Premierato, cosa pensa il presidente emerito della Consulta Gustavo Zagrebelsky
Le audizioni sulle riforme costituzionali
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Con il ddl di riforma del governo “non c’è un adeguamento ma un rovesciamento” della Costituzione “perché nasce all’insegna della democrazia decidente”, lo ha detto il presidente emerito della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, nel corso delle audizioni sulle riforme costituzionali in commissione al Senato.
“Questo – ha aggiunto – è un modello ma a questo modello si oppone un altro modello di democrazia che è la democrazia deliberante: decidere e deliberare sono due cose diverse. La nostra attuale Costituzione si ispira alla democrazia deliberante.
Bisogna essere molto cauti nel prendere queste decisioni”, mette in guardia il presidente emerito della Corte anche perché “se c’è un campo in cui vale l’eterogenesi dei fini è proprio quello della politica e delle sue forme”.
Nel dettaglio, con la soglia al 55% “che potrebbe essere frutto di una ridotta maggioranza relativa, chi vince le elezioni potrebbe eleggere il suo presidente della Repubblica. Ragione per la quale le discussioni su come cambierebbe il ruolo del capo dello Stato sarebbero superate dal fatto che la maggioranza potrebbe eleggere il suo presidente della Repubblica” ha sottolineato Zagrebelsky.
Mentre “il vincolo al programma precedente” per l’eventuale secondo premier “è qualcosa di contraddittorio, se cambia il titolare si sceglie un altro per proseguire nel medesimo indirizzo politico. E’ stato previsto per dare spazio a dinamiche di potere nella compagine governativa, per dare la possibilità al leader numero due di prendere il posto del leader numero uno”.
Inoltre, “con l’abolizione dei senatori a vita si fa una scelta di fondo a favore del principio di elettività” ma il problema è che con la norma transitoria si dice che quelli esistenti “restano in carica fino a quando saranno in vita” quindi “queste cinque persone si troveranno a occupare un seggio in Parlamento quando loro non dovrebbero più esserci, rimarranno in carica fino a quando resteranno in vita a dispetto delle maggioranze che si saranno formate, saranno ospiti non graditi, non saranno senatori a vita ma senatori a morte”.
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