Il sorteggio terrorizza l’Anm
La vera forza dello Stato sul singolo è impersonata da chi ha la capacità, attraverso pressioni e alleanze, dentro il Csm, di ottenere posti al sole...
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 Nell’Italia in cui lo Stato deve spendere, come accaduto l’anno scorso, 26 milioni di euro a causa degli errori della magistratura, chi sono i primi della classe degni di sedere nel Consiglio superiore della magistratura? Quelli nominati con le pastette delle correnti politiche o quelli estratti a sorte? Qualcuno, tra le toghe, lo dice con preoccupazione, altri con sprezzo. Non capiterà che i magistrati, requirenti e giudicanti, scelti con il sorteggio a far parte dei due Csm, saranno magari proprio gli ultimi della classe? Gli asini? L’ex procuratore di Milano, già presidente del sindacato delle toghe, Edmondo Bruti Liberati, parla di «scelta con i dadi», altri di «Armata Brancaleone», in tanti irridono alludendo agli incompetenti e impreparati.
La corporazione dei magistrati è infine uscita allo scoperto, anche nella propria veste più burocratica di pubblici dipendenti attenti in modo eccessivo solo alle progressioni di carriera. Che però, non dimentichiamolo, coincide in molti casi, con promozioni che contengono in sé qualche tonnellata di potere. I magistrati del NO nella campagna referendaria hanno già messo in penombra, nelle dichiarazioni pubbliche, la polemica sulla separazione delle carriere. Troppo ampio e prestigioso è l’elenco dei Paesi occidentali di democrazia liberale in cui la distinzione tra le parti processuali e il giudice è tradizione consolidata. Ed è un’arma spuntata quella fondata sulla logica del sospetto di un futuro in cui il pubblico ministero sarà sottoposto al “controllo politico” del ministro guardasigilli. E’ sotto gli occhi e anche sulla bocca di tutti il testo dell’articolo 104 della Costituzione, secondo la nuova formulazione, che rimanda alla tradizione dell’ autonomia e indipendenza della magistratura. Sia pure nei ruoli separati.
Così, mentre, dopo l’approvazione della legge di riforma costituzionale sull’ordinamento giudiziario, si stanno già costituendo i Comitati per il Si e quelli per il NO, si affilano le armi sulla vera ferita sanguinante della casta, il sorteggio. Perché solo gli ingenui pensano che il potere delle toghe sia determinato solo dalla possibilità di privare i cittadini della propria libertà personale. La vera forza dello Stato sul singolo è impersonata da chi ha la capacità, attraverso pressioni e alleanze, dentro il Csm, di ottenere quella promozione che in seguito gli consentirà i blitz, le retate e le conseguenti conferenze stampa, con il timbro del giudice. Lo stesso giudice la cui carriera in seguito sarà condizionata dai suoi comportamenti nei confronti della procura nelle inchieste più famose.
E’ un gioco dell’oca fatto di do ut des, di condizionamenti reciproci, in cui la voce in capitolo più vincente è quella delle correnti sindacali delle toghe e delle loro alleanze. Il sorteggio non è il criterio ideale, ma avrà il vantaggio di spezzare le “relazioni pericolose”. Poi, avrà forse ragione il procuratore Bruti Liberati quando dice che gli accordi sottobanco si potranno fare lo stesso. O addirittura l’ex magistrato Piercamillo Davigo quando ipotizza che qualche pm possa accordarsi con un altro pm per far disporre controlli fiscali o sui conti correnti di un gip che non abbia accolto le sue richieste. Vien da chiedersi: ma che gentaglia frequentano coloro che stimano così poco i propri colleghi?
Ma forse, neppure troppo nascostamente, alcuni ritengono che solo la spartizione correntizia di nomine e posti, garantisca la selezione di quelli del primo banco. Ha spiegato ieri con una certa chiarezza l’avvocato Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi e promotore del Comitato “SI separa”, che se anche un magistrato alle prime armi è in grado, come succede, di privare qualcuno della libertà personale o decidere un ergastolo, a maggior ragione potrà occuparsi di trasferimenti e promozioni.
Basterà ricordare che il dottor Luca Tescaroli, oggi procuratore capo di Prato, iniziò a occuparsi di Silvio Berlusconi a 27 anni. E nessuno ha obiettato. La stessa età aveva, qualche decennio fa, un pm che si ritrovò di turno la notte in cui saltò in aria un famoso traliccio dell’alta tensione, un episodio di terrorismo che segnò uno spartiacque nella storia della sinistra italiana. La storia quotidiana di tutte le procure italiane, ma non solo delle procure, è costellata della casualità con cui ogni singolo magistrato, sia nella funzione requirente che in quella giudicante, è chiamato ai casi più semplici piuttosto che a quelli complessi. E ci sarà l’Alta Corte disciplinare, che, fuori dalle gabbie dei due Csm, avrà il compito di valutare, finalmente con serietà e severità, le capacità professionali delle toghe, e i loro errori, a fronte della situazione attuale di grande “distrazione”. E che Bruti Liberati definisce invece come “sgangherata”, senza spiegarne il perché, e forse dimenticando che si ispira alla proposta della Bicamerale del 1997, quella presieduta da Massimo D’Alema.
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