Anno: XXV - Numero 85    
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Pensione anticipata, come lasciare il lavoro prima dei 67 anni? Il catalogo delle opzioni possibili

Le vie d’accesso alla pensione in questo 2021 assomigliano a un groviglio di strade in cui si rischia l’ingorgo: da quota 100 al riscatto della laurea light, dall’isopensione all’opzione donna fino al «contratto di espansione» per lasciare il lavoro in anticipo di 5 anni.

Pensione anticipata, come lasciare il lavoro prima dei 67 anni? Il catalogo delle opzioni possibili

In attesa di una riforma strutturale che consenta ai lavoratori una autentica flessibilità nell’uscita del mondo del lavoro, cerchiamo di individuare le possibili «exit strategy» e come utilizzarle.

L’uscita principale stabilita dalla Riforma Fornero è quella della pensione di vecchiaia che richiede fino al 202267 anni di età e 20 anni di contributi, sommati anche presso più Gestioni Inps e Casse professionali, grazie al cumulo contributivo.

Tali requisiti, una volta raggiunti, consentono il recesso senza giustificati motivi da parte dei datori di lavoro del settore privato e il collocamento a riposo nel pubblico impiego, salvo alcuni settori con età pensionabili più spinte in avanti. Le età della pensione di vecchiaia sono adeguate ogni 2 anni a speranza di vita con un apposito decreto direttoriale

La Riforma Fornero aveva introdotto una pensione di anzianità contributiva «anticipata» che riduceva l’assegno nel caso di lavoratori con meno di 62 anni di età. Tale meccanismo di penalizzazione è stato abrogato definitivamente e i requisiti contributivi della pensione anticipata sono stati congelati fino al 2026 incluso. Il requisito contributivo è quindi pari a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini, senza differenza fra lavoratori dipendenti privati, pubblici o autonomi.

«Il decreto di riforma del 2019 – commenta Antonello Orlando (Fondazione Studi Consulenti del lavoro) – ha introdotto una finestra fissata a 3 mesi che decorrono dal momento della maturazione del requisito contributivo, sia nel caso del settore privato, sia nel caso del pubblico impiego. Grazie alla legge di bilancio del 2017, questo ingresso può essere raggiunto anche sommando i contributi di tutte le Gestioni Inps e delle casse professionali, a prescindere dai requisiti previsti dal singolo ordinamento. Il decreto legge 4/2019 ha introdotto, sperimentalmente dal 2019 al 2021, una pensione anticipata «mista» formata col sistema delle quote, ovvero della somma fra contributi ed età anagrafica. La pensione Quota 100 richiede di maturare entro il 31.12.2021 un’età anagrafica di 62 anni e una contribuzione di 38 anni. Tali contributi possono essere sommati fra tutti quelli delle Gestioni Inps, ma non con quelli delle casse professionali. Una volta raggiunti i requisiti, si apre una finestra che per i lavoratori privati, sia dipendenti sia autonomi, è pari a 3 mesi, per il solo pubblico impiego è pari a 6 mesi.

Questa pensione non prevede alcuna penalizzazione nel suo calcolo, ma attiva un divieto di cumulo reddituale, non previsto per le altre forme di pensionamento, per qualsiasi reddito di lavoro (fatta eccezione per 5.000 euro lordi annui di lavoro autonomo occasionale) fino all’età della pensione di vecchiaia. «Non tutti sanno – aggiunge Antonello Orlando – che in realtà l’accesso può essere attivato anche dopo il 2021 a condizione che il soggetto abbia comunque i requisiti richiesti al 31.12.2021».

Dal 2017 è accessibile anche un pensionamento anticipato per uomini e donne a 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, nei confronti dei soggetti che hanno lavorato prima dei 19 anni (sono utili, a tale fine, anche i periodi di lavoro all’estero riscattati e i periodi riscattati per omissioni contributive) per almeno 12 mesi, in modo effettivo anche in modo non continuativo e che risultino in possesso di anzianità contributiva ante 1996. In questo caso c’è un regime di incumulabilità dei redditi di lavoro fino alla maturazione del requisito ordinario della pensione anticipata. Questa forma pensionistica richiede una certificazione Inps da richiedere entro il 30 novembre di ciascun anno; va poi ricordato che il requisito contributivo di 41 anni è congelato fino al 2026 e prevede una finestra pari a 3 mesi. Infine, la legge di bilancio del 2021 ha esteso i termini della pensione esclusivamente contributiva, la cosiddetta Opzione Donna. La nuova versione richiede ora di maturare i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31.12.2020. I requisiti restano quelli di 58 anni di età (1 anno in più per le autonome) e 35 anni di contributi effettivi, mentre le finestre di attesa, che possono anche andare oltre il 2020, sono di 1 anno per le dipendenti con ulteriori 6 mesi per le lavoratrici autonome.

Il riscatto di laurea agevolato è una formula stabile di incremento dei periodi di studi (solo per la durata legale), richiedibile da chi ha almeno 1 contributo nelle gestioni Inps, con domanda telematica a Inps anche dopo il 2021. È accessibile per chi ha studiato dopo il 1995 senza alcuno svantaggio ed è alternativo al metodo «ordinario» che calcola l’onere di riscatto sulla base dell’ultima retribuzione lorda. Trattandosi di un riscatto collocato nel metodo di calcolo contributivo, incrementa di poco la pensione, con una stima di poco più di 20 euro lordi in più al mese di pensione per ogni anno riscattato. Nel caso di lavoratori che abbiano studiato prima del 1996, è necessario optare per il metodo contributivo per accedere al riscatto agevolato. Tale facoltà è disponibile per chi ha meno di 18 anni di contributi, almeno 15 anni di contributi di cui almeno un contributo prima del 1996 e non meno di 5 anni dopo il 1995. Ma implica un decremento stabile sulla pensione che arriva anche al 40% del valore originario.

L’isopensione è un prepensionamento attivabile dai datori di lavoro con più di 15 lavoratori, con costi unicamente a carico dell’azienda esodante. Questo consente un anticipo dell’accesso a pensione fino a 7 anni nel caso di esodi collocati entro il 30 novembre 2023 (dal 2024 la durata massima del prepensionamento torna a 4 anni). La durata massima dell’esodo è di 7 anni fino alla decorrenza della pensione di vecchiaia o, se arriva prima, alla pensione anticipata. Per accedere a questo scivolo, a valle di un accordo sindacale, l’azienda esodante riconosce al lavoratore un assegno di valore pari alla pensione maturata al momento dell’uscita e una contribuzione previdenziale piena calcolata sulla media degli stipendi degli ultimi 48 mesi. Durante tale esodo è possibile cumulare l’isopensione con qualsiasi reddito di lavoro dipendente e autonomo.

 

 

 

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