Dalla stagione riformatrice a quella trasformatrice.
Così il Presidente dell’Enpam e dell’AdEPP, Alberto Oliveti, nel suo editoriale pubblicato sull’ultimo numero del settimanale “Il giornale della Previdenza”, dove sottolinea “Si è concluso un mandato. Così il Presidente dell’Enpam e dell’AdEPP, Alberto Oliveti, nel suo editoriale pubblicato sull’ultimo numero del settimanale “Il giornale della Previdenza”, dove sottolinea “Si è concluso un mandato.
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Nonostante le difficoltà di questi 5 anni (abbiamo cominciato con il Covid, tanto per ricordarcelo), abbiamo portato a compimento la stagione riformatrice dell’Enpam. Sul fronte della gestione patrimoniale, è stata completata la politica degli investimenti. Un’azione che ha pagato con i bei risultati che vediamo a bilancio”.
“Riguardo alla previdenza, qualcuno ricorderà che secondo la profezia di una nota trasmissione televisiva nazionale, nel 2020 l’Enpam sarebbe fallita. E invece, grazie a tutte le riforme che abbiamo fatto in autonomia, nonostante siamo in piena “gobba previdenziale” – cioè al picco dei pensionamenti –, anche nell’ultimo anno siamo riusciti ad avere un saldo positivo fra le entrate contributive e le uscite per prestazioni. Non abbiamo cioè eroso le riserve su cui si basa il futuro di tutti i medici e i dentisti, ma anzi ne abbiamo di nuovo messe da parte per gli anni ancora più difficili che dovranno arrivare”.
E Oliveti ricorda “Il tutto, inoltre, è stato fatto avendo aumentato il welfare, nella sua quantità e proattività”.
Per il Presidente “Adesso ci troviamo di fonte a un cambiamento di approccio necessario, che dovrà portare l’Enpam dalla stagione riformatrice a quella trasformatrice. Per l’ente che assicura alla categoria la previdenza e l’assistenza, le trasforma zioni saranno obbligate, perché i medici stessi sono cambiati. A tal punto che tra generazioni diverse è persino difficile comprendersi, tanto sono cambiati i modi di intendere la vita e il lavoro”.
E, in una professione dove si registra “il sorpasso della componente femminile su quella maschile”, “Fuori da ogni paternalismo, da medici sappiamo che le donne hanno una marcia in più in tanti aspetti della pratica medica. Non possiamo però ignorare che han no obiettivi ostacoli a livello di disponibilità: se decidi di fare figli, è oggettivo che avrai meno tempo, se non altro per le attività extra, e finirai per guadagnare meno (quantomeno questa è la constatazione attuale) e versare meno per la previdenza. Per un ente che basa la sua attività sui numeri, anche la loro qualità conta: una professione medica e odontoiatrica a maggioranza maschile non è uguale alla stessa professione a maggioranza femminile. Continuare a trattare uomini e donne allo stesso modo potrebbe quindi farci scivolare dalla sacralità del principio di uguaglianza alla constatazione delle disparità, se non trasformiamo il nostro approccio”.
“In chiusura di questo mandato – conclude il Presidente nel suo editoriale – ho lanciato quattro seminari: uno sulla demografia, uno sulla geopolitica e la finanza, un altro sull’alimentazione del sistema previdenziale (il flusso contributivo) e infine uno sugli investimenti responsabili. Spunti per un’agenda di trasformazione”.
Adepp
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