dalla Cgil” ed ha un giudizio tutto sommato positivo della manovra: “Siamo soddisfatti, per il metodo perché, dopo tanti anni, c’è stato un confronto e sono state accettate alcune nostre proposte, e poi per i contenuti, perché la manovra identifica il contratto come strumento essenziale per la democrazia economica”, dice il numero uno della Uil.
Non ci saranno, poi alcuni protagonisti delle precedenti manifestazioni. L’ala radicale del movimento separa le strade con la grande organizzazione di Landini. I sindacati di base, Usb e Cobas, Potere al Popolo, Cambiare rotta, ma anche il Movimento degli studenti palestinesi si sono dati parole d’ordine e percorsi diversi rispetto a “Democrazia e Lavoro” della Cgil. Il 25 ottobre proprio mentre il sindacato di Landini e il fronte moderato marceranno verso piazza San Giovanni, si ritroveranno dalla mattina al cinema l’Aquila, con l’intento di mettere giù le basi di un nuovo partito. “Cambiare tutto”, è il cappello di un programma che prevede “la costruzione di un blocco politico e sociale e indipendente verso il 2027”.
Mentre Landini ci pensa, i sindacati di base hanno già indetto uno sciopero generale “contro la finanziaria di guerra” per il 28 novembre, con la speranza di replicare quello del 22 settembre, quando riuscirono a mobilitare 500mila persone in 80 piazze. “Il 25 ottobre non andiamo in piazza, abbiamo un percorso autonomo. Il 1 novembre facciamo un’assemblea nazionale in vista dello sciopero generale, dice Stefano Giannelli, dell’Usb. Anche il Movimento degli studenti palestinesi prepara “un’assemblea nazionale per novembre, guardando alla prossima finanziaria, l’economia di guerra e il Governo Meloni complice del genocidio”. Intanto si ritroveranno con l’intento di capire se può nascere un Partito pro Gaza. Ecco una parte dell’appello: “Negli ultimi due anni si è andata sempre più stringendo un’alleanza tra settori del mondo studentesco e giovanile, sindacati conflittuali come l’USB, reti ecologiste, case del popolo, centri sociali e comitati locali, mondo della cultura radicale e organizzazioni politiche. Quest’alleanza è scesa in piazza diverse volte, costruendo grandi cortei nazionali, come quello del 21 giugno contro la Nato o giornate come quella del 22 settembre contro il genocidio. Ora vogliamo allargare quest’alleanza, farla diventare un blocco sociale e politico che nel 2027 riesca a far entrare nelle istituzioni i soggetti sociali che non sono rappresentati”.
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