Usare le tasse delle Casse per gli aiuti ai professionisti
Non servono interventi che seguano la logica del reddito cittadinanza
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Il governo, non soltanto deve “chiarire le modalità di applicazione del ‘Reddito di ultima istanza’ (all’interno del decreto Cura Italia) e, quindi, la disponibilità di risorse per i professionisti”, ma occorre pure metter le Casse previdenziali private “nelle condizioni di intervenire in maniera forte e risolutiva, utilizzando risorse proprie. Basterebbe render disponibili tutte le somme della ingiusta doppia tassazione delle Casse (stimabile in un miliardo di euro, e che riguarda sia le prestazioni erogate, sia i rendimenti da investimenti con un prelievo del 26%, ndr), per un anno, che potrebbero alimentare provvedimenti importanti per la ripresa degli studi professionali e a ristoro della crisi”. Lo affermano gli Organismi che raggruppano gli Ordini, il Cup (Comitato unitario delle professioni) e la Rtp (Rete delle professionisti tecniche), in merito alle iniziative di sostegno al reddito avviate dall’Esecutivo nella fase dell’emergenza Coronavirus. Le categorie ordinistiche, si legge in una nota congiunta, sono già in affanno, “anche a causa dell’abolizione delle tariffe e del loro conseguente impoverimento, e chiedono interventi radicali, come ad esempio l’eliminazione del Codice appalti che, come attualmente strutturato, ingabbia il Paese. Non servono interventi che seguano la logica del reddito di cittadinanza, i professionisti non sono tutti uguali”, ma aiuti “specifici che tengano conto delle situazioni differenti”, osservano gli Ordini.
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