Von der Leyen, il discorso forte di un presidente debole
Spirano venti di guerra in Europa dopo la violazione dello spazio aereo polacco ad opera di droni russi.

Per il premier polacco Tusk non si è mai stati così vicini a un nuovo conflitto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. E se la Polonia invoca l’articolo 4 della Nato (che prevede consultazioni formali in caso di minaccia all’integrità territoriale, alla sicurezza o all’indipendenza politica di un Paese alleato), la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel discorso sullo stato dell’Unione tenuto stamane a Strasburgo, rilancia sulla difesa europea: nuovi obiettivi comuni da qui al 2030, un semestre europeo della difesa, sei miliardi di euro dal prestito G7 per un’alleanza sui droni con l’Ucraina.
Nel discorso sullo stato dell’Unione, a poche ore dall’invasione dei droni russi nello spazio aereo polacco (al momento l’incaricato d’affari della Federazione russa a Varsavia, Ordash, nega che si sia trattato di droni russi e dichiara: “Sappiamo una cosa: questi droni volavano dall’Ucraina”), von der Leyen ha affermato: “Difenderemo ogni centimetro del nostro territorio, l’Europa è in lotta per essere libera”.
Von der Leyen parla in un’aula finalmente affollata dopo che all’Alto Rappresentante per la Politica estera Kaja Kallas è toccato riferire in un’aula desolatamente vuota.
La numero uno della Commissione europea, nella sua allocuzione, rilancia sull’auto “e-car” nel senso di “ecologica, europea, economica”. Il futuro sarà elettrico, dice la presidente, ma è necessario che l’Europa non rinunci a produrre auto senza lasciare il mercato interamente alla Cina.
C’è anche un cenno al nucleare, come fonte di energia pulita e strumento per ridurre le bollette, la rivendicazione della “forza del Green Deal europeo” (“siamo saldamente sulla buona strada per raggiungere il nostro obiettivo del 2030 di ridurre le emissioni di almeno il 55 percento”), un nuovo piano infrastrutturale per le Autostrade dell’Energia (“Dallo stretto di Øresund al Canale di Sicilia, lavoreremo per rimuovere questi colli di bottiglia uno per uno”).
E tuttavia, sullo sfondo del discorso della presidente von der Leyen, si staglia la sua debolezza politica. Von der Leyen non ha più una maggioranza solida ed è bersaglio di critiche sul dossier commerciale.
Il premier ungherese Orban ha gioco facile a palare di un “bilancio fallimentare. L’elenco dei fallimenti è noto a tutti: un’economia in rallentamento, una competitività in calo, una crisi migratoria e la violenza, una guerra persa e una politica verde sconsiderata”. Al di là delle buone intenzioni espresse da von der Leyen, l’automotive è in crisi in tutto il continente e l’adesione dogmatica al Green deal ha dato alla Cina un vantaggio competitivo difficilmente superabile.
Per chi è stato protagonista della stagione precedente, quella dei Timmermans e dei “ricollocamenti” dei migranti (che tanto hanno penalizzato i paesi di approdo come l’Italia), appare pressoché impossibile apparire come credibili interpreti di una stagione nuova, di rottura. E nell’Europa sempre più impopolare, dove crescono le forze di destra euroscettiche, servirebbero cambiamenti radicali.
Nelle parole di von der Leyen, la svolta non c’è, se non nei toni più duri verso Israele, bersaglio di imprecisate “sanzioni”. L’unica nota politica di rilievo riguarda la necessità di passare alla maggioranza qualificata “in alcuni settori, ad esempio in politica estera: “è ora di liberarsi dalle catene dell’unanimità”, scandisce von der Leyen. C’è da dubitare che sarà lei a intestarsi un’innovazione di tale portata.
By Annalisa Chirico su Fortune Italia
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