Infrastrutture inadeguate
Strade e acquedotti, in molte regioni, soprattutto al Sud.
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Roma, dalla Repubblica all’Impero, è stata un esempio di sviluppo delle infrastrutture di interesse economico e sociale, meritevole ancora oggi di ammirazione. Strade e acquedotti hanno assicurato al territorio le ragioni del progresso. Le strade hanno individuato le esigenze dei collegamenti funzionali allo spostamento delle persone e delle merci, tanto che ancora oggi sono i tracciati delle moderne vie di comunicazione. L’Aurelia, la Flaminia, la Cassia, la Salaria, la Casilina, l’Appia, ancora oggi sono le vie di collegamento più importanti tra le regioni italiane. Furono immaginate per consentire il rapido spostamento delle truppe ma anche per favorire il trasporto delle merci nell’ambito dello sviluppo dei commerci necessari per far progredire le comunità che entravano a far parte della Repubblica e poi dell’Impero.
Ugualmente gli acquedotti. Perché l’acqua è essenziale alla vita delle persone, all’agricoltura e all’industria. E Roma ha lasciato ovunque nel bacino del Mediterraneo esempi di grandiose infrastrutture acquedottistiche oltre alle Terme e ai teatri. Opere che ancora oggi fanno ben mostra di sé.
Riandiamo a strade e acquedotti e al loro ruolo di supporto essenziale allo sviluppo per rilevare che l’Italia è ancora oggi gravemente carente in alcune realtà territoriali di strade e acquedotti. Strade e ferrovie inadeguate in molte aree del Sud e delle isole, nonostante l’esigenza di collegamenti sia evidente con riferimento allo sviluppo della economia, dell’industria, dei commerci, del turismo richiedano mezzi di trasporto efficienti e veloci. Anche i collegamenti dei porti con le ferrovie e le strade di grande comunicazione sono spesso inadeguati. Una nave portacontenitori deve essere svuotata del carico in poche ore, come accade nei maggiori porti europei. Da noi spesso richiede giorni con la conseguenza che i vettori scelgono scali stranieri per far giungere merci in Italia, con evidenti aggravi di costo non sempre compensati dai tempi ridotti. L’uso del trasporto su gomma, prevalente rispetto a quello su ferro, causa inquinamento e appesantisce il traffico stradale del micro trasporto, comunque diffuso a causa della conformazione orografica del territorio. Riequilibrare il traffico merci fra i vari mezzi di trasporto sarebbe utile. Sono inadeguati gli interporti i collegamenti tra porti, aeroporti, ferrovie e strade di grande comunicazione.
L’acqua, di cui abbiamo indicato il ruolo nello sviluppo civile, è in molte regioni del Sud un bene distribuito inadeguatamente rispetto alle esigenze delle persone, delle industrie e dell’agricoltura. Eppure, l’acqua non manca in Italia. Ma viene distribuita da acquedotti che, si dice, perdono oltre il 50% della portata. Uno spreco inammissibile, inconcepibile, assurdo, dimostrazione di una mancanza di attenzione di cui la politica dovrebbe vergognarsi.
Infatti, oltre che della manutenzione della rete non abbiamo notizia di iniziative tese a raccogliere l’acqua piovana, spesso abbondante come abbiamo imparato negli ultimi tempi, di cisterne, invasi che Roma aveva curato ovunque. Non si ha notizia neppure di iniziative per le esigenze dell’agricoltura e della prevenzione incendi. Del resto anche la cura dei fiumi e dei laghi è inadeguata. Basta guardare le immagini che scorrono in questi giorni sugli schermi dei nostri televisori per constatare immense quantità di legnami che ostruiscono il deflusso delle acque sotto i ponti e favoriscono esondazioni con effetti deleteri sulle unità abitative e industriali vicine alle aree interessate dalle forti piogge. Dov’è l’autorità pubblica, dello Stato e delle regioni, c’è da chiedersi? Anche perché non sono fatti isolati ma fenomeni che si ripropongono puntualmente ormai da anni.
Di tutte queste esigenze, frutto di una prima sommaria osservazione, non c’è traccia nei programmi dello Stato e delle regioni. O, comunque, sono inadeguati. Vorrà darsene carico la politica? Cosa c’è di più importante oggi?
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