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Martedì 21 Maggio 2024 ore 13:00
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In Campania economia e occupazione in crescita

Un milione 700 mila occupati al terzo trimestre 2023. Occupazione femminile ancora lontana dal recupero dei livelli pre-Covid. In aumento i contratti a termine.

In Campania economia e occupazione in crescita

L’economia in Campania vive un momento positivo: cresce del 2,4% nel 2022 rispetto al 2019 e del 4,5% rispetto al 2021. Dati incoraggianti che hanno inciso sul mercato del lavoro. Nel terzo trimestre 2023, infatti, il numero degli occupati ha raggiunto quota 1 milione e 700mila, mentre il tasso

di occupazione è arrivato al 45%. Ci sono, tuttavia, alcune note dolenti: l’occupazione femminile è ancora lontana dal recupero dei livelli pre-Covid e si registra un significativo aumento dei contratti a termine. Sono alcuni dati evidenziati nel rapporto regionale “Lo stato di salute dell’economia e dell’occupazione in Campania” della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro presentato oggi nel corso dell’evento “Premio Duraccio – Una vita per la Categoria”, promosso dal Consiglio Provinciale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Napoli. A spingere maggiormente verso la crescita è stato il settore delle costruzioni che con la ripresa del commercio e del turismo e dei servizi di informazione hanno segnato ottimi risultati anche sul fronte dell’export; a settembre 2023, infatti, la Campania ha registrato, tra tutte le regioni italiane, un incremento del 27,6% del valore delle esportazioni. Segnali positivi per una Regione che è ancora in coda alla classifica nazionale in termini di capacità produttiva. Nel 2022, assieme a Sicilia e Calabria, la Campania presentava infatti il più basso valore di PIL pro capite (pari a 21.241 euro), leggermente più basso di quello medio delle regioni del Sud. L’occupazione nel 2023 è aumentata del 2%, mentre rispetto al 2019, la crescita è stata del 2,6%; dinamica regionale migliore rispetto a quella nazionale (tra 2019 e 2023 l’incremento degli occupati è stato dell’1,7%), ma meno evidente di altre regioni del Mezzogiorno. Giovani e senior sono i soggetti che hanno beneficiato maggiormente della positiva congiuntura; tra il 2019 e il 2022 la crescita più significativa si è registrata tra la popolazione di 25-34 anni (+4,9%) e quella più adulta, tra i 50 e i 64 anni (+4,8%). In aumento anche i livelli di partecipazione giovanile al mercato. Il tasso di occupazione tra i 15-24enni passa dall’11,9% del 2019 al 12,3% del 2022; ma è nella fascia d’età 25-34 anni che si ha l’incremento più rilevante: se nel 2019 lavorava il 41% dei giovani appartenenti a questa classe di età, nel 2022, il dato è salito al 46,4%. Ma non tutta l’occupazione cresce. Quella femminile è sostanzialmente ferma. Rispetto al 2019, le lavoratrici nel 2023 registrano un -2,2%. Il dato regionale è peraltro in forte controtendenza sia rispetto a quello nazionale che al resto delle regionali meridionali. Al terzo trimestre 2023, la Campania registrava il più basso livello di partecipazione delle donne al lavoro, con un tasso di occupazione del 30,9% contro il 35,7% del Sud e il 52,2% del Paese. È evidente come la settorialità dei processi di crescita, che hanno privilegiato edilizia e industria manifatturiera, due comparti a tradizionale vocazione maschile, non abbia favorito la componente femminile del mercato del lavoro, aumentando il divario di genere interno allo stesso. Va sottolineato, infine, come la crescita occupazionale della Regione non si è accompagnata a un miglioramento della condizione contrattuale degli occupati. Stando agli ultimi dati regionali Istat, riferiti al 2022, l’incremento occupazionale è avvenuto

grazie alla crescita del lavoro dipendente (+2,1% tra 2019 e 2022), mentre il lavoro autonomo non ha ancora

recuperato i livelli pre-pandemici (-2,5%). All’interno del lavoro dipendente, si segnala il balzo in avanti degli

occupati a termine, cresciuti dell’11,6%, mentre i lavoratori a tempo indeterminato subiscono una leggera

flessione (0,3%). Le tendenze per il 2023 sembrerebbero andare in direzione di un ulteriore rafforzamento

della componente precaria di lavoro. Secondo i dati Inps, ad aumentare sono soprattutto i contratti a termine e altre forme di occupazione, quale lavoro intermittente, interinale e a chiamata.

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