Anno: XXV - Numero 85    
Giovedì 16 Maggio 2024 ore 13:00
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Diventa strutturale lo scudo per gli autonomi in difficoltà

La manovra ha previsto per il 2024 cambiamenti significativi ai requisiti di accesso all’Iscro

Diventa strutturale lo scudo per gli autonomi in difficoltà

La legge di bilancio del 2024 ridefinisce l’Iscro trasformandola da sperimentale a misura strutturale. Questa nuova forma, se da un lato offre requisiti più flessibili, comporta dall’altro un costo aggiuntivo per i lavoratori autonomi, con un aumento dell’aliquota contributiva del 0,35%.

Inizialmente presentata come una sorta di cassa integrazione per le partite Iva, l’Iscro è stata introdotta come una misura sperimentale con la legge di bilancio 2021. La misura si sarebbe dovuta concludere nel 2023, ma il governo ha deciso di estenderne la durata, rendendola strutturale. Tuttavia, la sperimentazione triennale ha evidenziato alcuni limiti e restrizioni nei requisiti di accesso, riflettendosi in una scarsa adesione con soli 3.800 beneficiari nel 2022 e ricevendo numerose critiche. Una delle principali critiche riguardava il limite di reddito richiesto, ritenuto eccessivamente basso e quasi in linea con la soglia di non imponibilità fiscale sollevando dubbi sul reale impatto della misura nel sostenere coloro che versano in difficoltà economica a causa di forti cali di fatturato. Inoltre, è stato contestato il requisito di quattro anni di anzianità per la partita Iva, escludendo i professionisti più giovani. Altre critiche hanno riguardato l’obbligo di dimostrare la partecipazione ad attività formative o di aggiornamento professionale. Tale obbligo, secondo alcune associazioni di categoria, non trova riscontro nel caso della cassa integrazione dei dipendenti, generando quindi un trattamento diverso e discriminatorio tra le categorie di lavoratori. Di fronte a queste critiche e opinioni contrastanti, il governo Meloni ha coinvolto le parti sociali per valutare un’eventuale estensione dell’indennità. La nuova legge di bilancio per il 2024 apporta cambiamenti significativi ai requisiti di accesso all’Iscro, aprendo la strada a un maggior numero di potenziali beneficiari.

Ora i lavoratori autonomi, tra i quali gli avvocati, devono rispettare diversi requisiti: non devono essere beneficiari di trattamenti pensionistici diretti, né essere coperti da altre forme previdenziali obbligatorie o ricevere assegno di inclusione. Inoltre, il richiedente deve aver guadagnato meno del 70% della media dei redditi da lavoro autonomo nei due anni precedenti. Questo è un cambiamento significativo rispetto al precedente requisito del 50%. Allo stesso tempo, l’importo massimo annuale di reddito per richiedere l’indennità è stato innalzato da 8.145 a 12.000 euro, permettendo a chi guadagna al massimo 1.000 euro lordi al mese di farne richiesta. Parallelamente, i beneficiari devono partecipare a corsi di aggiornamento professionale, secondo i criteri stabiliti da un decreto ministeriale.

Le richieste per l’Iscro dovranno essere inviate tramite modalità telematica entro il 31 ottobre di ogni anno, includendo l’autocertificazione dei redditi prodotti nei periodi pertinenti. L’Inps successivamente trasmetterà i dati all’AdE per la verifica dei requisiti.

L’importo concesso sarà il 25% della media dei redditi dichiarati nei due anni precedenti, corrisposto per sei mensilità. Questo sostegno non implica contributi figurativi, ma impatta sul reddito complessivo. L’importo oscillerà tra un minimo di 250 euro e un massimo di 800 euro al mese, soggetto a revisione in base agli indici Istat.

La cessazione della partita Iva durante il periodo in cui si sta percependo l’indennità determina immediatamente la fine del beneficio. Questo ausilio non può essere richiesto nel biennio successivo all’inizio dell’utilizzo.

Tuttavia queste modifiche comportano costi significativi. Si prevede un aumento degli oneri a partire dal 2024, con un incremento graduale fino al 2033, raggiungendo un costo di 23,4 milioni di euro all’anno. Tali spese saranno sostenute direttamente dai lavoratori autonomi attraverso l’aumento dell’aliquota contributiva Inps, che passerà dal 26,23% attuale al 26,07%, anziché scendere al 25,72% come previsto inizialmente.

Il Dubbio

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