Qualcosa sta cambiando? Più richieste d'asilo, meno migranti economici.
La fotografia dell'Ocse.
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 La fotografia del rapporto annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico: -4% dei flussi rispetto al 2023, ma a diminuire sono coloro che si spostano per lavoro. E che, quindi, servono ai Paesi occidentali, Italia compresa. Boom di migranti per motivi umanitari
Diminuiscono i migranti. In maniera significativa in Italia, in maniera meno evidente nel resto dell’Occidente. L’immigrazione, però, continua a essere diversa da quella che i governi europei immaginano. È questa la fotografia che emerge dal rapporto Ocse sull’immigrazione. Nel 2024 è stato registrato il primo calo di flussi migratori dal 2020, l’anno della pandemia Covid. La riduzione è contenuta: nel complesso, in tutti i Paesi Ocse, si registra un – 4%. In Italia, invece, i flussi sono diminuiti di un sesto tra il 2024 e il 2023, facendo registrare il -16%. Ma il dato è poco significativo perché, stando a quanto riportano i report del Viminale, nel 2025 i flussi sono ripartiti.
Quello che, però, è interessante rilevare nelle pieghe del documento è la netta riduzione dei migranti che si spostano per motivi di lavoro. Si tratta di quel tipo di immigrazione che ai governi interessa di più, per sopperire ai deficit di manodopera nostrana. Lo dimostrano anche i numerosi decreti flussi fatti dal governo Meloni. L’esecutivo di centrodestra ha consentito l’ingresso in Italia a un numero di lavoratori stranieri più alto di quello di tutti i governo di centrosinistra. Nonostante questo, i migranti per motivi di lavoro, in tutti i Paesi Ocse, nel 2024 sono diminuiti del 21%. Di contro, invece, sono aumentate le migrazioni per motivi umanitari. Che hanno registrato un’impennata del 23%.
Ma perché accade? L’organizzazione sui migranti per motivi di lavoro non si pronuncia. Secondo l’Ocse, però, l’aumento è dovuto all’elevato numero di richieste d’asilo fatte negli anni precedenti e dall’incremento, nel mondo, delle persone che hanno diritto allo status di rifugiato. Le domande di protezione sono aumentate ovunque, anche in Italia. Il numero più alto, però, si registra negli Stati Uniti. Proprio nello stesso anno in cui Donald Trump ha deciso di chiudere le frontiere. Segnali, questi, che raccontano quanto i movimenti di persone dai Paesi in difficoltà non possano essere gestiti appieno dai governi dei Paesi di approdo. E che i numeri, che raccontano di un numero di arrivi inferiore rispetto agli anni precedenti, vanno presi per quello che sono. Un segmento temporale limitato di una storia molto più lunga e complessa.
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