Valditara non è solo nella crociata contro i cellulari: l’Europa lo segue
Il ministro Valditara, ha esteso il divieto di utilizzo dei cellulari in aula anche alle scuole superiori (oltre che a medie e elementari).
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Una scelta che punta a coinvolgere l’intera Unione europea – al punto da chiedere alla Commissione Ue di predisporre un testo che diventi raccomandazione per tutti gli Stati membri – e che si inserisce in un dibattito già aperto in molti Paesi, dove i governi stanno affrontando la questione con approcci e visioni spesso differenti.
Nella circolare diffusa dal ministero dell’Istruzione e del Merito, si legge che la decisione è stata presa tenendo in considerazione vari studi realizzati dall’Ocse, dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Istituto superiore di sanità. Tutte e tre le organizzazioni riportano gli impatti negativi dell’uso dello smartphone sull’apprendimento e i rischi legati alla dipendenza dei ragazzi da questi dispositivi. In particolare i dati del Programma per la valutazione internazionale dell’allievo (Pisa), uno studio condotto dall’Ocse sui 38 Paesi membri, dimostrano che anche solo la vicinanza tra il dispositivo mobile e lo studente è causa di distrazione mentre si segue una lezione o si studia. L’istituto stima inoltre che possono volerci fino a 20 minuti per ritrovare la concentrazione dopo essersi distratti.
Nei Paesi in cui la discussione sull’utilizzo dei cellulari a scuola è stata avviata da tempo, le ricerche hanno evidenziato dei miglioramenti nel rendimento degli studenti, specialmente per coloro che non ottenevano dei buoni risultati. Le limitazioni si accompagnano di frequente a una revisione delle modalità di impiego dei dispositivi anche nella didattica digitale, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il tempo complessivo che i giovani trascorrono connessi alla rete e migliorare la qualità dello studio. In Spagna già dal 2007 la regione della Castiglia e León ha imposto delle restrizioni ai suoi alunni, negli anni anche il resto del Paese si è adeguato: telefono spento per tutti dalle elementari e alle superiori. In Francia, invece, il divieto è attivo da ormai otto anni per gli studenti di elementari e medie, e da quest’anno sarà esteso anche alle superiori, con l’obbligo per i ragazzi di lasciare il telefono ai docenti al suono della prima campanella, per riprenderlo a fine giornata.
Nel resto dei Paesi del continente, le normative che regolamentano l’utilizzo dei cellulari in aula sono più recenti e prevedono misure più o meno severe. Grecia, Finlandia, Moldavia, la regione della Vallonia in Belgio e Lettonia hanno detto no al telefono per tutti i gradi scolastici, qui è possibile utilizzarlo solo per scopi didattici o per emergenze, nessuna eccezione per il momento della ricreazione. Meno rigidi i criteri in Lussemburgo, Gran Bretagna e Norvegia dove i ragazzi possono accendere il cellulare durante le pause e nelle aree comuni. Nessuna legge nazionale invece in Germania e Olanda, dove la decisione è rimessa alle singole regioni e ai dirigenti scolastici. Anche oltreoceano, negli Usa, ogni Stato fa da sé, dato che l’istruzione non è una materia di competenza federale. Qui ben 17 Stati su 50 hanno scelto di regolamentare l’utilizzo del cellulare per gli studenti, con approcci più o meno stringenti. Al momento le regole più ferree sono quelle vigenti in Florida, dove i cellulari sono vietati a scuola dal 2023 e le reti internet degli istituti impediscono l’accesso ai social network, e in California, dove è stato promulgato lo Phone‑free schools act che prevede un divieto totale entro il 2026.
Un approccio diametralmente opposto è quello adottato dalll’Estonia. Nel piccolo Paese baltico agli studenti viene regolarmente chiesto di utilizzare i propri dispositivi durante le lezioni e, da settembre, sarà fornito loro un account personale per accedere a software di intelligenza artificiale. Una decisione che arriva proprio nel momento in cui l’Estonia si afferma come potenza educativa. Con una popolazione di appena 1,4 milioni di abitanti, il Paese balitco si trova al vertice degli Stati europei nel programma di valutazione Pisa: prima in Europa per matematica, scienze e pensiero creativo, seconda solo all’Irlanda per la lettura. Tra i quindicenni estoni il 13% sono “top performer” in matematica – il doppio dell’Italia – e solo il 12% di studenti sono sotto la sufficienza, un terzo rispetto al nostro Paese.
“Come approccio siamo favorevoli all’uso delle tecnologie e dei dispositivi in classe, perché fanno parte del nostro modo di vivere e la scuola non può essere una bolla: vietarli sarebbe controproducente”, dichiara la ministra dell’Istruzione Kristina Kallas al Corriere della Sera, che precisa: “A livello di legislazione nazionale comunque non li vietiamo né li imponiamo per la didattica, ogni scuola e ogni insegnante può decidere se e come utilizzarli”. L’Estonia non è comunque estranea alla discussione sui pericoli dello smartphone e dei social, ma, secondo la Ministra, “non riguarda la scuola: è una responsabilità dei genitori, se loro stanno sempre al cellulare è difficile poi dire agli studenti di non usarli. A scuola invece l’uso è controllato e dunque senza eccessi o pericoli”.
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