I Pm hanno legittimato la retorica dei porti chiusi
Salvini non è più l’uomo che fermò la Open Arms, da oggi è l’uomo che un tribunale ha certificato come difensore dei confini.
Sognavano di farlo uscire da quell’Aula in ceppi, Salvini. La procura di Palermo aveva imbastito l’inchiesta con la solennità delle grandi occasioni: l’ex ministro dell’Interno era l’imputato perfetto, il bersaglio politico ideale. Il messaggio era chiaro: fermare l’immigrazione non è un’opzione politica, è un reato. Ma la sentenza ha stabilito il contrario e ora Salvini festeggia con un brindisi sotto la bandiera che più gli piace: “Difendere i confini non è reato”.
Già, l’eterogenesi dei fini, una vecchia storia che si ripete. Chi voleva demolire la politica dei porti chiusi l’ha resa legittima. Salvini non è più l’uomo che fermò la Open Arms; da oggi è l’uomo che un tribunale ha certificato come difensore dei confini. L’accusa di sequestro di persona, così pensata, così costruita, è diventata un boomerang. E non c’è un solo centimetro quadrato della procura che non lo sapesse già: un processo contro un politico si trasforma sempre in un referendum. E questa volta l’hanno perso.
Ma sia chiaro: i giudici del tribunale di Palermo non hanno fatto politica. Hanno applicato la legge, hanno guardato i fatti e stabilito che no, negare lo sbarco a una nave non è un reato. Punto. Il problema sta altrove, sta nell’inchiesta. Perché quell’inchiesta non aveva lo scopo di accertare un reato: aveva lo scopo di azzoppare una politica, di fermarla per via giudiziaria, visto che quella politica, giusta o sbagliata, aveva trovato consenso. Ma non si ferma la politica con un avviso di garanzia, e tanto meno con un processo. Neanche la peggiore. Quando lo capiranno?
Il risultato? Salvini è vivo, vegeto e gongolante. Meloni gli ha già regalato il ritornello perfetto: “Difendere i confini non è reato”. Lo ripeteranno fino alla nausea, nei comizi, in televisione, in Parlamento. È una vittoria senza nemmeno dover combattere: la procura ha fatto tutto da sola, ha consegnato a Salvini la legittimazione politica che non riusciva più a guadagnarsi da sé. Perché la politica dei porti chiusi, che fino a ieri era contestata e divisiva, oggi è certificata da una sentenza.
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