Anno: XXVI - Numero 116    
Venerdì 13 Giugno 2025 ore 14:00
Resta aggiornato:

Home » “Offriamo prospettive ai giovani. Abbiamo la responsabilità e la possibilità di farlo”

“Offriamo prospettive ai giovani. Abbiamo la responsabilità e la possibilità di farlo”

Conclude così il suo intervento il Governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta durante la presentazione della Relazione Annuale che affronta temi come la demografia, gli investimenti, l’evoluzione e l’innovazione, punti centrali se si vuole parlare di futuro. Anche perchè, sottolinea “Le dispute commerciali e i conflitti in atto stanno incrinando la fiducia a livello internazionale, con effetti negativi sulle prospettive dell’economia globale”.

“Offriamo prospettive ai giovani. Abbiamo la responsabilità e la possibilità di farlo”

“Nelle scorse settimane il Fondo monetario internazionale (FMI) ha abbassato le previsioni di crescita mondiale per il prossimo biennio a meno del 3 per cento, ben al di sotto della media dei decenni scorsi. Siamo di fronte a una crisi profonda degli equilibri che hanno sorretto l’economia globale negli ultimi decenni – ha detto Panetta – Le politiche dell’amministrazione statunitense ne rappresentano il principale fattore scatenante, ma si inseriscono in un contesto già in rapida trasformazione”.

E il nostro Paese? “Mi sono già soffermato, in passato, sulla lunga fase di stagnazione dell’economia italiana – ha sottolienato il Governatore – Negli ultimi cinque anni, tuttavia, nonostante le crisi pandemica ed energetica, il Paese ha mostrato segni di una ritrovata vitalità economica. La crescita ha superato quella dell’area dell’euro. Il PIL è aumentato di circa il 6 per cento, trainato da un incremento di quasi il 10 nel settore privato28. Oltre che dalle costruzioni, un contributo significativo è venuto dai servizi, in espansione sia nei comparti tradizionali sia in quelli avanzati. Gli occupati sono aumentati di un milione di unità, raggiungendo il massimo storico di oltre 24 milioni; il tasso di disoccupazione è sceso dal 10 al 6 per cento. Il Mezzogiorno ha registrato uno sviluppo leggermente superiore alla media nazionale”.

Per il numero 1 di Banca d’Italia  “questi risultati  sono stati favoriti da politiche espansive, ma non sarebbero stati possibili senza la ristrutturazione del tessuto produttivo avviata dopo la crisi dei debiti sovrani. Tra il 2013 e il 2023, la produttività del lavoro nel settore privato è aumentata in media dello 0,7 per cento all’anno, mentre la produttività totale dei fattori è cresciuta di oltre l’1, segnando un netto miglioramento rispetto al periodo 2000-13”.

Inoltre, “Nel settore delle imprese, si è ampliata in misura significativa la quota di occupati presso realtà medio-grandi, e il numero di aziende con almeno 250 addetti è aumentato di un terzo32. Si è diffuso l’utilizzo di tecnologie avanzate, come il cloud computing, la robotica, l’intelligenza artificiale. Nel tempo, la redditività e la solidità patrimoniale delle imprese sono fortemente migliorate. È una reazione del sistema produttivo ai cambiamenti globali che fa ben sperare, ma è solo un primo passo”.

L’innovazione come leva strategica

L’innovazione deve essere al centro della nostra strategia economica. Ciò richiede un deciso rafforzamento degli investimenti in ricerca e sviluppo, per colmare il divario che ci separa da Europa e Stati Uniti.

Lo sforzo deve provenire in larga misura dal settore privato, la cui spesa in questo ambito resta contenuta – una debolezza solo in parte dovuta alla prevalenza di comparti tradizionali. L’azione pubblica può sostenere l’innovazione stimolando la ricerca privata e gli investimenti in tecnologia. Negli ultimi anni, gli incentivi hanno prodotto risultati positivi, seppure a costi elevati36; possono divenire più efficaci e meno onerosi se resi più mirati e accompagnati da una semplificazione delle procedure.

La qualità della ricerca scientifica italiana ha raggiunto – e in alcuni settori superato – quella dei principali paesi europei, soprattutto nella medicina, nell’ingegneria e nell’informatica. Tuttavia, il numero di brevetti rimane contenuto: è pari a un quinto di quelli tedeschi e alla metà di quelli francesi, ed è concentrato in settori maturi. Anche la capacità di trasferimento tecnologico resta insoddisfacente.

Queste debolezze riflettono in larga parte una questione di risorse. In Europa, la spesa universitaria media è pari all’1,3 per cento del PIL; in Italia si ferma all’1. Colmare questo divario rappresenterebbe un investimento lungimirante, attuabile con risorse relativamente contenute.

Un incremento dei fondi che rafforzi i centri di eccellenza renderebbe il sistema universitario più attrattivo per i ricercatori italiani e stranieri che oggi scelgono atenei esteri. Politiche mirate di attrazione dei talenti potrebbero anche intercettare studiosi in uscita da altri paesi.

Demografia e forze di lavoro

L’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità sono destinati a incidere profondamente sul potenziale di crescita dell’economia italiana.

