Anno: XXVI - Numero 116    
Venerdì 13 Giugno 2025 ore 14:00
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Al suk del terzo mandato. Rinvio delle Regionali?

Nella maggioranza la questione è aperta. Tajani la chiude subito, la Lega non è compatta, i Fratelli sono ecumenici. Ma un decreto non passerebbe le forche caudine del Quirinale. Solo il voto regionale al 2026 sarebbe compatibile,

Al suk del terzo mandato. Rinvio delle Regionali?

Quando Matteo Salvini affronta il tema del terzo mandato, la riunione del direttivo leghista a Montecitorio si svuota. Vanno via per impegni il ministro Giancarlo Giorgetti, il vicesegretario Claudio Durigon, oltre a diversi parlamentari e tra questi il segretario della Lega lombarda Massimiliano Romeo. Sarà un caso – Romeo si limita a sorridere ai cronisti – ma nel risiko che consentirebbe a Luca Zaia di ricandidarsi in Veneto in forza del terzo mandato, a perderci sarebbe proprio Romeo che sancirebbe il passaggio della regione Lombardia dalle mani di un leghista, Attilio Fontana, a quelle di FdI, e il nome più gettonato è quello del capodelegazione Ue Carlo Fidanza. Insomma l’abbrivio del terzo mandato, in questa estate del 2025, non scalda i cuori, nemmeno di tutta la Lega.

Torniamo alla Camera. Negli uffici della Lega restano Salvini e i fedelissimi, e con loro, da Treviso, Roberto Vannacci – il vicesegretario non interviene neppure – e il presidente del Veneto Luca Zaia, che mal si presta a fare la parte del diretto interessato. Da giorni Zaia va ripetendo che se il terzo mandato si farà, non sarà ad personam, non è per lui ma per tutti i presidenti di regione. Ragionamento nobile, che non cancella tuttavia un tema preliminare su cui ruota anche la riunione del Carroccio: come farlo prima del voto. In Veneto e in Campania si va alle urne in autunno. Per la regione di Zaia si è espresso anche il Consiglio di Stato. Insomma, bisogna fare in fretta.

La generosità dei fratelli – apprezzata dalla Lega – è tale che Lucio Malan, capogruppo al Senato, si spinge a ipotizzare il ricorso a una norma d’urgenza. “Un decreto su un argomento di questo genere ha le sue difficoltà”, ammette Malan, ma “se si decidesse di farlo, bisognerebbe partire al più presto perché altrimenti mancherebbero i tempi. Ci si deve pensare adesso” visto che ci sono “presidenti di Regione che se resta la norma attuale non si possono ripresentare. Sarebbe paradossale farlo dopo”.

Il ragionamento fatto dal senatore a Sky viene ripreso nella riunione leghista. Ma a quanto si apprende non trova sponde. “Come si fa a fare un decreto? Il Colle non ce lo consente”, ammette un leghista all’uscita dalla riunione. L’altra possibilità sarebbe far slittare il voto delle regionali alla primavera del 2026. Apertamente nessuno lo propone, ma l’idea circola, al punto che anche Zaia vi accenna. Si dà mandato a Roberto Calderoli, che un testo in mano già ce l’ha, di sondare gli alleati. L’appuntamento è a stretto giro: giovedì pomeriggio dovrebbe esserci un consiglio dei ministri.

Vasta opera. Tra i leghisti risuonano ancora le parole con cui Antonio Tajani ha stroncato in mattinata il tentativo di un’intesa tra FdI e Lega sul terzo mandato. “Due mandati sono sufficienti perchè non servono incrostazioni di potere. E non è una questione di volontà popolare perché anche Mussolini aveva vinto le elezioni, anche Hitler aveva vinto le elezioni”, dice il capo degli azzurri. Parole aspre, a cui i leghisti non danno troppo peso. “Chiedete a quelli di Forza Italia, sono divisi, non la pensano come Tajani”, dicono i fedelissimi di Salvini. In effetti mentre Tajani tira in ballo Hitler, dal suo partito si affaccia un’ala più incline alla trattativa. Fulvio Martusciello, uomo di peso in Campania e a Bruxelles, fa la controfferta: “Se facciamo il terzo mandato per i presidenti di regione, allora lo dobbiamo farlo anche per i sindaci”, dice.

Insomma, quello alzato da Forza Italia non è un muro invalicabile. “Ci stiamo parlando, vedremo dove arriverà questo dialogo”, dice prudente il vicesegretario del Carroccio Claudio Durigon. Sul tavolo, mandati a parte, ci sono le caselle da riempire. Il terzo mandato libera il Veneto per Luca Zaia, e in prospettiva il Friuli per Massimiliano Fedriga. Fratelli d’Italia avrebbe la possibilità di candidare un suo esponente in Lombardia, che sarebbe la prima regione del Nord con la guida a destra. E a Forza Italia cosa resta? Nel partito di Tajani negano che sia questo il punto. E tuttavia non negano la trattativa. Gli azzurri hanno il Piemonte, ma il terzo mandato ad Alberto Cirio arriverebbe troppo in là, tra quattro anni. Un’era geologica. L’offerta della Campania non è allettante, visto che se si candida Vincenzo De Luca contro il Pd e i M5s porterà con sé tanto voto moderato. Ci vuole altro: il sindaco di Milano. Mentre Ignazio La Russa ha accarezzato le velleità di Maurizio Lupi, i forzisti hanno già cominciato a lavorare a una candidatura civica di area, parlando peraltro anche con Carlo Calenda. Per non finire stritolati tra destra e sinistra, hanno bisogno di un via libera degli alleati. Che ancora non c’è.

I “fratelli” per il momento assistono divertiti.  Francesco Lollobrigida è stato il primo ad aprire a una legge sul terzo mandato. “Io mi occupo di terzo raccolto, sono ministro dell’Agricoltura”, scherza Lollobrigida coi cronisti. Ma è lui a tenere le fila della discussione, in tandem con Calderoli. In consiglio dei ministri, giovedì, dovranno prendere una prima decisione per capire se si fa sul serio o no: tentare il decreto o far slittare le regionali?

di Alfonso Raimo su HuffPost

 

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