Concessioni balneari, come si concedono e come funzionano le gare.
Entro il 31 dicembre 2024 tutti i territori dovranno bandire procedure di gara imparziali e trasparenti, alcuni Comuni iniziano a muoversi come il caso di Jesolo.
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In una nota il Consiglio di Stato ha ribadito “la necessità, per i Comuni, di bandire immediatamente procedure di gara imparziali e trasparenti per l’assegnazione delle concessioni ormai scadute il 31 dicembre 2023”. In relazione all’avvio della stagione balneare, il Consiglio di Stato consente, in caso di difficoltà nel completamento della gara, la sola proroga c.d. tecnica fino al 31 dicembre 2024.
Sul tema delle concessioni balneari l’Italia si contrappone a Bruxelles e rischia multe salate perché continua a rinviare la liberalizzazione del settore con vari argomenti tra cui, l’ultimo, è quello della scarsità delle risorse: secondo il Governo c’è abbondanza di spiagge libere e solo il 33% è dato in licenza ai privati per scopi turistici.
Secondo la Commissione Europea, l’Italia ha considerato “spiagge libere” anche le aree demaniali non disponibili come le coste rocciose, i porti commerciali e le zone marine protette.
La situazione vede interessi politici ed economici rilevanti. Dalle oltre 16mila concessioni esistenti lo Stato ricava in media poco più di 100 milioni l’anno grazie ai canoni. Le spiagge sono infatti di proprietà pubblica. Una cifra che appare bassa, secondo la Corte dei Conti, se si valutano i fatturati dei gestori che nel 2024 possono contare su canoni più leggeri ridotti del 4,5% annuo a causa dell’inflazione.
Dei Paesi europei, a parte l’Italia, Grecia, Croazia, Francia fanno regolarmente le gare previste dalla direttiva Bolkenstein per vedere chi deve gestire gli stabilimenti balneari. In Spagna non c’è il concetto di concessione demaniale sulla spiaggia, in Portogallo si fanno le gare con un piccolo vantaggio per chi già gestisce lo stabilimento e proprio per questo anche Lisbona ha ricevuto la procedura d’infrazione dall’Europa

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