Anno: XXVI - Numero 226    
Lunedì 24 Novembre 2025 ore 15:35
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Quattro gatti per l'Ucraina.

Nella piazza a Roma molti proclami: "Avanti anche senza gli Usa"

Quattro gatti per l'Ucraina.

Molto centrosinistra in piazza Esquilino, poca gente comune. Carlo Calenda tuona: “Meloni può tornare putiniana”. L’ex premier Paolo Gentiloni preoccupato: “La resa di Kiev significa guerra in Europa”. Pierferdinando Casini chiede al governo di aprire il portafoglio: “A Zelensky servono missili”

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Pochi in piazza a Roma ma determinati a sostenere l’Ucraina anche se dovesse mancare l’apporto americano, come dice Paolo Gentiloni, Pd, ex premier e commissario europeo: “Bisogna continuare a lavorare perché Trump continui ad esserci. Ma se annuncia un disimpegno l’Europa deve continuare a sostenere Kiev”. Decine di bandiere gialle e blu colorano piazza dell’Esquilino, dove la comunità ucraina in Italia organizza una primissima manifestazione nel giorno in cui a Ginevra si avviano le trattative sul piano Witkoff.

Con Oleg Horodteski, ci sono circa trecento connazionali. Uniti dallo sdegno per un piano che giudicano “una resa” e contro il quale annunciano una grande campagna di mobilitazione. Una parte della politica italiana li sostiene. Da Bruxelles si collega la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno che sta lavorando a una mobilitazione in tutte le capitali europee, da tenersi alla stessa ora. “È un piano inaccettabile, che non ha nulla a che vedere con la pace. Anzi prepara la prossima fase operative della guerra russa, che sarà, come dicono tanti analisti, contro l’Europa”. L’Unione e il governo italiano sono gli interlocutori della manifestazione.

Per il Pd ci sono Matteo Orfini e Michela De Biase in rappresentanza della segreteria, e un folto drappello di esponenti riformisti, da Filippo Sensi a Lia Quartapelle, a Walter Verini, Marianna Madia. In piazza anche il segretario di Più Europa Riccardo Magi, con il collega deputato Benedetto Della Vedova.
La maggioranza di governo è presente con Alessandro Battilocchio e Paolo Russo di Forza Italia. Il responsabile esteri di FdI Giulio Terzi di Santagata ha mandato un messaggio di solidarietà.

Parole di forte sostegno a Kiev arrivano dall’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini. “L’Ucraina non è in vendita, l’Ucraina va difesa. È un imperativo per l’Europa perché se l’abbandoniamo mettiamo una pietra definitiva sulla costruzione dell’Europa”, dice Casini che si rivolge anche al governo italiano. “Fin qui è  stato ineccepibile. Con una certa esperienza politica temo qualche scricchiolio, spero di sbagliarmi. Il governo dovrebbe capire che si difende l’Ucraina non solo con il cuore, ma anche con il portafoglio, partecipando ai piani per il sostegno economico e anche per far comprare armi per l’Ucraina, perché quel che gli diamo noi è molto poco e molto poco determinante, purtroppo”, dice Casini riferendosi anche al programma Nato per l’acquisto di missili difensivi Patriots e lanciarazzi Purl.

Un punto di vista condiviso da Paolo Gentiloni: “Continuare a sostenere l’Ucraina è l’unico modo per arrivare ad una pace vera. Altrimenti con la resa dell’Ucraina si arriva alla guerra in Europa, non alla pace giusta e duratura”, dice l’ex commissario europeo. Gentiloni non vuole calcare la mano sulle divisioni del centrosinistra. L’anno scorso, in questa stessa piazza c’era anche Giuseppe Conte. Oggi il leader M5s non c’è e neppure una delegazione del suo partito. “Quello è un punto di divergenza da risolvere”, si limita a dire Gentiloni che apprezza invece il modo in cui il Pd ha sostenuto Kiev “in questi mesi e come stia continuando a farlo. È il governo – osserva- che è posto davanti a un bivio tra la solidarietà a Trump su questo piano oppure all’Ucraina”.

Preghiere e canti si alternano con gli interventi da un palco improvvisato ai piedi dell’obelisco della piazza. Il segretario di Azione Carlo Calenda è tra i più netti con la premier Giorgia Meloni. “Come cinque anni fa Meloni era putiniana, può tornare a esserlo nel giro di pochissimo tempo. Meloni deve scegliere se essere coerente con la destra putiniana da cui proviene o essere coerente con l’Europa. Deve sapere che se molliamo oggi ne pagheremo le conseguenze noi e i nostri figli perché Putin saprà che può fare di più. Se non respingiamo la prepotenza di Trump noi finiremo in una posizione di soggezione rispetto a un bullo che crede di poter calpestare gli europei. Questo – aggiunge – è un piano russo, recepito da amici dei russi. L’amministrazione Trump è un asset della Russia”.

I sondaggi – l’ultimo dell’Istituto Izi per La 7 – dicono che il 44 per cento degli italiani intestano alla Russia la responsabilità dell’aggressione, ma anche che il 65 per cento degli italiani dopo oltre tre anni di guerra reputa che sia arrivata l’ora di una soluzione diplomatica. Saverio Longo, un cittadino romano, imprenditore di eventi sportivi, si aggira con una bandiera ucraina e una maglietta: “Putin bastardo assassino”. È uno dei più assidui alle manifestazioni per Kiev. “Non mi capacito di come gli italiani non reagiscano – dice- c’è una palese ingiustizia contro un popolo libero e non vedo la necessaria reazione”.
Per Riccardo Magi “non è accettabile che Putin sia riabilitato come un player al pari dell’Europa, quando invece è ricercato dalla corte penale internazionale. Il piano di Trump è un atto di forza perchè recepisce sostanzialmente tutti i punti voluti e desiderati dalla Russia e al contempo disarma l’aggredito. C’è da impegnarsi e da mobilitarsi perché i principali paesi europei in queste ore riescano ad avviare un negoziato che lo modifichi profondamente e radicalmente”. 

di  Alfonso Raimo  su Huffpost

 

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