Elly Schlein ingrossa la maggioranza.
Ma in assemblea vota solo un terzo degli aventi diritto. L’astensione colpisce anche la segretaria dem. Su 740 aventi diritto, all’assemblea nazionale che si è tenuta domenica nell’ex convento dell’Antonianum, hanno votato solo 225 delegati, una partecipazione al voto tra le più basse di sempre.
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Tanto più bassa, se messa a confronto con quella che due settimane prima, nella gelida Montepulciano, ha salutato i lavori del Correntone, la federazione tra le correnti di sinistra, e cioè bersaniani, orlandiani e franceschiniani. Lì quasi 2mila persone, a Roma 225 votanti. E nemmeno tutti in presenza, visto che era lasciata la possibilità di collegarsi da casa.
Cosa accade intorno a Schlein? Di fatto con l’assemblea termina la gestione unitaria del partito, frutto dell’accordo tra Schlein e Bonaccini, e si forma una maggioranza intorno alla segretaria. Cresce il numero di correnti a suo sostegno. Oggi ci sono il Correntone tripartito in Areadem, l’associazione Compagno è il mondo e i Dems della sinistra interna, e poi i riformisti di Energia Popolare, i neoulivisti di Crea e gli ex Giovani turchi di Matteo Orfini. Contro di lei solo l’altra parte dei riformisti, i duri e puri che si ricoscono nelle posizioni di Lorenzo Guerini, e che annoverano tra gli altri Lia Quartapelle, Giorgio Gori, Pina Picierno e Filippo Sensi. Sei correnti per Schlein e una sola in minoranza. Eppure, come detto, i delegati al voto sono appena un terzo del totale, e anzi i 36 astenuti (12 in presenza e 24 online) della minoranza finiscono per contare oltre il 10 per cento.
Il giorno dopo ha il sapore amaro, e non sorprende che nessuno voglia parlare in chiaro.
Forse, spiegano, c’è un filo rosso che collega Montepulciano con l’Antoniano. Ad entrambe le platee Schlein si è presentata professandosi “la segretaria di tutti”. Espressione singolare per una leader che inaugura una maggioranza nuova di zecca. A Montepulciano, ha ringraziato Bonaccini e ha salutato la contemporanea riunione dell’opposizione interna che si teneva a Prato. Tutti e due i passaggi sono suonati come uno sgarbo ai convenuti delle correnti di sinistra. “Ma come, ti mettiamo su una maggioranza blindata e tu ringrazi gli altri?” Tanto più che a Montepulciano, e neppure nei giorni a seguire, Schlein ha accolto le richieste del Correntone di insediare un organismo in cui confrontarsi con loro. Una sede fisica, com’era il vecchio caminetto, in cui discutere della linea politica. Anzi, se le voci di corridoio venissero confermate, la leader dem potrebbe festeggiare l’arrivo ufficiale di Bonaccini in maggioranza con qualche nuovo incarico.
All’Antonianium, il malcontento nato a Montepulciano è sfociato in una defezione di massa, plastica anche nella disposizione delle truppe in sala: il Correntone tutto alla sinistra dell’emiciclo, novelli montagnardi del Pd. Ovviamente gli interessati respingono questa ricostruzione. Altri intestano proprio a Bonaccini la responsabilità di non aver portato un congruo numero di delegati al voto.
Non si tratta di tecnicismi. A norma di statuto Schlein dovrebbe indire il congresso del Pd sei mesi prima della scadenza, e cioè a settembre del 2026. Potrebbe farne a meno solo se riuscisse ad approvare una norma transitoria che sposta il congresso a dopo le politiche, previste per la primavera del 2027. In questo caso, senza fare il congresso, potrebbe proporsi agli alleati come la candidata premier del Pd. In caso di congresso, invece, sarà il nuovo segretario a partire in pole. Ma la norma per posticipare l’assise andrebbe votata a maggioranza assoluta dell’assemblea. E senza il Correntone, Schlein non ce la farebbe. Coi 225 voti dell’Antoniunum non sarebbe la candidata del Pd alle prossime politiche.
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