Anno: XXVI - Numero 231    
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Sostenibilità e obbligo contributivo: il nodo irrisolto delle Casse

La sostenibilità attuariale è l’unica garanzia per chi versa obbligatoriamente: senza trasparenza su debito latente e rischi, il sistema vacilla.

Sostenibilità e obbligo contributivo: il nodo irrisolto delle Casse

La riforma pensionistica del 2011 (L. 214/2011) ha ribadito l’autonomia delle Casse di previdenza dei professionisti e nel contempo l’obiettivo di assicurare l’equilibrio finanziario delle gestioni con proiezione a 50 anni, attraverso l’adozione di bilanci tecnici attuariali, con scadenza triennale.

Da un po’ di tempo si sente contestare il requisito della sostenibilità a 50 anni.

“Basare le analisi sull’equilibrio tra entrate e uscite soltanto su stime futuristiche a 50 anni è un esercizio ardito da un punto di vista statistico, nonché gestionale. Ciò non significa che dobbiamo dimenticarci della sostenibilità, bensì farlo in maniera ragionevole, per sviluppare forme di welfare che assicurino la sopravvivenza di chi, quei contributi, li versa”, così il l’allora presidente della Commissione parlamentare di controllo sugli Enti gestori di previdenza privata, Tommaso Nannicini”, già nel marzo del 2021.

Anche l’attuale Presidente della Commissione di controllo, on. Bagnai ha manifestato perplessità analizzando il bilancio tecnico della Cassa Geometri.

Il Presidente di Enpam e Adepp preferisce parlare di solvibilità, piuttosto che di sostenibilità. “Più che insistere con regole statiche, da proiettarsi su bilanci tecnici a 50 anni, sarebbe meglio valutare le Casse sotto il profilo della solvibilità, cioè sulla loro effettiva capacità di far fronte ai picchi prevedibili di spesa pensionistica”.

E qui entra in campo la scienza attuariale, che non è stregoneria!

Gli attuari svolgono un ruolo fondamentale nella sostenibilità della previdenza, in quanto analizzano e gestiscono i rischi legati ai sistemi pensionistici per assicurarne la sostenibilità finanziaria e sociale nel lungo termine. Utilizzando strumenti come l’analisi dei dati, le nuove tecnologie e modelli previsionali, gli attuari valutano l’equilibrio tra contributi e prestazioni e aiutano a definire le future politiche previdenziali.

“L’Associazione Europea degli Attuari (AAE) ha pubblicato un documento di discussione intitolato “La nuova ‘era’ della previdenza sociale e come raggiungerla”, che esplora le complesse sfide demografiche, economiche e istituzionali che devono affrontare i sistemi di previdenziali europei, come delineato nelle relazioni della Commissione europea del 2024 sull’invecchiamento e l’adeguatezza delle pensioni.

In particolare, il documento fornisce una prospettiva attuariale sul calo della fertilità, l’aumento della longevità, le tendenze migratorie, la trasformazione del mercato del lavoro e il cambiamento delle norme sociali. Sottolineando sia l’adeguatezza che la sostenibilità, viene evidenziata l’importanza dell’istruzione, della condivisione del rischio intergenerazionale e della responsabilità ambientale nella definizione delle future politiche pensionistiche.

Il paper sostiene un ruolo più olistico, trasparente e lungimirante per gli attuari nel sostegno allo sviluppo delle politiche in tutta Europa, offrendo approfondimenti sulla mappatura dei rischi, la gestione dei rischi aziendali e la diversità delle caratteristiche pensionistiche nazionali.

Secondo l’Associazione, le preoccupazioni sul futuro di una “società longeva” non dovrebbero essere interpretate come un segno di crisi, almeno non nel senso che non ci sono alternative migliori disponibili.

L’Associazione Attuariale Europea si è rivolta a esperti di alto livello – tra cui colleghi, attuari e non attuari che lavorano in ministeri, organizzazioni e istituzioni governative, università, compagnie di assicurazione e fondi pensione – che hanno partecipato al Forum sulla sicurezza sociale nel novembre 2023 per avviare una discussione sul futuro della previdenza. Da questa discussione sono state stabilite le seguenti priorità:

  • Per affrontare le sfide dell’invecchiamento: prendere in considerazione forme innovative di occupazione che utilizzino la tecnologia, quando necessario, per la transizione verso lavori adatti ai lavoratori più anziani. È necessario che i governi e le parti sociali implementino un quadro di riferimento per la formazione professionale e l’orientamento.
  • Per ottenere e mantenere il sostegno ai sistemi pensionistici: tenere conto della diversità dei profili delle persone protette dalla previdenza al momento di elaborare le politiche.
  • Sensibilizzare le persone: cercare di spiegare le questioni relative all’equilibrio tra le preoccupazioni delle diverse generazioni.” (Fonte: Assinews.it).

