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Fascicoli falsificati nel Napoletano: nella retata degli avvocati c'è anche la moglie del presidente anticamorra

Corruzione, soppressione, distruzione e occultamento di atti pubblici, falsità in atti pubblici, uso di valori di bollo contraffatti e truffa ai danni dello Stato sono le accuse mosse sulla scorta di filmati e intercettazioni

Fascicoli falsificati nel Napoletano: nella retata degli avvocati c'è anche la moglie del presidente anticamorra

C’è anche la moglie del presidente della commissione regionale anticamorra tra gli avvocati arrestati nella storia dei fascicoli manomessi nel Nolano. Una doccia fredda per Carmine Mocerino (Caldoro presidente), da sempre uomo delle istituzioni impegnato nella lotta ai clan e a ogni genere di malaffare nel territorio regionale. È quanto emerge da un blitz coordinato dalla Procura di Nola, che ha portato agli arresti la cancelliera del giudice di pace di Marigliano; ai domiciliari una pattuglia di una decina di avvocati; mentre è stata disposta la sospensione di tre avvocati per un anno. Fascicoli distrutti, fascicoli falsificati con l’inserimento di marche da bollo fasulle o – in alcuni casi – di nomi inesistenti o di soggetti deceduti. Succedeva anche questo dinanzi al giudice di pace di Marigliano, grazie alla presunta complicità di una cancelliera factotum, per i suoi rapporti illeciti con un gruppo di avvocati. Finisce in cella Antonietta Briaca, impiegata del comune vesuviano poi distaccata come cancelliere del giudice di pace, ritenuta il terminale di una serie di operazioni opache, finalizzate a veicolare procedimenti giudiziari sempre dinanzi allo stesso giudice; ma anche a distruggere alcuni fascicoli processuali o a crearne di nuovi, in modo completamente fasullo, nel tentativo di rubare marche da bollo, per una truffa allo Stato di oltre 40mila euro. È per lei, per la cancelliera Briaca, che viene organizzata una cena in una villa in casa di uno degli avvocati, per consegnarle un regalo da mille euro – un bracciale modello tennis – che rappresenta, secondo gli inquirenti, uno dei modi per sdebitarsi di una serie di condotte illecite. E non è un bel giorno per la giustizia vesuviana, secondo quanto emerge dalle indagini della Procura di Nola. È stato il gip Fortuna Basile a firmare dieci ordini di arresti ai domiciliari a carico di altrettanti avvocati; e di un altro ex dipendente del comune di Marigliano, finito nella trama delle indagini; ed è lo stesso gip ad aver disposto l’interdizione dalla professione per altri tre avvocati. Ma andiamo con ordine. Decisive le immagini ricavate grazie a una telecamera nascosta, ma anche alle intercettazioni che consentono di ricostruire la presunta trama di contatti clandestini. Corruzione, soppressione, distruzione e occultamento di atti pubblici, falsità in atti pubblici, uso di valori di bollo contraffatti e truffa ai danni dello Stato sono le accuse mosse sulla scorta di filmati e intercettazioni. Sotto accusa gli avvocati Maria Luisa D’Avino, Raffaele Pellegrino, Raffaele Montella, Anna Sommese, Pasquale Ambrosino, Maurizio Incarnato; Filomena Liccardo (per la quale scatta la sospensione di un anno dalla professione di avvocato), Massimo Marra, Angelo Guadagni (per il quale c’è la sospensione di avvocato per un anno); Maria Rosaria Santoro (per la quale scatta la sospensione dalla professione di avvocato per un anno); Pietro Marzano. A finire agli arresti domiciliari, dunque, anche l’avvocato D’Avino, moglie del consigliere regionale Carmine Mocerino, un politico da tempo impegnato nella lotta alla camorra e a ogni genere di malaffare, che al Mattino spiega: «Come uomo delle istituzioni ripongo assoluta fiducia nell’operato della magistratura, dobbiamo leggere le prime conclusioni di questa indagine per replicare in modo puntuale alle accuse». Assieme alla Briaca e al collega Raffaele Pellegrino, D’Avino avrebbe contribuito a distruggere in una occasione due fascicoli processuali; in un’altra circostanza avrebbe fatto sparire un numero imprecisato di fascicoli. A partire da oggi gli interrogatori di garanzia. Difesi – tra gli altri – dai penalisti Giovanni Conti, Roberto Cuomo, Francesco Picca, Angelo Pignatelli – tutti gli indagati potranno replicare alle accuse e dimostrare la correttezza della propria condotta.

Tratto da Il Mattino

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