La riforma respinta è un’occasione per ripartire dal dialogo vero
Cuchel: “La vera riforma non è quella che cambia le regole del voto, ma quella che rafforza la dignità, l’unità e il ruolo dei commercialisti nella società”.
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Con queste parole Marco Cuchel, Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, commenta lo stop alla proposta di riforma dell’ordinamento professionale da parte del Consiglio dei Ministri del 5 settembre e rende noto che è stata diffusa una lettera aperta ai vertici della categoria e a tutti gli iscritti.
In quella seduta, il Governo ha approvato le riforme degli avvocati e dei medici, insieme a un disegno di legge generale di revisione delle professioni ordinistiche, respingendo però la proposta presentata dal Consiglio Nazionale dei commercialisti. Una decisione che, secondo Cuchel, rappresenta un segnale forte e “un’occasione per ricostruire un progetto condiviso, capace di ascoltare davvero iscritti, territori e associazioni”.
Per Anc, la riforma predisposta dal vertice del Cndcec si è dimostrata priva di contenuti sostanziali. Non affronta i nodi centrali della professione — precarietà dei giovani, sostenibilità previdenziale, perdita di attrattività dell’albo ed eccessiva stratificazione normativa — ma si riduce a pochi ritocchi marginali.
Il cuore del progetto, sottolinea l’associazione, è stata la modifica delle modalità elettorali del Consiglio Nazionale: “L’unica vera novità introdotta, ma che nulla ha a che vedere con le esigenze concrete degli studi e dei colleghi”.
Anc rileva come per nessuna delle altre categorie ordinistiche il Governo abbia previsto modifiche al sistema elettorale, rimasto ancorato al D.Lgs. 139/2005. “Perché solo ai commercialisti si sarebbe dovuto applicare un modello diverso, creando una distonia rispetto alle altre professioni?”, si chiede Cuchel.
La critica non riguarda solo i contenuti, ma anche il metodo. “Circa il 90% dei colleghi — denuncia l’Associazione Nazionale Commercialisti — non conosce né il testo né i contenuti della proposta. Non vi è stato un confronto reale con gli iscritti né con le associazioni territoriali. La riforma è apparsa ‘calata’ dall’alto, con un approccio che ha generato divisioni anziché coesione”.
Anche il recente comunicato del Consiglio Nazionale, che ringrazia Governo e associazioni favorevoli parlando di ‘maggioranza assoluta’, viene giudicato come una rappresentazione parziale della realtà: Diversi ordini territoriali e associazioni hanno espresso contrarietà, mentre la base non è mai stata coinvolta”.
Per Cuchel, il rinvio deciso dal Governo non deve essere letto come una sconfitta, ma come una possibilità di ripartenza: “Abbiamo bisogno di un ordinamento che riconosca i commercialisti come presidio di legalità e sviluppo economico; di strumenti per rendere la professione più attrattiva e sostenibile; di regole che semplifichino e valorizzino le competenze, non che creino nuove barriere burocratiche”.
Infine, l’appello diretto alla presidenza del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili: “Il Presidente è il rappresentante di tutti i 120mila iscritti, non di una parte soltanto. Una riforma che ignora segmenti consistenti della categoria genera fratture che non possono essere liquidate con slogan”.
ANC assicura che continuerà a vigilare e a proporre soluzioni: “La professione non ha bisogno di narrazioni trionfalistiche, ma di verità, ascolto e coesione”.
ANC Comunicazione
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