Secondo l’Istat, entro il 2040 il numero di persone in età lavorativa si ridurrà di circa 5 milioni. Ne potrebbe conseguire una contrazione del prodotto stimata nell’11 per cento, pari all’8 in termini pro capite. Un aumento dei tassi di partecipazione al mercato del lavoro attenuerebbe questo impatto.

Un contributo significativo potrà venire da una maggiore inclusione delle donne, la cui partecipazione resta tra le più basse d’Europa, nonostante i progressi recenti. Investimenti nei servizi per l’infanzia, in particolare per gli asili nido, possono agevolare l’occupazione femminile, ancora ostacolata dalla carenza di strutture adeguate, oltre che da una distribuzione squilibrata degli adempimenti familiari.

Tuttavia, anche nello scenario più favorevole, un incremento dei tassi di attività potrà al massimo compensare il calo della popolazione attiva.

Per ampliare stabilmente la forza lavoro, è necessario creare opportunità di occupazione attrattive per i numerosi italiani che lasciano il Paese alla ricerca di migliori prospettive. Negli ultimi dieci anni sono emigrati 700.000 italiani, un quinto dei quali giovani laureati48.

L’immigrazione regolare può fornire un apporto rilevante, soprattutto nei settori delle costruzioni e del turismo, che registrano una crescente scarsità di manodopera.

Il suo contributo può estendersi alle attività a maggior valore aggiunto, a condizione che si riesca ad attrarre profili qualificati. Su questo fronte l’Italia sconta un ritardo: tra i principali paesi, è quello con la più bassa quota di immigrati laureati. Ridurre questo divario richiede anche l’adeguamento dei sistemi di riconoscimento dei titoli di studio e delle competenze agli standard europei.

La finanza pubblica

Rispetto a quindici anni fa – quando le valutazioni delle agenzie di rating sul debito pubblico italiano iniziarono a peggiorare – i fondamentali della nostra economia sono nettamente migliorati. La posizione patrimoniale verso l’estero, allora negativa per 20 punti percentuali di PIL, oggi è positiva per 15. Il sistema bancario si è molto rafforzato, un elemento che incide in misura rilevante sulle valutazioni delle agenzie.

Il percorso di risanamento dei conti pubblici è però solo all’inizio. Il debito resta elevato e, nei prossimi anni, la spesa sarà sottoposta a pressioni legate all’invecchiamento della popolazione, alle transizioni verde e digitale, al rafforzamento della capacità di difesa.

Le nuove regole europee hanno restituito alla politica di bilancio un orizzonte di medio periodo, contribuendo ad ancorare le aspettative degli investitori. Il Piano strutturale di bilancio di medio termine, pubblicato lo scorso autunno, delinea un percorso del debito coerente con questo nuovo impianto. Il Documento di finanza pubblica 2025, approvato in aprile, ha confermato che si procede lungo quella traiettoria.

È fondamentale assicurare la continuità di questo cammino anche in caso di indebolimento del quadro macroeconomico. I progressi compiuti negli ultimi anni devono spingerci a mantenere una politica di bilancio prudente e a intensificare l’azione di riforma necessaria a sostenere la crescita.

Sviluppo economico e sostenibilità dei conti pubblici sono interdipendenti. La fiducia nella solidità della finanza pubblica favorisce gli investimenti; una crescita più elevata, a sua volta, rende meno gravoso il consolidamento di bilancio.

“Da noi – ha concluso il Governatore –  i problemi di crescita e innovazione che oggi assillano l’Europa sono emersi prima, e in modo accentuato. Scontiamo vecchie debolezze strutturali che non abbiamo saputo superare: il dualismo territoriale, i bassi livelli di istruzione, la frammentazione del sistema produttivo, la difficoltà di innovare. Sopportiamo, da quarant’anni, il peso di un debito pubblico che toglie spazio agli investimenti e condiziona le politiche economiche. Dopo la scossa delle crisi finanziaria globale e dei debiti sovrani, stiamo però vedendo segni di cambiamento: nella manifattura e nei servizi, nel settore finanziario, nel funzionamento delle Amministrazioni pubbliche, nella capacità di ricerca. Sono segni di vitalità che non vanno dispersi. Non sono risultati compiuti, ma rappresentano un avanzamento reale. È una base concreta su cui costruire, impegnandosi nelle riforme, combattendo le rendite di posizione, offrendo prospettive ai giovani. Abbiamo la responsabilità e la possibilità di farlo”.

Le Casse di previdenza private in Banca d’Italia

Sono circa 1,95 miliardi di euro i soldi investiti da 11 Casse di previdenza private in quote di capitale della Banca d’Italia, detenendo circa il 25% delle azioni. Le Casse azioniste sono: Enpam, Inarcassa e Cassa Forense, ognuna con 370 milioni di euro con 140 mila quote, collocandosi così seconde nella classifica degli investitori per numero di azioni,  seguono, in ordine all’entità del capitale investito, Cassa Dottori Commercialisti, Enpaia, Eppi, Enpacl, Cnpr, Enpapi, Enpab e Enpap.

Per leggere l’intervento integrale del Governatore di Banca d’Italia  cliccare su https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2025/cf_2024.pdf

Adepp.

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.