Anno: XXVI - Numero 211    
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A sinistra abbiamo fallito.

Bertinotti: Rassegnati all'ineluttabilità del capitalismo

A sinistra abbiamo fallito.

L’ex leader di Rc Fausto Bertinotti: si rimprovera in un’intervista alla Stampa “di non aver sciolto il partito, Rifondazione, nel movimento altermondista come nuova soggettività politica per uscire da sinistra dal Novecento”.

“Il giorno in cui il fucile diventa la protesi del braccio, è il fucile che comanda, ed è quel che sta succedendo nel mondo e in Europa”. Lo spiega Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione, ex presidente della Camera a La Stampa citando le parole del comandante Marcos per commentare quello che accade in Ue. Il suo libro in uscita ha il titolo ‘La sinistra che non c’è’.

“Il giorno in cui il fucile diventa la protesi del braccio, è il fucile che comanda, ed è quel che sta succedendo nel mondo e in Europa”. Lo spiega Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione, ex presidente della Camera a La Stampa citando le parole del comandante Marcos per commentare quello che accade in Ue. Il suo libro in uscita ha il titolo ‘La sinistra che non c’è’.

“Noi abbiamo fatto una traversata verso l’ignoto, ed è finita in un fallimento – ammette – . La sua misura è nel dissolvimento di quel popolo riassunto nella canzone ‘qualcuno era comunista’ di Gaber. Un popolo tenuto insieme non da un’ideologia ma da un bisogno di alternativa.  Quella dopo è una classe politica senza storia e senza memoria, rassegnata all’ineluttabilità del capitalismo. Questa è diventata l’unica ideologia che ha divelto l’autonomia della politica”.

Bertinotti si rimprovera una cosa “di non aver sciolto il partito, Rifondazione, nel movimento altermondista come nuova soggettività politica per uscire da sinistra dal Novecento – spiega -. Un’operazione luxemburghiana, che avrebbe anticipato una piega diversa dal populismo. Quello è stato l’ultimo grande movimento di massa di critica alla globalizzazione”.

 

L’ex presidente della Camera non è antieuropeista. “Tutt’altro. Dico, come allora: ‘Sì all’Europa, no a Maastricht’.  L’Europa di oggi tradisce il suo inventore. Jacques Delors che aveva proposto tre punti di riferimento per il processo di integrazione: debito, deficit e occupazione – conclude – . Quest’ultimo è stato amputato e, infatti, prima arriva il ciclo conservatore di Angela Merkel, poi il populismo”.

 

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