Anno: XXVI - Numero 173    
Martedì 9 Settembre 2025 ore 14:00
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La riforma respinta è un’occasione per ripartire dal dialogo vero

Cuchel: “La vera riforma non è quella che cambia le regole del voto, ma quella che rafforza la dignità, l’unità e il ruolo dei commercialisti nella società”.

La riforma respinta è un’occasione per ripartire dal dialogo vero

Con queste parole Marco Cuchel, Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, commenta lo stop alla proposta di riforma dell’ordinamento professionale da parte del Consiglio dei Ministri del 5 settembre e rende noto che è stata diffusa una lettera aperta ai vertici della categoria e a tutti gli iscritti.

In quella seduta, il Governo ha approvato le riforme degli avvocati e dei medici, insieme a un disegno di legge generale di revisione delle professioni ordinistiche, respingendo però la proposta presentata dal Consiglio Nazionale dei commercialisti. Una decisione che, secondo Cuchel, rappresenta un segnale forte e “un’occasione per ricostruire un progetto condiviso, capace di ascoltare davvero iscritti, territori e associazioni”.

Per Anc, la riforma predisposta dal vertice del Cndcec si è dimostrata priva di contenuti sostanziali. Non affronta i nodi centrali della professione — precarietà dei giovani, sostenibilità previdenziale, perdita di attrattività dell’albo ed eccessiva stratificazione normativa — ma si riduce a pochi ritocchi marginali.

Il cuore del progetto, sottolinea l’associazione, è stata la modifica delle modalità elettorali del Consiglio Nazionale: “L’unica vera novità introdotta, ma che nulla ha a che vedere con le esigenze concrete degli studi e dei colleghi”.

Anc rileva come per nessuna delle altre categorie ordinistiche il Governo abbia previsto modifiche al sistema elettorale, rimasto ancorato al D.Lgs. 139/2005. “Perché solo ai commercialisti si sarebbe dovuto applicare un modello diverso, creando una distonia rispetto alle altre professioni?”, si chiede Cuchel.

La critica non riguarda solo i contenuti, ma anche il metodo. “Circa il 90% dei colleghi — denuncia l’Associazione Nazionale Commercialisti — non conosce né il testo né i contenuti della proposta. Non vi è stato un confronto reale con gli iscritti né con le associazioni territoriali. La riforma è apparsa ‘calata’ dall’alto, con un approccio che ha generato divisioni anziché coesione”.

Anche il recente comunicato del Consiglio Nazionale, che ringrazia Governo e associazioni favorevoli parlando di ‘maggioranza assoluta’, viene giudicato come una rappresentazione parziale della realtà: Diversi ordini territoriali e associazioni hanno espresso contrarietà, mentre la base non è mai stata coinvolta”.

Per Cuchel, il rinvio deciso dal Governo non deve essere letto come una sconfitta, ma come una possibilità di ripartenza: “Abbiamo bisogno di un ordinamento che riconosca i commercialisti come presidio di legalità e sviluppo economico; di strumenti per rendere la professione più attrattiva e sostenibile; di regole che semplifichino e valorizzino le competenze, non che creino nuove barriere burocratiche”.

Infine, l’appello diretto alla presidenza del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili: “Il Presidente è il rappresentante di tutti i 120mila iscritti, non di una parte soltanto. Una riforma che ignora segmenti consistenti della categoria genera fratture che non possono essere liquidate con slogan”.

ANC assicura che continuerà a vigilare e a proporre soluzioni: “La professione non ha bisogno di narrazioni trionfalistiche, ma di verità, ascolto e coesione”.

 ANC Comunicazione

 

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