Non si può escludere il Servizio Sanitario Nazionale sul fine vita
Personalmente, con la Sla non sono autosufficiente e comunico solo grazie a un puntatore oculare ma riesco a lavorare, incontrare persone e coltivare gli affetti ma voglio essere libero di decidere, quando non potrò più farlo o diventerà una sofferenza troppo pesante per la famiglia, di staccare la spina
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Quella del fine vita è l’ennesima vicenda che dimostra la distanza tra i bisogni concreti di tante persone e famiglie che soffrono e una parte della politica. Prevalgono le convinzioni ideologiche anche di fronte alla materialità delle condizioni di chi vive con malattie gravi e incurabili.
La Corte costituzionale, da ormai quattro anni e con diverse sentenze, ha definito i requisiti per poter accedere al suicidio assistito: la capacità della persona di decidere liberamente, la presenza di una malattia incurabile che provoca dolore e sofferenza e la dipendenza dal supporto vitale di apparecchi meccanici.
Più volte la Corte ha sollecitato il Parlamento a legiferare sul tema, ma l’ostracismo della destra ha impedito di raggiungere il risultato. La scorsa Legislatura, la Camera dei deputati approvò il Disegno di Legge Bazoli che raccoglieva le indicazioni della Corte e che Lega e Forza Italia hanno poi insabbiato al Senato.
Ora al Senato è in discussione un Disegno di Legge presentato dalla maggioranza che, ancora di più dopo gli emendamenti dei relatori, sembra più orientato a ridimensionare le sentenze della Corte più che a recepirle. Si toglie ogni ruolo al Servizio Sanitario Nazionale, si allungano i tempi burocratici e si tenta di aggiungere ulteriori requisiti per ridurre ulteriormente l’accesso al suicidio assistito.
La Corte chiarisce che il suicidio assistito è un diritto per chi versa in determinate condizioni. Le forze di governo lavorano per ridimensionarlo e per ridurre la libertà di scelta. Non coinvolgere il Servizio Sanitario Nazionale vuol dire escludere chi non ha altro modo per orientarsi e trovare assistenza.
Il messaggio è che si è costretti a riconoscere la possibilità del fine vita ma il governo non condivide, ostacola e ti lascia solo. Non si tratta di incentivare il suicidio assistito ma di garantire la libertà di scelta.
Il Disegno di Legge del governo, come le stesse sentenze della Corte, escludono le persone affette da malattie degenerative, dolorose e paralizzanti che però non hanno bisogno del sostegno vitale di apparecchi meccanici. Su questo alcune Regioni hanno legiferato ma, anche questo è un tema che la politica non può ignorare.
Io penso che un Paese laico e democratico debba farsi carico della sofferenza delle persone e riconoscere e rispettare la loro volontà. È una grande sfida del nostro tempo che non si può ridurre a una ordinaria questione politica. Riguarda un diritto riconosciuto dei cittadini e la loro libertà di scelta.
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