Task force anti-dazi.
Meloni convoca d'urgenza i ministri, vuole un Consiglio europeo straordinario
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ll governo non si discosta dal percorso delineato dalla Commissione Ue, ma tiene aperta anche una possibile interlocuzione con Trump. Tuttavia, Salvini già si distingue: “Difendere con determinazione l’interesse nazionale anche alla luce dei troppi limiti dell’Europa”
Giorgia Meloni convoca a Palazzo Chigi i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e i ministri interessati dal tema dazi. Nella sede del governo sono arrivati anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, i titolari dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dello sviluppo economico Adolfo Urso, il ministro degli affari europei Tommaso Foti. Non c’è al momento la convocazione di un consiglio dei ministri straordinario, ma è chiara l’intenzione della presidente del consiglio di dar vita a una ‘task force anti-dazi’ che seguirà passo passo l’evoluzione della situazione. Meloni a quanto si apprende vuole un quadro dettagliato dell’impatto che le misure annunciate da Donald Trump possono avere nei diversi settori economici nazionali. E prepara su queste premesse l’interlocuzione costante con la Commissione europea e in prospettiva con l’amministrazione americana. Dall’Italia arriva la richiesta a Bruxelles di una convocazione in tempi brevi del consiglio europeo, che era informalmente previsto per dopo Pasqua. Meloni – che ha annullato tutti gli impegni in agenda – vuole arrivare a verificare quanto prima la disponibilità dell’amministrazione Trump a negoziare con l’Europa. “L’introduzione da parte degli Usa di dazi verso l’Unione Europea è una misura che considero sbagliata e che non conviene a nessuna delle parti. Faremo tutto quello che possiamo per lavorare a un accordo con gli Stati Uniti, con l’obiettivo di scongiurare una guerra commerciale che inevitabilmente indebolirebbe l’Occidente a favore di altri attori globali”, è stato il primo commento della presidente del consiglio.
Il governo italiano non si discosta dal percorso delineato dalla Commissione europea, ma tiene aperta anche una possibile interlocuzione con Trump, a vantaggio dei partner comunitari. “In ogni caso – ha aggiunto Meloni – agiremo nell’interesse dell’Italia e della sua economia, anche confrontandoci con gli altri partner europei”. Più tardi, il ministro delle politiche europee Foti ha ribadito il concetto. Trump è “intervenuto a gamba tesa sull’economia mondiale”, ha detto Foti “dopodiché dobbiamo capire se dietro questa iniziativa vi è una volontà di andare fino in fondo. Abbiamo una situazione che riguarda l’Unione Europea e la prima risposta la deve dare l’Unione Europea. Certo, non bisogna dare delle risposte di pancia. Sono dell’avviso, invece, che si debba necessariamente ragionare tenendo presente che gli Stati Uniti e l’Europa hanno una storia antica di rapporti. Poi è chiaro che oggi c’è anche un po’ un gioco delle parti e soprattutto Trump cerca sempre di evidenziare il negativo, ma se non evidenziasse quello non giustificherebbe le sue azioni. La polemica non serve a nessuno, serve fermezza e idee chiare su come si vuole agire”.
Se questa è l’impostazione di Meloni, qualche differenza emerge dalla Lega. Giorgetti e Salvini prima di arrivare a Palazzo Chigi hanno fatto il punto, insieme al gruppo economico della Lega. Se Meloni si ripromette di salvaguardare gli interessi nazionali “anche confrontandosi con gli altri partner europei”, Salvini pare più scettico che la Commissione faccia l’interesse italiano e chiede di trattare direttamente con Trump. Per il vicepremier leghista “se gli Stati Uniti hanno deciso di tutelare le proprie imprese, è necessario che l’Italia continui a difendere con determinazione il proprio interesse nazionale anche alla luce dei troppi limiti dell’Europa”. Per Meloni l’interesse nazionale va perseguito “anche con l’Europa”. Per Salvini, invece, la Cmmissione presenta “troppi limiti”. E dunque l’interesse nazionale può prescinderne.
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