Meloni ringrazia la sinistra: ogni piazza piena è un regalo al governo e alla premier
Scioperi, cortei e slogan incendiari allontanano moderati e indecisi. Landini e Schlein credono di colpire il potere, ma in realtà lo rafforzano.
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Se fossi Giorgia Meloni, ogni sera farei una piccola preghiera di ringraziamento. Non al destino, ma agli avversari. Perché raramente un leader di governo ha potuto contare su un’opposizione tanto prevedibile, tanto autolesionista, tanto incapace di capire come gira davvero il Paese.
Maurizio Landini, Elly Schlein e i loro sodali sembrano vivere in un’Italia parallela, fatta di parole d’ordine anni Settanta e di piazze che si credono “popolo”. Peccato che il popolo, quello vero, non ci sia. A sfilare sono sempre gli stessi: iscritti al sindacato, militanti di partito, reduci di un’idea di sinistra che non sa più parlare a chi lavora, produce, o semplicemente vuole tornare a casa senza restare bloccato nel traffico.
Gli scioperi che paralizzano i trasporti, i cortei che congestionano le città, i comizi che promettono una “rivolta sociale” non scaldano i cuori degli indecisi. Li esasperano. Il pendolare che perde due ore per uno sciopero generale non se la prende con il governo, ma con chi gli rende la vita più complicata. E così, ogni volta che la sinistra “mobilita le masse”, finisce per mobilitare consenso a favore di Palazzo Chigi.
È un cortocircuito perfetto: il sindacato e il centrosinistra sognano di mettere in difficoltà la premier, ma in realtà ne consolidano la leadership. Perché Meloni, di fronte al caos delle piazze, può presentarsi come l’unico argine alla confusione, la voce della stabilità e del buon senso.
Ecco allora che la retorica della “lotta al governo dei ricchi” si rovescia su chi la pronuncia. Più Landini alza la voce, più la sua strategia appare miope: grida molto, raccoglie poco. E mentre la sinistra si illude di essere “in mezzo al popolo”, il popolo si allontana, infastidito da chi scambia la protesta per politica.
C’è una relazione inversa tra il volume dei comizi e la credibilità delle proposte. Il sindacalismo di piazza non offre soluzioni, ma solo rumore. È il Melenchon italiano, con la stessa vocazione alla rivolta permanente e la stessa incapacità di trasformare il malcontento in progetto.
Se Meloni potesse, appenderebbe in ufficio la foto di Landini e della Schlein accanto al Tricolore. Non per affinità, ma per gratitudine. Perché in un Paese dove la politica si vince al centro, non c’è alleato migliore di un’opposizione che parla solo ai propri ultras.
Piazze piene, proposte vuote. È il paradosso della sinistra italiana: ogni volta che si illude di scaldare il Paese, finisce per scaldare soltanto il cuore del suo avversario.
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