Report, Meloni: Garante Privacy in quota Pd-M5s, ridicolo accusare noi
“Forse avrebbero dovuto scegliere meglio”.
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“Questo Garante per la Privacy è stato eletto durante il governo giallorosso, quindi Pd e M5s, il presidente è in quota Pd, dire che sia pressato dal governo di centrodestra mi sembra ridicolo. Cioè se il M5s e il Pd non si fidano di chi hanno messo alla presidenza dell’Authority non se la possono prendere con me, forse dovevano scegliere meglio”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti all’Aeroporto di Fiumicino.
“Poi – ha aggiunto – si può discutere della legge, se volete rifacciamo la legge ma non l’ho fatta io: forse ve la dovreste prendere con qualcun altro”.
“Il Garante per la Privacy è diventato un tribunale politico”, dice Ranucci. E in effetti ormai decidono le multe in base al voto: centrodestra? 200mila euro. Centrosinistra? ammonizione con diffida.
Elly Schlein vuole azzerare tutto e ripartire: come se bastasse aggiornare il firmware dell’Authority per eliminare i conflitti d’interesse. Giorgia Meloni risponde che non è di sua competenza — e qui, finalmente, siamo tutti d’accordo: la competenza non c’entra davvero niente.
Il M5S la accusa di “rispondere da burocrate”. In Italia è la prima volta che un premier viene criticato per essere troppo istituzionale: di solito il problema è l’opposto, tipo “ha risposto da tiktoker”.
Intanto Report rivela messaggini, contatti e visite a Via della Scrofa: la nuova app si chiama WhatsApp Data Breach – versione istituzionale. Ghiglia, membro del Garante, garantisce che è tutto regolare: come il vino della casa a Ferragosto.
E così scopriamo che l’organo che dovrebbe difendere la nostra privacy ha meno riservatezza di un gruppo Facebook di quartiere. Oggi il cittadino non sa se è tutelato o intercettato, ma sa che il Garante ha almeno tre fazioni interne e un ufficio stampa da varietà Rai.
Ranucci conclude che l’inchiesta mostra “un’anomalia che conoscevamo da tempo”. Perfetto: in Italia l’unica cosa davvero trasparente resta l’opacità.
Morale? La privacy in Italia non è più un diritto, ma un reality. E il Garante, più che arbitro, è il concorrente che si dimentica di spegnere il microfono in confessionale.
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