Nel 2022 gli attuari italiani hanno ottenuto un interessante convegno conclusosi con delle slide illustrative al seguente link https://ordineattuari.it/media/dhdft2tf/di_falco_slides_80-esimo.pdf

Ora poiché le Casse di previdenza, pur di fruire della autonomia gestionale, hanno volontariamente rinunciato ad ogni finanziamento da parte dello Stato, occorre tutelare gli iscritti, obbligati per legge, appunto, ad iscriversi alla Cassa di appartenenza che è priva della garanzia finale dello Stato, ma che deve assolvere ai compiti di cui agli artt. 3 e 38 della nostra Carta costituzionale.

Come vengono garantiti gli iscritti affinché, a fronte dei versamenti, alla scadenza e alla maturazione dei requisiti, possano conseguire la prestazione?

Con la dimostrazione, attuariale, che alla fine del loro percorso la Cassa esisterà ancora e, soprattutto, sarà in bonis e cioè in grado di far fronte alle proprie obbligazioni assunte, cioè di essere in grado di pagare la pensione per gli anni di vita probabile, non alla nascita, bensì al pensionamento.

I 50 anni richiesti dalla legge coprono giust’appunto questo periodo cioè 30/35 anni di contribuzione e 15/20 anni di vita probabile non alla nascita ma al pensionamento.

Il bilancio tecnico quantifica il debito latente della Cassa, composto dalle pensioni in essere ma anche da tutti gli spezzoni di pensione che stanno maturando, e offre il funding ratio che misura il rapporto tra il debito latente e la patrimonializzazione.

Questi dati dalle Casse vengono silenziati, mentre viene magnificato il saldo gestionale attivo., cosi da dare all’iscritto l’impressione di uno stato di salute ottimale.

Senza questa garanzia chi si iscriverebbe ad una Cassa in precario equilibrio?

Nessuno.

Ecco allora che la sostenibilità si coniuga alla obbligatorietà, nel senso che se viene meno la sostenibilità, verrà anche meno la obbligatorietà della iscrizione perché nessuna legge o regolamento può imporre al professionista di buttare denaro dalla finestra, tanto per capirci.

Oggi solo il bilancio tecnico, redatto dagli attuari ogni tre anni, così da poterlo confrontare con i dati reali desunti dal bilancio consuntivo, è in grado di offrire questa garanzia agli iscritti.

Ogni tre anni, perché così facendo la Cassa sarà in grado di apportare tutti i correttivi di rotta imposti dai numeri reali, rispetto a quelli probabilistici, frutto della cd ” analisi stocastica” cioè basata sulla valutazione e gestione dei rischi, che sono intrinsecamente incerti.

Ecco perché io continuo ad invitare il management delle varie Casse a pubblicare, accanto al saldo gestionale, anche il debito latente e il funding ratio, al fine di dare all’iscritto la massima trasparenza possibile nella valutazione della sostenibilità.

Non a caso l’Ordine nazionale degli attuari fornisce le linee guida per l’attuario danni, attuario previdenza, attuario vita, ecc.

Per la Fondazione studi Consulenti del lavoro il bilancio tecnico è lo strumento che misura la solidità e la sostenibilità a lungo termine delle gestioni previdenziali. Una fotografia utile per garantire equilibrio e sicurezza nel tempo.

In buona sostanza, il bilancio previdenziale tecnico attuariale è un bilancio di previsione di un ente di gestione di forme di previdenza obbligatoria o di un fondo pensione, sviluppato per un periodo futuro prestabilito e che tiene conto delle entrate contributive e delle uscite previdenziali previste dalle normative vigenti. È sviluppato partendo dai dati iniziali di patrimonio e popolazione degli iscritti. Sulla base delle tabelle statistiche di mortalità della popolazione e dei parametri di sviluppo dell’economia (variazione del PIL, inflazione, rendimento del patrimonio) e delle spese di gestione, valuta l’equilibrio della gestione finanziaria dell’ente o del fondo pensione cui è riferito e consente di apportare periodicamente le correzioni necessarie.

Non è un caso che il Presidente della COVIP, in questi giorni, ha fatto presente che, alla fine del 2024, le Casse dei professionisti registrano 8,9 miliardi di crediti contributivi in totale, pari a circa il 7% dell’attivo, l’80% della morosità è concentrata in 6 Enti, per importi compresi fra 0,4 miliardi di euro e 2,4 miliardi di euro. Si tratta di una cifra considerevole, che non può essere interpretata come una mera posta contabile, ma come un indicatore di criticità strutturale quindi si tratta di una criticità strutturale che altera gli equilibri interni.

I crediti contributivi rappresentano, di fatto, contributi dovuti ma non versati dagli iscritti.

Ciò significa che, a fronte di tali somme, le Casse devono comunque garantire il pagamento delle prestazioni in essere, sostenendo nel tempo un equilibrio finanziario complesso.

Questo significa che le somme contabilizzate come crediti non generano rendimento, privando di fatto gli iscritti di una parte del potenziale utile destinato al finanziamento delle prestazioni previdenziali e assistenziali. (Fonte: Relazione del Presidente della Covip alla Camera dei Deputati del 26.11.2025).

Lo vado scrivendo da molte lune!

 

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