Como. La protesta degli avvocati: Tempi inaccettabili per la Giustizia civile
Le Associazioni forensi di Como tornano all’attacco e firmano una nu
In evidenza

“Giustizia civile negata in Tribunale a Como per le decisioni assunte per la situazione, anche dopo la conclusione della fase più acuta dell’emergenza”. Le Associazioni forensi di Como tornano all’attacco e firmano una nuova, dura presa di posizione per denunciare, come già fatto nel giugno scorso, “la sostanziale negazione dell’accesso alla giustizia, soprattutto per le fasce più deboli”.
“I tempi delle udienze sono inaccettabili – attaccano – soprattutto per situazioni delicate come separazioni e divorzi. Questo comporta evidenti forti disagi, ritardi e danni per i cittadini e le imprese e per l’esercizio della stessa professione forense”.
La proroga fino a metà ottobre dello stato di emergenza potrebbe peggiorare la situazione. “E’ forte la preoccupazione che si punti a stabilizzare il mantenimento del lavoro a distanza per i dipendenti degli uffici pubblici, condizione che non consente assolutamente alla giustizia di poter effettivamente ripartire”, denunciano le Associazioni forensi.
Le linee guida per le udienze penali dettate dal Tribunale di Como sono state giudicate positivamente dalla categoria, non così quelle per le udienze civili. “Il vademecum per il civile si limita a ribadire pochi e insufficienti misure – attaccano i legali – Rimane il problema di ritardi gravi e modalità di presenza non accettabili. Abbiamo deciso di far sentire la nostra voce coinvolgendo tutti gli avvocati del foro di Como, anche con iniziative di protesta”.
Altre Notizie della sezione

Tra separazione carriere, due Csm e Alta Corte in aula in Senato
18 Giugno 2025In Commissione l'esame non è concluso e il provvedimento è arrivato senza mandato al relatore, si discute il testo trasmesso dalla Camera.

Open Day dei penalisti italiani
17 Giugno 2025Al centro il rapporto fra Costituzione e diritto di difesa.

Istituto dei collaboratori di giustizia a rischio
16 Giugno 2025Manca da troppo tempo la determinazione dello Stato di incoraggiare il manifestarsi delle volontà di collaborazione e il rischio più grave e incombente è l’estinzione fattuale dell’istituto.