Concessioni balneari. Lo stato dell’arte di uno scandalo
Una sentenza della Cassazione che fustiga il divieto di accesso pubblico alla battigia da parte di una spiaggia in concessione ad un’azienda balneare, risveglia l’attenzione verso questa indecenza della normativa italiana.
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La sentenza ribadisce: il diritto di libero accesso al mare per la sola balneazione non può essere compresso dall’annessione al lido insistente sul demanio marittimo della strada comunale anche se ricompresa nella delibera comunale. Sintomatico che la parte soccombente, il proprietario del lido, sia andato fino in Cassazione per farsi dire ciò che la legge prevede. E’ possibile che i non pochi soldi che abbia dovuto spendere in questa causa, abbia deciso di investirli perché arrogantemente convinta delle proprie ragioni, frutto di una mentalità e un andazzo di uso del demanio pubblico favorito da amministrazioni comunali e regionali spesso accondiscendenti, più per qualche voto in più che per convinzione antiliberista (… ché spesso il libero mercato non sanno neanche cosa sia).
Le attuali concessioni balneari, in barba a leggi e sentenze (financo Consiglio di Stato) sono state prorogate (la scadenza era 31 dicembre 2023) al 30 settembre 2027, e le gare per l’assegnazione delle concessioni dovranno essere indette entro giugno 2027, con possibile proroga al 31 marzo 2028. Una vicenda che avrebbe dovuto essere risolta nel 2006 quando, la direttiva 123 dell’Ue, aveva stabilito che le concessioni dovevano essere soggette ad assegnazione per gara. L’Italia se n’è sempre fregata ed ha continuato imperterrita a far usare le spiagge pubbliche, con canoni ridicoli di un minimo di poco più di 3mila euro l’anno, di recente anche fatto calare per legge.
Per le gare che, visti i precedenti, sicuramente saranno a fine marzo 2028, non si possono escludere ulteriori proroghe. Mentre la legge prevede che le aziende balneari che non vinceranno i bandi dovranno usufruire di indennizzi che – per capire meglio come funziona la politica – ci sono regioni, come la Toscana, che hanno deciso di erogare prima ancora che lo prevedesse la legge nazionale.
Questa delle concessioni balneari è un banco di prova e sperimentazione di come le rendite di posizione, tipiche delle corporazioni economiche italiane in regime anti-concorrenza, impediscono la crescita economica e del lavoro.
Articolo di Vincenzo Donvito Maxia
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