L’Italia sotto tiro digitale
Dalle Olimpiadi a Milano-Cortina alle urne: la vera minaccia non è l’hacker che spegne un server, ma la manipolazione che mina la fiducia nel voto.
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Non servono più bombe né carri armati: oggi basta un clic. L’Italia è nel mirino di una guerra silenziosa e subdola, fatta di attacchi informatici e manipolazioni digitali. Lo dicono i numeri: oltre 5mila offensive informatiche soltanto nei primi sei mesi del 2025, decine di infrastrutture critiche prese di mira, centinaia di indagini aperte.
Ma dietro le statistiche si nasconde un pericolo ancora più inquietante. Non è solo l’energia, la sanità o i trasporti a rischiare: è la democrazia stessa. Lo ha detto senza giri di parole il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Le consultazioni elettorali rappresentano un obiettivo particolarmente sensibile”. E se a dirlo è il titolare del Viminale, non si tratta più di un’ipotesi remota, ma di un campanello d’allarme che non possiamo ignorare.
Le elezioni, cuore del patto democratico, sono esposte a un’arma nuova: la manipolazione digitale. Non serve hackerare le urne per inquinare il voto. Basta saturare i social con contenuti manipolatori, fake news, campagne orchestrate per screditare candidati e insinuare sfiducia nelle istituzioni. È successo altrove, potrebbe accadere qui. I Giochi Olimpici di Parigi 2024 sono stati presi di mira da ondate di disinformazione: perché pensare che le urne italiane possano essere immuni?
Il rischio è duplice e devastante. Da un lato gli attacchi diretti ai sistemi: intrusioni, furti di dati, sabotaggi. Dall’altro, la propaganda virale che avvelena il dibattito pubblico in tempo reale. Due facce della stessa strategia: destabilizzare il Paese dall’interno, logorandone la fiducia e spingendo i cittadini a dubitare della legittimità del voto.
E allora la domanda brucia: siamo pronti? Abbiamo anticorpi culturali, oltre che barriere tecnologiche, per resistere a questa offensiva invisibile? Perché non basterà blindare i server del Viminale: servirà un’opinione pubblica più consapevole, capace di riconoscere la manipolazione e di difendere il proprio voto dall’inganno digitale.
La minaccia è qui e ora. Milano-Cortina 2026 sarà un banco di prova, ma la vera sfida arriverà prima, nelle urne. E se l’Italia non saprà reagire, rischiamo di trovarci con un processo democratico inquinato alla radice.
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