Anno: XXVI - Numero 207    
Mercoledì 29 Ottobre 2025 ore 13:15
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Caso Fiano, ora il Pd di Schlein ha un problema

La segretaria del Pd ha telefonato all'ex parlamentare dem "cacciato" dall’Università di Venezia per comunicargli la sua piena solidarietà, ma senza comunicati specifici. È il riflesso di un imbarazzo comprensibile.

Caso Fiano, ora il Pd di Schlein ha un problema

Ci si può girare intorno a piacimento ma la realtà resta quella che è: per Elly Schlein la inaccettabile cacciata di Emanuele Fiano dall’università di Venezia è un problema che in prospettiva potrebbe diventare enorme. Come lo erano stati, ma in forma minore, gli striscioni degli studenti palestinesi che esaltavano il 7 ottobre e le intemperanze di Francesca Albanese. La segretaria del Pd ha telefonato a Fiano per comunicargli la sua piena solidarietà ma senza comunicati specifici, a differenza del capo dei senatori e suo grande sostenitore Francesco Boccia. È il riflesso di un imbarazzo comprensibile.

Il M5S è rimasto a lungo in silenzio, e a segnalarlo è stato lo stesso Fiano. Alla fine è stata la senatrice Maiorino, intervistata alla radio, ad affermare che «non si dovrebbe mai fare agli altri ciò che non si vuole sia fatto a se stessi» e che pertanto impedire a Fiano di parlare è stato «un errore, una cosa deplorevole».

Conte però si è astenuto per ore da ogni commento. Quadro simile in Avs: ore di silenzio interrotte alla fine dalla capogruppo alla Camera Zanella, Verde: «Forte solidarietà con Fiano da sempre fautore del principio “due popoli, due Stati”. È stato un brutto gesto che poco si coniuga con le pratiche pacifiste».

Il movimento di solidarietà con la Palestina è stato negli ultimi mesi vastissimo . Ridurlo alle sue componenti fanatiche e intolleranti, quelle per cui ai “sionisti” deve essere impedito di parlare anche quando sono in netto contrasto con il governo israeliano e favorevoli allo Stato palestinese, o, peggio, alle pulsioni antisemite che pure esistono e non sono trascurabili, sarebbe tanto sbagliato quanto ingeneroso. Però quelle componenti ci sono e si sono nutrite sia di una clima sguaiato e massimalista che soprattutto nelle università ha finito per legittimare i più fanatici, sia della deliberata miopia dei moltissimi che per mesi hanno finto di non vedere quelle correnti nefaste derubricandole a “frange insignificanti”.

La contestazione contro Emanuele Fiano non permette di proseguire con quella pervicace negazione per molti motivi. È figlio di un deportato e inevitabilmente l’offesa recata al figlio riverbera anche sul padre evidenziando la spesso involontaria operazione di revisionismo storico veicolata dall’abuso del termine “genocidio”.

È un ex parlamentare e figura di spicco del Pd che pertanto non può sbrigarsela solo con la classica condanna d’ordinanza. Infine è un ebreo sionista ma anche pacifista e certo non corrivo con il governo Netanyahu, con la mattanza a Gaza o con l’occupazione della West Bank. La contestazione violenta ha quindi tutti i crismi della pura intolleranza.

Non è tutto qui. Il peggio è che piove sul bagnato. La segretaria del Pd è già presa di mira con l’accusa di aver troppo appiattito il suo partito sulle posizioni in partenza molto più radicali di Avs e soprattutto del M5S, mossa indirettamente ma senza margini di equivoco dallo stesso “padre” del moderno centrosinistra Romano Prodi.

La postazione era già difficilmente difendibile ma lo diventa molto di più se entra in campo l’ombra dell’intolleranza e persino della violenza politica, che nel Pd resta un tabù non violabile da nessun nuovo corso. L’incidente di Venezia non può che diventare un’arma nelle mani dell’opposizione all’interno e dei centristi all’esterno, che infatti non hanno perso un attimo nell’impugnarla.

Il guaio potrebbe rivelarsi molto più grosso se episodi del genere dovessero ripetersi. La destra tutta ha espresso piena solidarietà a Fiano con gran fragore e squilli di tromba. Per quanto sincera possa essere la solidarietà, e lo è certamente, l’intenzione di inchiodare il centrosinistra e il Pd in particolare a comportamenti che la stessa maggioranza dell’opinione pubblica filopalestinese giudica inaccettabili e pericolosi è evidente.

Se episodi del genere si ripeteranno, e il Pd può solo incrociare le dita perché su quel movimento non ha alcun controllo e neppure esercita alcuna autorità morale, e se la tregua reggerà alleviando la tensione emotiva dei mesi scorsi, la campagna della destra si rivelerà probabilmente redditizia. Il fattaccio che ha coinvolto Emanuele Fiano è grave in sé e la segretaria del Pd farebbe malissimo a sottovalutarlo comunque. Ma è anche l’allarme rosso che indica la possibilità di guai molto peggiori.

Paolo Delgado Il Dubbio

 

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