Reddito di cittadinanza: le norme penali al vaglio della Cassazione
Con l’approfondimento della Fondazione Studi un’analisi delle figure delittuose previste dall’articolo 7 del D.L. n. 4/19
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Introdotto dal D.L. n. 4/2019, convertito con modificazioni dalla Legge n. 26/2019, il Reddito di cittadinanza è una misura di politica attiva che nasce con l’obiettivo di sostenere i cittadini in difficoltà economica e contrastare la povertà. La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, con l’approfondimento del 5 luglio dal titolo “Reddito di cittadinanza, la disciplina penale al vaglio della Cassazione”, illustra il quadro normativo relativo al sussidio, i beneficiari e la documentazione da allegare all’istanza, focalizzandosi, in particolare, sulle figure delittuose (commissive e omissive, di condotta e di pericolo), previste dall’articolo 7 del citato decreto (commi 1 e 2), che sono state sottoposte al vaglio della Corte di Cassazione. La prima fattispecie criminosa (comma 1) punisce chi rende o usa dichiarazioni o documenti falsi per ottenere indebitamente il sussidio; la seconda (comma 2) sanziona il soggetto che omette di comunicare le variazioni del proprio reddito o patrimonio e altre informazioni rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. Le opportune modifiche al sussidio, che consentirebbero di incentivare i percettori del Reddito di cittadinanza ad uscire dalla situazione di passività e di aumentare l’occupabilità degli stessi, sono state riassunte dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro nel documento contenente le proposte per la ripartenza del Paese, presentato in occasione del Festival del Lavoro 2022.
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