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Picco di malattie nel giorno del Green pass

L 'Ordine dei medici agli iscritti: "Niente certificati al telefono, è un reato"

Picco di malattie nel giorno del Green pass

Picco di malattie nel giorno del Green pass, l’Ordine dei medici agli iscritti: “Niente certificati al telefono, è un reato”

Nel giorno del debutto del Green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro, si è registrato un picco di certificati per malattia rispetto al venerdì precedente. Nel dettaglio, +23,3%, stando ai dati Inps forniti dal ministro Brunetta alle 12. E s’insinua il dubbio che molti lavoratori siano rimasti a casa per “temporeggiare”, magari in attesa di vaccinarsi o di un rinvio dell’obbligo della vaccinazione. Ma dall’Ordine dei medici arriva un monito: “Niente certificati al telefono, si concedono solo dopo visita in presenza, come prescrive la legge. E per quelli rilasciati sono state seguite tutte le regole”.

I medici fanno muro – “La certificazione di malattia a carico del servizio sanitario nazionale – sottolinea a Il Messaggero Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie – è obbligatoria e viene rilasciata anche sulla base di sintomi presentati dai pazienti. I medici si limitano semplicemente a certificare quello che vedono o quello che il paziente dichiara. Ci sono sintomi però che non è possibile constatare, si pensi per esempio a chi dice di avere mal di pancia o giramenti di testa”.

E ricorda: “Il rilascio di certificati non in presenza del paziente ma a distanza è vietato dalla legge, è dunque un reato”.

“Se i medici hanno rilasciato i certificati – ribadisce sempre a Il Messaggero il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli – lo hanno fatto seguendo tutte le regole. Il medico deve visitare per forza il paziente e deve fare una valutazione oggettiva. Facciamo comunque un appello a stare molto attenti nel rilasciare i certificati rispettando tutte le norme di legge. Ma questo, ripeto, avviene regolarmente ed è parte integrante della professione. È chiaro che anche il disagio sociale talvolta può determinare uno stato di malattia. Quindi il medico deve valutare con estrema attenzione queste situazioni caso per caso per capire se creano o meno una inabilità al lavoro”.

“Se un paziente viene a studio lamentando una patologia non obiettivabile, tipo una cefalea – rimarca Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi) – io credo a quello che mi dice. Alcuni casi non si possono indagare con indagini strumentali. A volte si tratta di una patologia che si risolve in un giorno o due. Ecco perché noi diciamo da sempre che per patologie brevi sarebbe meglio un’autocertificazione da parte del paziente. Credo che nessuno abbia fatto un certificato compiacente – conclude Onotri – non permettiamo a nessuno di fare illazioni o di sottendere situazioni che assolutamente non esistono”.

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