Procura europea contro magistrati contabili
Alla base del contenzioso c'è il rifiuto della Corte dei conti europea di autorizzare alcuni suoi dipendenti a testimoniare in un'indagine penale condotta dalla Procura europea antifrode.
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La Procura europea antifrode (Eppo) ha deciso di portare la Corte dei conti europea davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, accusandola di aver «abusato dei suoi poteri» nel rifiutare la collaborazione a un’indagine penale in corso. A motivare il ricorso, pubblicato oggi nella Gazzetta Ufficiale Ue, è stata la reiterata opposizione della magistratura contabile europea a consentire l’audizione di alcuni suoi dipendenti come testimoni.
Secondo l’Eppo, la Corte dei conti si sarebbe basata «esclusivamente su motivazioni diverse da quelle legate alla tutela degli interessi dell’Unione» per negare l’autorizzazione, compromettendo così l’obbligo di leale cooperazione sancito dai Trattati. Un comportamento, si legge nel ricorso, che avrebbe impedito alla Procura europea di svolgere il proprio mandato, ossia raccogliere in modo imparziale prove a favore o a carico delle persone indagate.
Il contrasto tra le due istituzioni si inserisce nell’ambito di un’indagine avviata alla fine del 2022 sulla base di una relazione dell’Olaf (l’Ufficio europeo per la lotta antifrode) che coinvolgeva personale della Corte dei conti. Non solo: l’Eppo lamenta anche il ripetuto diniego alla consultazione degli archivi elettronici della Corte e al ritiro dell’immunità di alcuni funzionari, richieste necessarie a far avanzare le indagini.
Nel documento, la Procura sottolinea che la Corte avrebbe anche ecceduto i suoi poteri chiedendo di accedere al contenuto delle indagini penali — protette dal segreto istruttorio — e tentando di condizionare l’inchiesta imponendo riunioni preventive con funzionari non autorizzati. Inoltre, secondo l’Eppo, la Corte avrebbe impropriamente valutato l’assenza di reati nella vicenda, sostituendosi all’autorità inquirente.
Un altro punto chiave riguarda la distinzione tra testimoni e soggetti coperti da immunità: secondo l’Eppo, i dipendenti chiamati a testimoniare non godono di protezioni particolari e la loro audizione richiede solo una semplice autorizzazione, non una procedura di revoca dell’immunità.
Il caso rischia ora di diventare un precedente delicato per i rapporti tra istituzioni europee e per il ruolo della Procura europea nel contrasto ai reati che colpiscono il bilancio comunitario.
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