Anno: XXV - Numero 66    
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I rischi della pensione forense

Si possono fare tutte le riforme del mondo, ma bisogna sempre confrontarsi con i dati demografici e reddituali.

I rischi della pensione forense

Il Governatore della Banca d’Italia nella sua prolusione del 23 gennaio 2023 “Le sfide dell’economia italiane nell’attuale contesto europeo” scrive che: «Secondo le stime puntuali dello scenario di base delle proiezioni degli esperti dell’Eurosistema diffuse lo scorso mese la crescita del Pil nel 2023 nel complesso dell’area è stata rivista al ribasso di quasi mezzo punto, allo 0,5 per cento; il prodotto tornerebbe ad accelerare nel 2024, all’1,9 per cento. Le proiezioni d’inflazione sono state invece riviste al rialzo, al 6,3 per cento nel 2023 e al 3,4 nel 2024, per via di una più diffusa e persistente trasmissione ai prezzi al consumo delle pressioni derivanti dai rincari delle materie prime energetiche e dei beni intermedi e di sensibili incrementi salariali (dell’ordine del 5 per cento nel 2022 e nel 2023). Le prospettive riguardo all’attività economica e la velocità di riduzione dell’inflazione restano tuttavia molto incerte. … I rischi che derivano dall’inflazione sono significativi. L’esperienza storica mostra chiaramente che i consumi e gli investimenti beneficiano in modo sostanziale della stabilità dei prezzi: un’inflazione elevata e volatile complica infatti le decisioni di spesa delle famiglie e delle imprese; riduce il valore della moneta e dei risparmi; può comportare ingiustificate redistribuzioni di risorse tra le persone che tendono a colpire più duramente le frange più vulnerabili e più povere della popolazione; limita la capacità dell’economia di crescere e di creare posti di lavoro e benessere.»

E ora veniamo alla situazione demografica e reddituale di Cassa Forense perché, si possono fare tutte le riforme del mondo, ma bisogna sempre confrontarsi con i dati demografici e reddituali.

La demografia, esplosa in questi ultimi 40 anni, dovrebbe progressivamente ridursi, il che dovrebbe accompagnarsi con una ripresa dei redditi ma bisogna fare i conti con la progressiva femminilizzazione dell’avvocatura italiana, dove il reddito delle colleghe è grossomodo pari al 50% del reddito dei colleghi maschi.

Una cosa è però certa : dalle proiezioni attuariali si stima che nel 2050 il rapporto avvocati attivi / avvocati pensionati sarà di 1 : 1 il che significa che le entrate contributive non saranno sufficienti per il pagamento delle pensioni che dipenderanno, in larga misura, dall’andamento dei mercati finanziari, con tutti i rischi che questi comportano.

Chi si iscrive oggi in Cassa Forense sa che potrà andare in pensione nel 2058 e, se riscatta i 5 anni di laurea, anticiperà al 2053 ma sempre con la situazione evidenziata più sopra.

Questo, come ho scritto più volte, trasformerà nei fatti il regime di finanziamento della ripartizione in quello della capitalizzazione che governa, com’è noto, la previdenza complementare che è però su base volontaria e dove l’iscritto si sceglie con chi costruirsi la pensione e con quale linea di investimento.

Cassa Forense con la cd. privatizzazione ha volontariamente rinunciato alla protezione statale e quindi è costretta a fare i conti con i rischi dei mercati finanziari.

Siccome il legislatore previdenziale deve guardare più che all’oggi al domani, io mi domando, oggi, se questo sistema possa funzionare negli anni 2050.

Avv. Paolo Rosa

 

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