La cosa azzurra.
Occhiuto alle grandi manovre con uno sguardo all'estero (e uno alle elezioni).
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Ci sono Mulè e Ronzulli, l’ad di Tim e il cognato di Kamala Harris, Nicola Porro e il ceo di Ryanair. “Ma non chiamatela corrente”, ripetono come un mantra tutti i presenti all’inaugurazione della nuova corrente del presidente della Calabria. In sala baci abbracci e professione di liberalismo. Gli uomini di Tajani nervosetti. Matilde Bruzzone in Berlusconi spariglia: “Ci vorrebbe Pepe Mujica”
“Una scossa liberale”, al centrodestra e alla sua Forza Italia che “galleggia all’8-9%”. Non ne vuole sapere di “correnti polverose”, ma Roberto Occhiuto parla da leader nel tempio romano del berlusconismo. Un discorso lungo, accorato, sulle liberalizzazioni, la riforma della giustizia da “intestarci”, i diritti civili da ridiscutere. Davanti a ventuno parlamentari di FI presenti, viene citato il sindaco di NY Mamdani e mai Antonio Tajani, anche se il leader azzurro “è una bravissima persona”, certifica Matilde Bruzzone in Berlusconi. “Serve più umanità in politica”, confessa la moglie del nipote del Cav, come “quella di Pepe Mujica”. Rivoluzione uruguayana a Palazzo Grazioli.
Non sarà una nuova corrente, come si affrettano a dire tutti i presenti, ma ragazzi c’è un’aria frizzantina a Roma. I tempi non sono più quelli di Silvio eppure il contesto è lo stesso e i giornalisti appollaiati all’ingresso non mancano. Attendono tutti lui, Occhiuto, il governatore della Calabria dimesso e ricandidato e vittorioso, “un vero liberale”. Almeno così è vezzeggiato da Andrea Ruggieri, organizzatore dell’evento “In libertà – Pensieri liberali per l’Italia”. Ex deputato azzurro, elegantissimo in cravatta Hermes, fa da chaperon: “Quella veranda lì era il mio ufficio”.
Le scorte strombazzano, ecco i primi parlamentari di Forza Italia, da Licia Ronzulli ad Alessandro Cattaneo che non veniva qui “dai tempi d’oro”, appare Claudio Lotito col cellulare all’orecchio, in ritardo (per motivi d’aula) Giorgio Mulè, è di casa Rita Dalla Chiesa, manca Deborah Bergamini in viaggio a Londra, il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto non suona il suo jazz al pianoforte ma si accomoda in prima fila. Presenze “coraggiose”, le battezza Occhiuto, perché tutti qua parlano di corrente, roba mai vista in FI, e mollare lo scranno mentre Tajani osserva (da Milano) è già un segnale.
Per carità, fandonie giornalistiche: “Nessuno aveva intenzione di organizzare questo convegno per fare una corrente, sono cose polverose che appartengono al passato. Solo il Pd, tra i partiti più masochisti della storia italiana, ha le correnti”, dice il governatore mentre la sua compagna, la sottosegretaria Matilde Siracusano, sorride tra la platea zeppa. “Vogliamo dare una scossa liberale al centrodestra per rafforzare l’ala liberale”, è il titolo offerto dal presidente calabrese, che ha vinto la sua battaglia (contro Salvini) su Uber, arringa sulla sanità e poi loda Meloni. Ma chiede anche più sforzi liberali, per terminare quello che ha iniziato Berlusconi. La riforma liberale promessa nel ’94 ora si può portare a casa perché “prima c’erano i Prodi, i Renzi, i Letta” mentre oggi si oppongono solo “Schlein e la Albanese”. ùParole da leader, che chiede coraggio e, ogni tanto, sembra non accorgersi che un partito liberale, in teoria, c’è già. È il suo, Forza Italia, che anche se “galleggia all’8%” e non al 20, avrebbe pure un leader, quel Tajani mai citato durante l’intervento. Il segretario azzurro getta secchiate d’acqua: “Non ho frizioni con nessuno, è il vicesegretario del partito”, rassicura il ministro degli Esteri, che “già da tempo ho detto che all’inizio del 2027 ci sarà il congresso nazionale per eleggere il segretario di Forza Italia” e “se ci sono altri dirigenti che vogliono candidarsi ben vengano”.
Non è l’intenzione di Occhiuto, almeno a sentirlo dal palco. Gli ospiti ascoltano attenti, c’è persino l’ex Fratelli d’Italia Manlio Messina presente come “uomo libero”, in fondo si scorge Elio Vito. In collegamento o in carne e ossa, condotti da Ruggieri e da Nicola Porro, che ha disseminato il suo libro in tutta la stanza, si confrontano su “idee liberali” l’ad di Tim Pietro Labriola, il vice presidente di Uber (e cognato di Kamala Harris) Tony West, il Ceo di Ryanair Eddie Wilson, Renato Mazzoncini di A2A.
L’agenda la offre Ruggieri. Sotto uno sfondo acustico di auto blu, le parole d’ordine diventano meno tasse, “carrozzoni in pubblici sul mercato”, più impresa, giovani “prima sul mercato del lavoro” e quindi “via un anno di liceo”, ok agli stranieri se “non delinquono” e cittadinanza “più snella”, più libertà alle “partite Iva”. Lo slogan è chiaro: “Liberalizzare, signori”.
A scuotere il pubblico, anche quello collegato col sito brandizzato by Porro, è la testimonianza video di Stefano Esposito, ex deputato Pd indagato e prosciolto dopo 7 anni. Un esempio fulgido di malagiustizia, testimone del sì al referendum sulla separazione delle carriere. Un voto che Forza Italia “si dovrebbe intestare” aizza Occhiuto. Proposito che piace in sala, anche a chi è lì in rappresentanza della famiglia Berlusconi: “Ha ragione Roberto”, spiega ai cronisti Matilde Bruzzone, moglie di Billy Berlusconi, figlio di Paolo, fratello di Silvio. “Sono qui perché ci voglio essere e perché è organizzato da amici per cui nutro grande stima e affetto”, mette a verbale Bruzzone.
“Io non faccio politica” e Tajani è “bravissimo”, però uno shock ci vuole, concorda Bruzzone, che si distribuisce tra Milano, Roma e Genova, dove fa la manager nella sanità integrativa e la sindaca Silvia Salis “è una tosta, evviva la bellezza”. Sente spesso Marina Berlusconi, esclude una discesa in campo della primogenita. Tornando a Palazzo Grazioli, che frequentava “dal 2008, quando sono entrata in famiglia”, ammette che “questo convegno mi emoziona”.
Ce ne sarà un altro a febbraio, nella Milano del Cav, per “portare avanti i pensieri dello zio Silvio”. La parola d’ordine per Bruzzone-Berlusconi è: “Più cuore e meno testa”. Corazon che oggi “qualcuno qui ha messo”, perché nella politica manca “l’umanità”. Il riferimento è a Pepe Mujica, presidente più povero del mondo, leader guerrigliero comunista in Uruguay, figura “non ricordata abbastanza in Italia”. Per un Occhiuto che cita il sindaco di New York Mamdani, c’è una Berlusconi che si affida a Mujica. Tajani ascolta, a distanza, e cerca il Che.
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