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Palermo.Il tribunale al tempo del Covid: avvocati in causa con gli assembramenti

Stress, nervosismo, ore davanti al computer. È la vita da avvocato ai tempi della seconda ondata Covid- 19

Palermo.Il tribunale al tempo del Covid: avvocati in causa con gli assembramenti

Tra tecnologia, assembramenti in tribunale e il timore dei contagi. « Per non parlare delle cancellerie che fissano appuntamenti spesso impossibili da rispettare perché combaciano con le udienze » , spiega un legale.

Pochi giorni fa nei corridoi del palazzo nuovo del tribunale di Palermo sono arrivati i carabinieri. E non perché un detenuto aveva tentato la fuga dall’aula o per placare gli animi durante un’udienza. Stavolta i carabinieri hanno dovuto fare allontanare i troppi avvocati che si trovavano davanti alle aule del primo piano. La tensione è arrivata alle stelle. Un caos che, hanno riferito così gli avvocati ai militari, non dipendeva certo da loro ma dai troppi processi che un giudice aveva messo in elenco senza fissare una fascia oraria.

Da qualche settimana il consiglio dell’ordine degli avvocati è in agitazione. Venti giorni fa è stata inviata una lettera ai presidenti di tribunale e di Corte d’appello che puntava l’accento proprio sulla «incomprensibile resistenza da parte di alcuni giudici a programmare per tempo gli orari di trattazione dei processi e la comunicazione al Consiglio dell’ordine». Insomma, davanti alle aule, sembrerebbe inevitabile la confusione di avvocati, testimoni, consulenti. Racconta un avvocato: « Non tutti i giudici lo fanno, ma qualcuno a ruolo mette anche 60 processi e senza comunicare prima l’orario. Per questo noi avvocati arriviamo in massa per comprendere quando sarà chiamata la nostra causa. A rischio però c’è la nostra salute ». Intanto, il presidente di sezione dove si è creato l’assembramento una settimana fa ha diminuito il numero delle udienze, che adesso sono 20 e per ognuna è stato indicato l’orario.

« Chiedo il rispetto della regola aurea del buonsenso. La volontà dell’avvocatura è quella di continuare a svolgere la nostra attività. Non possiamo consentire la sospensione della giurisdizione come è avvenuto nella prima ondata di coronavirus. Qualunque attività deve tenere conto, però, delle misure di distanziamento. Siamo chiamati a garantire la effettività della tutela dei diritti dei cittadini » , dice il presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Palermo, Giovanni Immordino.

Al primo piano ammezzato del tribunale di Palermo c’è sempre stata un’atmosfera da lite imminente. Fratelli e sorelle che si guardano in cagnesco per l’eredità contesa, mariti e mogli che presto diventeranno ex e si scambiano le ultime parole cortesi, distinti signori in giacca e cravatta che rappresentano società in lotta. Adesso quel corridoio è quasi sempre vuoto. C’è silenzio. Alcuni processi del tribunale civile, infatti, si possono discutere da remoto, cioè in videocollegamento. Gli avvocati nei loro studi invitano i propri assistiti e si collegano con il giudice. E così è finita con frasi secche e nessuna scenata la contesa di una eredità tra tre fratelli e due sorelle. « Abbiamo tentato una mediazione prima di finire davanti al giudice – spiega l’avvocata civilista Corinna Carannante – che però è sfumata » . La madre dei cinque fratelli aveva redatto un testamento lasciando come eredi di due appartamenti e di un conto corrente solo due figlie. Ma i nervi sono saltati poco dopo l’inizio del collegamento. I fratelli andranno a discutere davanti a un giudice per assicurarsi una legittima di circa 30 mila euro l’uno. Il collegamento internet placa gli animi ma è spesso scadente. I processi sbiscono diverse interruzioni. « Questa situazione svilisce la nostra professione che si basa sul contraddittorio » , dice Biagio Bruno, avvocato civilista da 25 anni. Discorso diverso per i divorzi in periodo di pandemia. La trattazione può avvenire scritta per i divorzi congiunti, le parti sono consapevoli e quindi rinunciano a partecipare al processo di presenza. Per gli altri casi il processo è quasi sempre in presenza. Ma è a discrezione del giudice scegliere, comunque, la modalità più adeguata in considerazione dell’emergenza sanitaria. In periodo Covid il computer è diventato lo strumento di lavoro di riferimento per gli avvocati. È infatti consentito anche di depositare tramite Pec atti urgenti, denunce e istanze per pene alterative.

Le lamentele degli avvocati sono arrivate anche nella stanza dell’attuale presidente del tribunale reggente, Alfredo Montalto. Ieri ha inviato una nota a Immordino dove chiede di indicare «eventuali suggerimenti o pareri sulle misure da adottare » . Ma già Montalto elenca alcuni provvedimenti tra i quali ci sono i processi a porte chiuse e ciascuna udienza non supererà i 25 processi. Oltre al deposito di tutti gli atti, documenti e istanze penali per posta elettronica.

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