Bando europeo off-limits per i ricercatori italiani.
Un gigantesco progetto di Bruxelles da oltre un miliardo di euro rischia di veder tagliati fuori gli studiosi del nostro paese.
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C’entra una novità introdotta dal governo Draghi, che rende i contratti incompatibili con i format Ue. Il governo lo vorrebbe cambiare, ma finora non ci è riuscito.
Rischia di essere un’opportunità persa per i ricercatori italiani la partecipazione ai nuovi bandi Marie Skłodowska-Curie annunciati dalla Commissione Europea. E considerando le condizioni economiche in cui versa la ricerca in Italia, il rammarico è doppio. Il nodo sarebbe “contrattuale” e “politico”: da una parte, infatti, l’introduzione nella scorsa legislatura (governo Draghi) del contratto di ricerca, unico strumento giuslavoristico per inquadrare i lavoratori della ricerca, non è compatibile con alcuni progetti Ue, come il Marie Skłodowska-Curie, che richiedono più flessibilità. Dall’altra le oppozioni sarebbero sorde ai tentativi della maggioranza di intraprendere qualsiasi modifica del contratto che permetterebbe ai ricercatori di partecipare. Una situazione incresciosa che sta provocando forte preoccupazione sia all’interno del Ministero dell’Università e della Ricerca che nella comunità scientifica tutta. Nei giorni scorsi molti scienziati hanno firmato un appello al Parlamento denunciando la situazione: “La recente riforma del contratto della ricerca voluto dal Governo Draghi ha lasciato il sistema nazionale senza uno strumento contrattuale adeguato per assumere i giovani dottorandi che partecipano ai progetti europei Marie Skłodowska-Curie”, si legge. “I progetti MSCA sono solo un esempio emblematico di una problematica più ampia. Per avviare una carriera nella ricerca è necessario disporre di strumenti flessibili, in grado di offrire a un numero ampio di giovani l’opportunità di misurarsi con questo percorso e valutarne l’attitudine”.
L’Italia si trova così “nell’impossibilità di stipulare un contratto di lavoro conforme ai requisiti previsti, rendendo al momento, di fatto, inammissibile il finanziamento europeo”, si legge nella lettera, firmata, tra gli altri, dal Nobel Giorgio Parisi, la presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche Maria Chiara Carrozza, la presidente dell’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea Maria Cristina Pedicchio, il presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei Roberto Antonelli e Antonio Zoccoli, presidente della Consulta dei Presidenti degli Enti pubblici di Ricerca e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
La rinuncia eventuale a questi bandi non è, d’altronde, di poco conto. Parliamo di oltre “1,25 miliardi di euro nel 2025 nell’ambito delle Marie Curie Actions” che potrebbero tramutarsi in una “straordinaria” occasione sfumata. I finanziamenti includono il nuovo programma pilota da 22,5 milioni intitolato ‘Choose Europe for Science’, rivolto a borse post-doc con bandi attesi in ottobre. “Siamo il continente dove l’innovazione serve l’umanità”, ha detto Ursula von der Leyen, “e il nostro messaggio è chiaro: Choose Science. Choose Europe”, scegliete la scienza, scegliete l’Europa. Le nuove misure rafforzano il pacchetto presentato ieri dall’esecutivo Ue con il programma di lavoro Horizon Europe 2025 da 7,3 miliardi. Il pacchetto Marie Skłodowska-Curie Actions include due nuovi bandi di finanziamento: Reti di Dottorato Msca (597,8 milioni di euro, 28 maggio-25 novembre) per reclutare e formare dottorandi nel mondo accademico e in altri settori, tra cui industria, imprese e pubblica amministrazione. Il programma include anche reti specializzate di dottorati congiunti e reti di dottorati industrial e Msca & Citizens (16,3 milioni di euro, 17 giugno-22 ottobre) per avvicinare la scienza al pubblico con le attività della Notte europea dei ricercatori e dei Ricercatori nelle scuole, mettendo in mostra l’impatto della ricerca sulla vita quotidiana dei cittadini. Msca dedicherà anche altri 10 milioni di euro al supporto dei ricercatori ucraini sfollati attraverso il programma di borse di studio Msca4Ukraine .
A questi si aggiungono bandi già aperti come il Cofund (105,6 milioni), per programmi post-doc nazionali; Staff Exchanges (97,7 milioni), per scambi tra settori e Paesi; e Postdoctoral Fellowships (404,3 milioni), per esperienze di ricerca internazionali. Un progetto ambizioso di cui i ricercatori italiani rischiano di rimanere spettatori. La situazione si è creata quando il 2 aprile scorso l’Agenzia esecutiva responsabile dell’implementazione dei progetti Marie Curie Actions (Msca) ha comunicato ai vincitori italiani l’obbligo di stipulare un contratto di lavoro. Ma l’unico strumento che lo avrebbe permesso sarebbe stato l’assegno di ricerca, abolito da gennaio 2025. In risposta all’allarme lanciato dalla comunità scientifica, il Ministro ha lanciato un appello alle opposizioni, sottolineando l’urgenza di trovare una soluzione per evitare che i giovani ricercatori italiani restino esclusi da un’opportunità così importante. Soluzione che sarebbe rappresentata da un emendamento a firma Occhiuto-Cattaneo all’esame del Senato in merito al dl Scuola-Mim. Tuttavia, l’appello è stato respinto. Il Ministro aveva auspicato un percorso parlamentare condiviso, per evitare che — come avvenuto nelle scorse settimane — alcune forze politiche sostenessero esposti alla Commissione Europea contro qualunque riforma dei contratti di ricerca collegati al Pnrr con una milestone.
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