La grande fuga dei giovani dal Pronto soccorso.
Solo tre posti su dieci sono coperti nelle scuole di specialità della medicina di emergenza. I sindacati: la politica deve pensare a una riforma dei percorsi post-laurea.
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Se le cose vanno male oggi, rischiano di andare anche peggio in futuro. La carenza dei medici per i pronto soccorso pare non avere fine, perché i giovani camici bianchi continuano a “fuggire” da questo delicatissimo ambito della sanità. Per il nuovo anno accademico alle porte, nelle scuole di specialità medica – i percorsi che i laureati in Medicina devono intraprendere per lavorare in ospedale – è stato coperto solo il 29,8% dei posti disponibili. In altri termini, dei 1.020 contratti disponibili (perché gli specializzandi percepiscono una borsa di studio) ne sono stati assegnati solo 304.
Sono numeri pesanti quelli che emergono dai calcoli dall’Anaao-Assomed, sindacato dei medici ospedalieri, e dall’Als, l’Associazione liberi specializzandi, sulla base delle preferenze espresse dai neospecializzandi: «Davanti a questi dati incontrovertibili – commentano le due sigle -, la domanda che deve essere posta a tutti coloro che si occupano di politica sanitaria è la seguente: come risolviamo la cronica e pericolosa carenza di medici in branche come la medicina d’emergenza? L’unica soluzione è riformare la formazione medica post-laurea, archiviando l’impianto formativo attuale».
Il quadro è sfaccettato e muta da università a università: a Bologna si è riusciti a coprire il 74% dei posti (23 su 31), a Torino il 71% (34 posti su 48), a Milano-Bicocca due terzi (18 posti su 27); a Brescia si conta invece un solo specializzando sui 21 teorici, a Parma uno su 29, Siena addirittura resta ferma a zero scelte su 34 posti disponibili. In valori assoluti il “buco” più grande è in Lombardia, dove sono andati a vuoto 134 posti su 181 messi a bando: «Non è una novità – sospira Stefano Magnone, segretario lombardo dell’Anaao-Assomed –, ma ciò che preoccupa è che la tendenza è in ulteriore peggioramento. Tra due-tre anni ne vedremo le conseguenze negli ospedali. Di fronte a una crisi che non si è mai vista s’imporrebbero scelte lungimiranti e radicali. Invece, da anni, siamo in attesa della revisione della rete ospedaliera a partire dall’emergenza-urgenza, del potenziamento conseguente della rete territoriale e del governo fermo del privato che continua a filtrare i pazienti. Ora è il momento delle scelte radicali, pena la negazione del diritto alla salute da parte di chi è più debole e ha meno risorse, economiche o sociali».
Ad allontanare i giovani medici dai pronto soccorso è quello che l’Anaao-Assomed definisce un «mix micidiale», tra «fatica, burn-out, aggressioni, disaffezione e vero e proprio odio verso il nostro lavoro», mentre altre branche sono sempre più ambite per via degli ampi spazi di libera professione. Non a caso, a livello nazionale sono stati coperti tutti i posti per specialità come Chirurgia plastica, Dermatologia, Cardiologia, Oftalmologia. Ci sono però discipline che fanno addirittura peggio della Medicina d’emergenza-urgenza: Microbiologia e virologia si ferma ad appena l’11% di scelte, con 13 specializzandi sui 117 previsti. A livello nazionale, l’Anaao-Assomed e l’Als rilanciano una proposta: «Occorre creare in tempi rapidi un tavolo interministeriale con il mondo associativo, sindacale e accademico per predisporre tutte le opportune azioni legislative per contrastare una carenza che si sta irrimediabilmente ripercuotendo sulla qualità dell’erogazione del nostro Servizio sanitario nazionale».
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