Volatilità delle pensioni dei professionisti.
E gli interessati non se ne rendono conto.
In evidenza

Sulla base dell’esperienza acquisita attraverso le precedenti edizioni dell’indagine, la sezione dedicata alle conoscenze previdenziali è stata ulteriormente ampliata con un focus sulle scelte di risparmio nella previdenza complementare.
Le informazioni a disposizione della sezione sono raggruppabili in tre tematiche:
– L’andamento nel tempo delle conoscenze previdenziali di base;
– La sopravvalutazione delle proprie conoscenze;
– Le scelte di risparmio della previdenza complementare.
Il quadro che ne esce, e che verrò tratteggiando per sommi capi, è davvero sconfortante e da conto dell’indifferenza degli iscritti alle Casse di previdenza dei professionisti rispetto al concetto della volatilità delle loro pensioni.
Relativamente alle conoscenze previdenziali di base, l’indagine ha riguardato sia il concetto di longevità sia la conoscenza del sistema previdenziale pubblico, nonché le autovalutazioni al riguardo.
L’indagine ha confermato la bassa conoscenza del rischio di longevità (ossia il rischio di vivere più a lungo di quanto si possa ragionevolmente pensare, concetto fondamentale per comprendere la necessità di una pianificazione del risparmio per finalità previdenziali, anche fra coloro che hanno un livello di alfabetizzazione finanziaria più elevata).
La percentuale di coloro che hanno sentito parlare del rischio di longevità si attesta intorno al 57% mentre il 42,6% non ne ha mai sentito parlare.
Passando alle domande sulla conoscenza di base del sistema previdenziale, più del 70% del campione valuta di avere una conoscenza sufficiente sulla materia.
Tuttavia la percentuale delle risposte corrette alla batteria di domande sulle conoscenze previdenziali, non supera mai il 50%.
Venendo alla previdenza complementare, circa il 30% del campione, praticamente per tutte le fasce di età, preferisce investire nella linea garantita che più probabilmente non consente di realizzare rendimenti elevati, in un orizzonte temporale medio lungo, coerente con quello degli investimenti per finalità previdenziali, essendo la più conservativa in termini di investimento azionario. Seguono un 30% degli iscritti che investe nella linea bilanciata e un 25% del sottocampione che non ricorda la linea prescelta.
La linea azionaria è scelta dal 9% e quella obbligazionaria dal 7% degli iscritti.
L’indagine evidenzia, dunque, la necessità di accrescere le iniziative volte a favorire scelte di investimento ai fini previdenziali più adeguate rispetto alle esigenze previdenziali individuali.
Parallelamente alla bassa contribuzione (€ 1.000,00 l’anno che non supera i € 3.000,00 per quasi 2/3 della distribuzione e quindi lontana la soglia di deducibilità dei contributi versati pari a circa € 5.164,00 l’anno) il risparmio accumulato dagli iscritti alla previdenza complementare è per l’80% inferiore a € 150.000,00 e per il 66% non supera i € 50.000,00.
«Concludendo, l’indagine 2023 ha confermato che un adeguato livello di conoscenze finanziarie e previdenziali permette di avere una maggiore consapevolezza dell’importante di programmare l’accumulazione di risparmio ai fini previdenziali.
Nel nuovo assetto pensionistico, infatti, sono centrali le scelte che ciascun individuo compie nella prospettiva della transizione dalla vita attiva a quella inattiva, mentre è ridimensionato il ruolo redistributivo dello Stato rispetto al passato.
Scelte poco lungimiranti, perché poco consapevoli o poco informate, possono determinare un deficit di risparmio previdenziale, alimentando in questo modo il rischio di povertà nell’ultima fase del ciclo di vita».
L’indagine ha posto una domanda fondamentale che è la seguente: “quali sono i motivi principali per cui non hai aderito alla previdenza complementare?”
Queste le risposte:
– penso di non potermelo permettere 26,5%;
– non mi fido degli strumenti di previdenza complementare 16%;
– è troppo presto non ci ho ancora pensato 11,5%;
– preferisco mantenere il mio TFR presso il datore di lavoro 15%;
– non voglio fare scelte irreversibili 7,9%;
– penso che la pensione pubblica sia sufficiente per coprire le mie esigenze future 7,3%;
– non beneficio del contributo del mio datore di lavoro 8,5%;
– preferisco risparmiare e investire in modo autonomo 19,8%;
– altro 22%.
Ricordo che mentre gli iscritti ai Fondi Pensione hanno la possibilità di scegliere la linea degli investimenti, gli iscritti alle Casse – pur se si tratta di previdenza di primo pilastro obbligatoria – non hanno questa possibilità e restano in balia delle decisioni, giuste o sbagliate che siano, del management.
E il decisore politico assiste senza muovere foglia!
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